“Democrazia" dovrebbe significare la capacità di confliggere, di confrontarsi nelle differenze, non per gioco di potere, ma per stare in relazione con la libertà dell’altra/o. La forza che ne viene ha una qualità unica: non ti abbandona, si moltiplica.
La crisi si aggira per l’Europa e allarga la forbice tra chi ha e chi non ha, produce non solo disoccupazione e precarietà, ma disorientamento, infelicità senza desideri. L’economia di mercato, nella sua piegatura neoliberista paralizza, anzi costringe (e convince) a adeguarsi all’esistente.
Così il vocabolario al quale attingere come abitanti di questa Europa, scivola nel rancore; è dettato dalla paura.
Allora per l’Europa non ci interessa un astratto modello di società, ma dal momento che il deficit di relazioni pesa quanto il deficit di beni, oggi si tratta di pensare alla “cura” come alla pratica che riapre il conflitto tra capitale e vita. Pensarla nel suo essere base costituente delle attività umane, di uomini e donne, che senza quella attitudine e capacità non avrebbero modo di stare al mondo. Cura del regno e cura della famiglia. Cura del potere e cura della vita. Cura del generale e cura del quotidiano e chi meglio delle donne lo sa!
Patrizia Trincanato
Buongiorno, sono la responsabile della Biblioteca della donna di Bolzano. Leggere che si è provato a chiedere a qualche donna, ma che tutte avrebbero declinato, è piuttosto imbarazzante. Magari darsi da fare un pò di più e guardarsi un pò intorno? A Bolzano esistono diverse realtà alle quali attingere, sarebbe bastata una telefonata all'Ufficio Donna delle Provincia. Se si pensa che il concetto di "democrazia partecipata" proviene dalla pratica dell’autocoscienza, del “partire da sé”, dalla critica all’idea di un soggetto politico omogeneo (classe, genere, ecc.), di rappresentanza e di delega, quindi tutti temi elaborati dal femminismo storico, fa veramente impressione leggere quella lista di nomi maschili. Non ci sono giustificazioni, scusate!
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“Democrazia" dovrebbe
“Democrazia" dovrebbe significare la capacità di confliggere, di confrontarsi nelle differenze, non per gioco di potere, ma per stare in relazione con la libertà dell’altra/o. La forza che ne viene ha una qualità unica: non ti abbandona, si moltiplica.
La crisi si aggira per l’Europa e allarga la forbice tra chi ha e chi non ha, produce non solo disoccupazione e precarietà, ma disorientamento, infelicità senza desideri. L’economia di mercato, nella sua piegatura neoliberista paralizza, anzi costringe (e convince) a adeguarsi all’esistente.
Così il vocabolario al quale attingere come abitanti di questa Europa, scivola nel rancore; è dettato dalla paura.
Allora per l’Europa non ci interessa un astratto modello di società, ma dal momento che il deficit di relazioni pesa quanto il deficit di beni, oggi si tratta di pensare alla “cura” come alla pratica che riapre il conflitto tra capitale e vita. Pensarla nel suo essere base costituente delle attività umane, di uomini e donne, che senza quella attitudine e capacità non avrebbero modo di stare al mondo. Cura del regno e cura della famiglia. Cura del potere e cura della vita. Cura del generale e cura del quotidiano e chi meglio delle donne lo sa!
Patrizia Trincanato
Cherchez la femme!
Buongiorno, sono la responsabile della Biblioteca della donna di Bolzano. Leggere che si è provato a chiedere a qualche donna, ma che tutte avrebbero declinato, è piuttosto imbarazzante. Magari darsi da fare un pò di più e guardarsi un pò intorno? A Bolzano esistono diverse realtà alle quali attingere, sarebbe bastata una telefonata all'Ufficio Donna delle Provincia. Se si pensa che il concetto di "democrazia partecipata" proviene dalla pratica dell’autocoscienza, del “partire da sé”, dalla critica all’idea di un soggetto politico omogeneo (classe, genere, ecc.), di rappresentanza e di delega, quindi tutti temi elaborati dal femminismo storico, fa veramente impressione leggere quella lista di nomi maschili. Non ci sono giustificazioni, scusate!