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Chiara Appendino e il WiFi della discordia

Limitare l'uso del WiFi nelle scuole, ma anche estendere la rete senza fili negli spazi pubblici: la sindaca di Torino divide e al contempo unisce il Movimento 5 Stelle.

L'elezione di Chiara Appendino del Movimento 5 Stelle a sindaca di Torino – come lei stessa preferisce definirsi – è stato il risultato più significativo dei ballottaggi alle ultime elezioni amministrative. Perché “l'alternativa è sempre più Chiara”, come recita lo slogan di una campagna elettorale condotta con sobrietà, dai toni mai sopra le righe, ben argomentata e “di sostanza” nei contenuti, ma durante la quale ha subìto ogni genere di attacco sessista. “Il voto premia due giovani donne, Raggi e Appendino, che hanno una retorica minimalista, tutt’altro che urlata, e un’immagine discreta, tutt’altro che esibita” scriveva su Internazionale Ida Dominijanni all'indomani del primo turno.

Trentunenne, laureata in Economia internazionale alla Bocconi, Appendino è considerata una “grillina anomala”. Cresce in una famiglia della borghesia torinese e lavora in ambito imprenditoriale (un periodo anche per la Juventus); ammira Adriano Olivetti (lo cita anche nel discorso d'insediamento) e parla un ottimo tedesco perfezionato in Germania, come si può ascoltare in un'intervista video a Die Welt che inorgoglisce il suo professore di tedesco. Contraria alla TAV Torino-Lione, favorevole all'introduzione di un reddito di base incondizionato per tutti (il cosiddetto Grundeinkommen), ha mosso critiche ai tentennamenti grillini sulle unioni civili e, a inizio mandato, si presenta alla festa di chiusura del Ramadan. “Appendino rappresenta da sempre le istanze più a sinistra del Movimento: dalla chiusura dei CIE alla gestione dei migranti”, dichiara a Lettera43 un ex-consigliere comunale del M5S torinese. “Evidente è il ruolo del M5S come unico oppositore sociale a Torino: il sindaco uscente ammette che la mancata vittoria è frutto di un 'malessere' andato quasi tutto al M5S, lasciando briciole alla cosiddetta sinistra radicale” scrive Alessandro Gilioli sull'Espresso.

WiFi-free di lotta, free-WiFi di governo

Di recente, Chiara Appendino è stata oggetto di critiche per l'intento della sua giunta di adottare il principio di precauzione alle emissioni degli impianti WiFi nelle scuole torinesi “avendo a cuore la salute dei cittadini”. “Mentre qualcuno sostiene che il wifi faccia male – ha ironizzato Matteo Renzi – noi facciamo accordi con Amazon”. Peccato che proprio il Partito Democratico abbia presentato in Regione Piemonte una mozione dai contenuti simili. Con un certo pragmatismo, la prima cittadina di Torino ha ribadito il suo impegno a estendere il WiFi libero su tutto il territorio del capoluogo piemontese.

“Chiara Appendino ha ragione”Rudi Rieder, consigliere d'opposizione del M5S a Bolzano, è il primo firmatario di una mozione su “WiFi, telefonia mobile e radiazioni elettromagnetiche”, che verrà discussa in settimana dal parlamento cittadino. Nella mozione si propone, tra le altre cose, “un uso selettivo e consapevole di telefoni cellulari, smartphone e WLAN. Un ruolo importante è svolto dai mezzi di trasporto pubblico, dove l'uso contemporaneo di molti telefoni cellulari può portare a un notevole aumento delle radiazioni e dunque a rischi per la salute”. A detta di Rieder, “centinaia di studi scientifici comprovano i gravi danni alla salute provocati dal WiFi e dalla telefonia mobile in genere – dallo stress ossidativo cellulare agli effetti genotossici, dall'elettrosensibilità al rischio di cancro – taciuti dai governi su pressione dei gestori di telefonia mobile”. Rieder sostiene che la legislazione non misuri certi tipi di danno, ma solo gli effetti sulla temperatura corporea del diretto contatto col telefonino. “Estendere il WiFi significa dare il via a un suicidio collettivo sentenzia il consigliere fioraio, che preferisce cercare soluzioni alternative: “Nella mozione cito l'esempio di St. Gallen, in Svizzera, che non è coperta da maxi-ripetori bensì da micro-antenne a raggio corto; le emissioni elettromagnetiche non entrano nelle case e riducono di moltissimo l'inquinamento, migliorando la ricezione. Inoltre portano soldi nelle casse nel comune, proprietario di queste antenne, che le affitta ai vari gestori di telefonia. Nel sistema attuale ogni gestore monta i suoi ripetitori”. Importante per Rieder è che il Comune si impegni a dare informazioni e limitare i danni: “La Provincia di Bolzano, con la delibera 378 del 2015, recepisce il principio di precauzione, ma non lo applica. All'audizione in Consiglio provinciale i tecnici proposti dai richiedenti non sono stati accettati, al contrario di quelli legati ai gestori di telefonia. Le istituzioni escludono gli scienziati indipendenti”. Infine, secondo Rieder, “quasi tutte le scuole hanno il WiFi, e non è assolutamente accettabile”.

