Società | Sindacati

Separati in casa

In un territorio come l'Alto Adige/Südtirol con competenze autonome straordinarie, c'è bisogno di un Sindacato Unitario, interlocutore forte nelle relazioni sociali.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Anche il Primo Maggio, i sindacati altoatesini vivono da separati in casa. Festeggiamenti in luoghi anche simbolicamente diversi: le Confederazioni in città, a Bolzano, il Sindacato Autonomo Sudtirolese in montagna, a Fiè allo Sciliar.
Eppure di Sindacato Unitario ce ne sarebbe bisogno, eccome. Una voce unitaria e forte che parlasse a nome delle persone che, pur in tante forme differenti, vivono del proprio lavoro. Invece le voci risultano diverse, spesso in dissonanza o in concorrenza tra loro. In questo modo, il messaggio dal mondo del lavoro non acquista il peso che merita.
A rimanere uniti, i Sindacati ci hanno provato, ma è durata poco: messi assieme essi rappresentavano un soggetto importante ed autonomo della società. Forse questo punto di forza, l’autonomia, diventava anche il punto di crisi nei rapporti con il mondo della politica. Alla fine della prima guerra mondiale, ad esempio, dal 1919 si ricreò un movimento sindacale unitario interetnico attorno alla figura del meranese Silvius Flor. Ciò risultò, però incompatibile con la politica corporativa del Governo fascista dell’epoca che impedì dal 1924 lo sviluppo di questa esperienza.
Breve vita ebbe anche la Camera del Lavoro unitaria creata con grande entusiasmo dai lavoratori nel 1945 dopo la Liberazione. Con le prime elezioni democratiche del 1948, i partiti influenzarono il Sindacato Unitario fino a favorirne la scissione, sia su basi ideologiche che etniche.
Sono in fondo le stesse basi divisive che ancor oggi motivano la frammentazione sindacale: diversa collocazione politica e diversa appartenenza etnica.
Sembra incredibile, ma è così: cambia radicalmente il mondo del lavoro, dell’economia, cambiano le tecnologie, ma la mappa sindacale rimane come allora, frantumata.
Se il lavoro conta poco nella società, è un torto ai lavoratori, è un vulnus nella democrazia.
Viva il Primo Maggio e non smettere mai di ricominciare!
(www.albertostenico.it)