Cherchez la femme!
Sabato mattina (17 maggio), l'Iniziativa per più democrazia (Intitiative für mehr Demokratie) organizza alla Ca' de Bezzi un dibattito dal titolo suggestivo: “Secessione o Europa”? Il tema, come si suol dire, è di stringente attualità. Le elezioni europee sono alle porte, si vota il 25 maggio, e anche nel piccolo Sudtirolo si agitano interrogativi epocali. Dunque è non solo opportuno, ma anche necessario discuterne. Ma chi è stato invitato a discuterne? Valentino Liberto (portavoce dei Giovani Verdi), con un post su facebook, mette il dito nella piaga: “Secondo l'Initiative für mehr Demokratie, l'autodeterminazione è un questione per soli uomini: su 15 nomi citati, neanche una donna - nemmeno Eva Klotz! Con tanto di finanziamento pubblico”. E infatti è proprio così: scorrendo i nomi, di donne manco l'ombra.
Sybille Kramer (almeno lei, una donna, ma figura soltanto tra gli organizzatori) risponde: “Wir haben etwa 6-8 Frauen eingeladen, darunter auch Sabina Frei und Klaudia Resch, aus verschiedenen Gründen kann keine (übrigens ich auch nicht) teilnehmen. Hätten wir die Namen der Eingeladenen/Abwesenden auch auf Einladung geben sollen? Mir ist schon klar, dass diese Liste ungut aussieht. Was hätten wir anders machen können, Valentino?” A quanto pare il tema (ancorché epocale) non interessa nessuna.
Una parziale spiegazione sociologica del fenomeno potrebbe darcela Hans Karl Peterlini, che nei suoi ultimi libri ha indagato molto, e applicato al Sudtirolo, la differenza, desunta da Habermas, tra il cosiddetto “sistema” e il “mondo della vita”. Con "sistema" si intendono tutte quelle questioni che hanno a che vedere con faccende apparentemente complesse, riguardanti la politica, l'economia o i grandi valori di riferimento; con "mondo della vita", invece, abbiamo a che fare col nostro immediato spazio vitale, fatto di preoccupazioni contingenti, familiari e dunque più circoscritte. Messa così, il fatto che le donne non siano interessate a partecipare a manifestazioni del genere è quasi consolante.
“Democrazia" dovrebbe
“Democrazia" dovrebbe significare la capacità di confliggere, di confrontarsi nelle differenze, non per gioco di potere, ma per stare in relazione con la libertà dell’altra/o. La forza che ne viene ha una qualità unica: non ti abbandona, si moltiplica.
La crisi si aggira per l’Europa e allarga la forbice tra chi ha e chi non ha, produce non solo disoccupazione e precarietà, ma disorientamento, infelicità senza desideri. L’economia di mercato, nella sua piegatura neoliberista paralizza, anzi costringe (e convince) a adeguarsi all’esistente.
Così il vocabolario al quale attingere come abitanti di questa Europa, scivola nel rancore; è dettato dalla paura.
Allora per l’Europa non ci interessa un astratto modello di società, ma dal momento che il deficit di relazioni pesa quanto il deficit di beni, oggi si tratta di pensare alla “cura” come alla pratica che riapre il conflitto tra capitale e vita. Pensarla nel suo essere base costituente delle attività umane, di uomini e donne, che senza quella attitudine e capacità non avrebbero modo di stare al mondo. Cura del regno e cura della famiglia. Cura del potere e cura della vita. Cura del generale e cura del quotidiano e chi meglio delle donne lo sa!
Patrizia Trincanato
Cherchez la femme!
Buongiorno, sono la responsabile della Biblioteca della donna di Bolzano. Leggere che si è provato a chiedere a qualche donna, ma che tutte avrebbero declinato, è piuttosto imbarazzante. Magari darsi da fare un pò di più e guardarsi un pò intorno? A Bolzano esistono diverse realtà alle quali attingere, sarebbe bastata una telefonata all'Ufficio Donna delle Provincia. Se si pensa che il concetto di "democrazia partecipata" proviene dalla pratica dell’autocoscienza, del “partire da sé”, dalla critica all’idea di un soggetto politico omogeneo (classe, genere, ecc.), di rappresentanza e di delega, quindi tutti temi elaborati dal femminismo storico, fa veramente impressione leggere quella lista di nomi maschili. Non ci sono giustificazioni, scusate!