Lo stato di salute
Pare che i Verdi si stiano interrogando sul loro futuro. Tu quale domanda ti sentiresti di rivolgere loro a proposito della particolare situazione politica che stanno vivendo?
Valentino Liberto: I Verdi si sono interrogati a lungo sulla proprio natura: meglio concentrarsi solo sull’attività degli eletti o potenziare il “partito-movimento”? Domanda insidiosa, perché sfugge alla realtà. Se ci guardiamo attorno, fenomeni apparentemente in contraddizione come il Movimento 5Stelle e i Grünen in Germania e Austria, forniscono invece una sola lezione: è necessario “sciogliersi” ripartendo dal basso – così come ripeteva Langer, restio alle strutture autoreferenziali – ma per farlo occorre un’organizzazione “combattiva”: giovane, radicata nei Comuni, aperta alla partecipazione di molte e molti, con idealità e sguardo internazionale. I Verdi dovrebbero cercare una formula sudtirolese, evitando i copia-incolla.
Da alcuni anni le percentuali del consenso conferito ai Verdi sono stagnanti e si aggirano sul 5%. Il partito ha fallito l'occasione di aprirsi o dimostrarsi attraente per una cerchia più vasta di elettori?
E’ diventato un partito autonomista per eccellenza, ma senza carattere, avendo perso l'esclusiva sul Sudtirolo plurilingue: ad esempio, gli italiani sensibili ai temi della convivenza votano il PD, quelli ambientalisti il M5S, mentre le famiglie miste non per forza sono “verdi”. Certi valori appartengono oramai a un patrimonio trasversale, basti pensare che la SVP ha eletto Francesco Palermo al Senato. La base più affezionata ai Verdi è fatta di “intellettuali” over-45 e tedeschi, oltre a qualche studente di ritorno da Vienna. Ma non sono convinto che per crescere sia indispensabile rivolgersi a “nuovi” elettorati: prima occorre rappresentare coerentemente le aspettative d’una parte della società, non di tutta. Il centrosinistra italiano perde perché non sa convincere la sinistra più sostanziale. A volte ho l’impressione che i Verdi si dimentichino il pensiero ecologista.
Tu stesso hai un passato da "giovane verde". Che tipo di esperienza hai fatto, con quali parole la racconteresti?
Valuto positivamente il mio impegno nei Verdi: apprezzo molto la concretezza propositiva del lavoro istituzionale, così come l’approfondimento di tematiche che io stesso, un tempo, trascuravo. Dai giovani che desiderino candidarsi, però, si richiede una certa “esperienza”, se non un potenziale elettorale. Per farli crescere occorrerà invece affidargli delle responsabilità, sia all’interno che verso l’esterno del gruppo. Se pensiamo che gli ecologisti danesi hanno espresso una ministra all’ambiente “appena” 33enne ed eletto un’eurodeputata 25enne, la più giovane del Parlamento europeo, beh... i veterani dovranno trasmettere più conoscenze possibili alla nuova generazione, altrimenti il movimento morirà.
Nel congresso si getteranno sicuramente le basi per una strategia, ma anche una nuova dirigenza, in grado di portare i Verdi alle elezioni provinciali. Tu che tipo di strategia e dirigenza auspicheresti?
Dopo un anno, i Verdi hanno tardivamente maturato l’idea delle primarie proposte da Brigitte Foppa, che proprio perché furono osteggiate annunciò le dimissioni. Nonostante questo, temo che continueranno ad inseguire candidature di prestigio e “sorprendenti” a scapito di qualsivoglia valutazione sui contenuti. Non sempre il maquillage di lista funziona egregiamente. La “diligenza” verde (perché non è “dirigenza” in senso stretto) persegue da anni una sola strategia: conquistare i consensi potenzialmente in uscita dalla SVP, eroderla da sinistra. Peccato però che questo franamento sia esiguo. E su quali proposte basiamo l’opposizione alla Volkspartei? Contestarne il monopolio può qualificare un intero programma politico? La SVP è ancora in salute, con tutte le carte in regola per recuperare il suo profilo etico e di governo – alla faccia del caso SEL.
Brigitte Foppa ha avanzato l'intenzione di candidarsi: secondo te che tipo di segnale si collega a questa scelta?
Una donna dallo stile di vita “verde”, femminista, che mangia biologico e vegetariano, nei Verdi è una mosca bianca. Questo mi sembra un paradosso assoluto. In Sudtirolo, dove le spinte conservatrici non mancano, una persona simile incontra molti pregiudizi, non dimentichiamo però che la base verde è al femminile. Una certa mentalità, non dico maschilista ma quasi, difficilmente coglie i mutamenti in atto nella nostra società. Anche in quella sudtirolese.
La candidatura di Florian Kronbichler si è dimostrata un colpo azzeccato e ha riscosso simpatia da parte dell'elettorato tedesco. Qual è l'opinione al riguardo della "base italiana"?
L’accordo con “Sinistra Ecologia Libertà” e l’elezione di Florian hanno portato un certo entusiasmo. Finalmente i Verdi si sono riaffacciati a Bolzano città, un fatto apprezzato. Continuano a sussistere difficoltà per i Verdi nel coinvolgere i sudtirolesi di lingua italiana. Siamo visti (e forse lo siamo) come elitari e borghesi, non arrivando col nostro linguaggio a toccare le corde degli italiani. L’interetnicità è un’azione faticosa, cui dobbiamo tendere costantemente: aprire le porte per primi, scardinare ogni pregiudizio. Missione ancora incompiuta.