Di parere opposto Paolo Castelli, consigliere M5S in maggioranza a Laives (caso unico in Italia, a sostegno del sindaco di centrodestra): “Come a Torino, noi siamo favorevoli alla diffusione del WiFi e stiamo realizzando un progetto per ampliarlo nel giro di un anno su tutto il territorio comunale di Laives, in 28 punti diversi e con tre totem informativi per i cittadini, sui servizi del Comune, gli eventi a Laives e le corse della SASA. A giorni uscirà il bando di concorso per il nuovo portale online e i punti WiFi, la cui diffusione sarà a tappeto nei parchi pubblici di Laives e lungo tutta via Kennedy”. Ma cosa dire a quanti nel Movimento la pensano diversamente? “Noi seguiamo l'esempio di Torino e del movimento nazionale: ricordiamo che una delle 5 stelle del movimento è il WiFi libero, e continueremo la nostra battaglia grazie al sindaco Bianchi che ci ha dato la delega sulla digitalizzazione”. Per il consigliere pentastellato di Laives non ci devono essere antenne GSM “come quella in via Pietralba, che abbiamo fatto spostare”, ma il problema del WiFi è minimo: “Ha meno radiazioni di un cordless o di un fon, ci sono studi a riguardo”. Allora Laives è d'accordo con Torino, meno con Bolzano? Esistono due correnti di pensiero distinte? “Con i bolzanini abbiamo già avuto conflitti sull'argomento. Certamente ognuno ha le sue visioni, comune per comune, però il movimento nazionale è da sempre per il WiFi libero, e se si accettano le regole del Movimento 5 Stelle, queste vanno rispettate: è un punto fermo, uno dei cinque”.

Pro e contro in maggioranza

Anche Alessandro Huber, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio comunale a Bolzano (e già paladino del wifi libero), ricorda la delibera provinciale con la quale è recepita la normativa europea sul principio di precauzione: “Siamo tutelatissimi, e nelle scuole di nuova costruzione, tutt'al più primarie o dell'infanzia, gli access point WiFi sono limitati alle segreterie e, anche dovessimo considerare l'emissione di onde scientificamente non provata, non verrebbero mai estesi alle aule. Su questo siamo tutti d'accordo, perciò troverei ridondante un intervento a livello comunale, dove abbiamo la competenza per la manutenzione delle scuole per l'infanzia, ma non andremmo mai a installare reti WiFi negli asili”.

Il divieto sugli autobus mi ha fatto sorridere

Huber trova “luddista” la richiesta di limitare l'uso degli smartphone nei mezzi pubblici, contenuta nella mozione di Rieder: “Va a intaccare i diritti del singolo”. Il capogruppo PD condivide il progetto a Laives di estensione del WiFi, con l'installazione di nuovi hotspot ad accesso libero in alcune piazze, o il potenziamo dei servizi già disposizione: “Già sotto l'amministrazione commissariale di Penta, il parere delle circoscrizioni circa l'installazione di nuove antenne per cellulari e la riduzione delle distanze sensibili, era critico. La nuova maggioranza aumenterà però i punti di accesso al WiFi, anche per rispondere all'ondata d'indignazione verso i profughi che si connettono: se diamo ai cittadini un servizio migliore, ne potranno usufruire liberamente tutti”.

“La nostra posizione è cauta” dichiara Corinna Lorenzi, co-portavoce dei Verdi bolzanini. “Due fattori sono importanti: l'età e la durata dell'esposizione – per quanto nei mezzi pubblici mi sembri relativa. Nel dubbio, perciò, siamo sempre per la tutela massima della salute, soprattutto per le fasce d'età più a rischio, come i bambini perché ancora in fase di crescita”. Nella scorsa legislatura, le consigliere verdi del quartiere Centro, Rabini e Spitaler, hanno chiesto la ricognizione dei ripetitori, potenzialmente fonte di elettrosmog. “Siamo contrati a ripetitori, anche per cellulari, nelle vicinanze di siti sensibili quali asili, scuole, ospedali – e dentro questi siti, dove possibile, priorità assoluta al cablaggio” sottolinea Lorenzi, ribadendo la sua cautela anche riguardo l'installazione del WiFi nei parchi, soprattutto se parchi gioco. “Interessante – conclude Lorenzi – è la proposta del M5S di micro- e femtocellule, nel contesto di reti di cittadine e cittadini che si auto-organizzano “producendo” connessioni semi-pubbliche, già sperimentate in regioni spagnole dove non arrivano le telecomunicazioni. Penso che istituire una commissione che ne valuti la possibilità sia positivo”.

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Bernhard Oberrauch Sab, 07/30/2016 - 07:19

Ja, es macht Sinn, die elektromagnetischen Strahlunsquellen zu minimieren, siehe auch
https://www.diagnose-funk.org/publikationen/artikel/detail?newsid=1108

Es gibt inzwischen gute technische Alternativen für drahtlose Kommunikation:

St. Galler-Wireless

Die Stadtverwaltung von St. Gallen hat aus Verantwortung für die Gesundheit der Bevölkerung eine Vision entwickelt: St. Galler-Wireless.
- Es gibt nur ein Netz für alle Nutzer.
- Mit einem Kleinzellennetz wird die Funkstrecke so kurz wie möglich gehalten.
- Die Indoor- und Outdoor-Versorgung wird voneinander getrennt.
- Router/Access-Points werden gegenüber den Gebäuden abgeschirmt und so montiert, dass die Einstrahlung in Gebäude vermieden bzw. minimiert wird.
Mit der Verwirklichung folgender Bedingungen ist das Projekt ein machbarer Schritt für Kommunen zum Verbraucherschutz, wie ihn der BUND und Diagnose-Funk fordern:
- Die Mobilfunk-Netzplanung endet an der Hauswand. Access-Points sind an Gebäuden mit Wohnnutzung zum Innenbereich hin abgeschirmt – die Strahlung ist auf den Außenbereich gerichtet.
- Die Access-Points müssen einen Glasfasernetzanschluss besitzen, für hohe Datenüber­tragungsleistung in beide Richtungen.
- Jeder Haushalt muss an schnelles Breitband angeschlossen werden (Glasfaser, Kupfer- oder Koax-Kabel), um nicht auf von außen eingestrahlte Breitbandangebote angewiesen zu sein.
- Mobilfunksendeanlagen als Makrozellen sollten zur Ausnahme werden – bestehende Infrastrukturen, die hohe Immissionen verursachen, sind insbesondere in sensiblen Bereichen zurück zu bauen.
Mobilfunkversorgung auf Basis von Femtozellen kann zur massiven Senkung der Strahlenbelastung bei gleichzeitiger Ausweitung der Datenkapazität führen. Versorgungstechnisch kann eine innerstädtische Makrozelle durch ca. 10 bis 20 Femtozellen ersetzt werden. Die maximale Strahlenbelastung sinkt um mehrere Zehnerpotenzen und die Bandbreite steigt entsprechend der Anzahl der Anlagen.

Literatur: diagnose › FUNK "Intelligente Mobilfunkversorgung in St. Gallen (Schweiz) - Weniger Strahlung - mehr Daten", Brennpunkt, Ausgabe 15.01.2015
diagnose › FUNK „Stuttgart beschliesst Projekte zu Kleinzellennetz und VLC“ https://www.diagnose-funk.org/publikationen/artikel/detail?newsid=1012

Visible Light Communication (VLC)

Das Fraunhofer Heinrich-Hertz-Institut (HHI) in Berlin hat eine Datenübertragungstechnik entwickelt, bei der das Licht handelsüblicher LED-Lampen, die ür die Raumbeleuchtung Verwendung finden, mit eingebettetem Mikrochip als Datenträger genutzt wird.
Die Daten werden auf den Lichtstrom mit sehr hohen Frequenzen aufmoduliert, die auf diese Weise für das Auge nicht wahrnehmbar sind. Optische Sensoren (Photodioden) an den Endgeräten lesen die Daten aus dem Lichtstrom wieder aus. Umgekehrt werden die Datenströme vom mobilen Endgerät im Infrarotbereich an die LED-Lampe zurück gesendet.
Die drahtlose optische Datenkommunikation ist eine eindrucksvolle Alternative zur bestehenden Datenübertragung mit WLAN und Bluetooth. Sie stellt eine attraktive Lösung gerade auch für Schulen dar, da hier besondere Anforderungen an den Schutz der Kinder und Jugendlichen vor den Risiken der Mobilfunkstrahlung vorliegen und zu berücksichtigen sind.
Literatur: Diagnose › FUNK Brennpunkt, Ausgabe 12.06.2015

Sab, 07/30/2016 - 07:19 Collegamento permanente