C'è un altro Sudtirolo?

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Karl Gudauner So., 26.02.2017 - 16:08

Ottima ricostruzione! Oggi è così: La paura di non cogliere le emozioni della piazza e di perdere consenso blocca persino il dialogo. L'alimentazione sistematica della contrapposizione etnica ed il fomento tanto artificioso quanto scientifico di una situazione di emergenza rende difficile qualsiasi discorso costruttivo e rilassato. Anche questo è vero. Sembra che l'inerzia spinga ancora di più verso il conflitto. Ma io credo fortemente nella ragionevolezza della popolazione. L'inerzia spinge soprattutto verso la sconfitta, se da parte degli elettori verrà interpretata come mancanza di polso.

So., 26.02.2017 - 16:08 Permalink
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Loredana Motta So., 26.02.2017 - 19:40

La ricostruzione storica è necessaria per capire la complessità della questione della lingua di insegnamento nella scuola. Grazie, Maurizio Ferrandi

So., 26.02.2017 - 19:40 Permalink
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Martin Senoner Mo., 27.02.2017 - 11:44

Di fatto a Bolzano le scuole trilingui hanno sostituite le scuole italiane (e una scuola tedesca). Chi vuole che suo filgio italiano non faccia nessuna materia in CLIL tedesco o inglese deve essere disposto a cambiare quartiere!

Mo., 27.02.2017 - 11:44 Permalink
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Liliana Turri Di., 18.10.2022 - 22:21

Quando mi trovo a parlare dell'improrogabile esigenza di una scuola bilingue (intendendo le due lingue principali in provincia, più la solita terza lingua straniera) vengo ascoltata non di rado con annoiato disinteresse. Questo soprattutto xché c'è rassegnazione, visto lo strapotere del partito che non la vuole. Dovremmo invece riunirci e richiederla a gran voce, senza smettere. La mancanza di bilinguismo e l'impossibilità attuale di renderlo realmente, nel vissuto quotidiano - non solo burocraticamente -possibile a chi lo vuole, crea intollerabili discriminazioni.
Il signor Ferrandi ha esposto altri interessanti aspetti sulla questione in altri articoli.

Di., 18.10.2022 - 22:21 Permalink
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Walter Kircher Mi., 19.10.2022 - 08:16

... sollte anstelle von Sprachenzugehörigkeit - SPRACHFERTIGKEIT zur Stellenvergabe zählen, dann würden öffentliche Posten zumeist an Ladinisch-sprachige gehen, - Dank ihres Schulsystems ...

Mi., 19.10.2022 - 08:16 Permalink
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Liliana Turri Di., 07.02.2023 - 11:55

Interessante rileggere questo articolo. Peccato non affronti la questione del dialetto, ostacolo nell'apprendimento del tedesco e muro di esclusione (fortuito?), di separazione nel sociale e perfino nella vita politica.
Sottolineo questa parte dell'articolo: "Se si chiede l'istituzione di una scuola bilingue...Lo si fa perché si ritiene giunto il momento di riconoscere, anche attraverso uno strumento fondamentale come quello dell'educazione scolastica, che l'Alto Adige-Sudtirolo non è più quello degli anni Cinquanta. Il processo di cambiamento sociale e culturale ha favorito la nascita di una realtà sociale che non può più essere inscatolata a forza nella tripartizione storica immaginata nel 1948 e pietrificata nel 1972. La realtà sta cambiando a ritmi incalzanti e il mondo, con le sue migrazioni umane e le sue felici contaminazioni culturali, non si ferma davanti ai confini provinciali. L'idea di un quarto tipo di scuola che possa accogliere i frutti di questi cambiamenti non è solo benefica, ma, a parere di chi scrive, assolutamente necessaria.

Di., 07.02.2023 - 11:55 Permalink
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Peter Gasser Di., 07.02.2023 - 12:31

Antwort auf von Liliana Turri

Zitat: “Peccato non affronti la questione del dialetto, ostacolo nell'apprendimento del tedesco e muro di esclusione (fortuito?), di separazione nel sociale e perfino nella vita politica”:
Sie bringen diesen Aspekt, den Südtirolern ihren Dialekt “zu nehmen”, immer wieder, ohne dies irgendwie sachlich-wissenschaftlich zu belegen.
Wir lieben doch auch die Dialekte im Trentino, in Bergamo, auf Sardinien, Sizilien, in Rom... warum diese Abneige, wenn es sich um den Dialekt einer Minderheit handelt.
Der Dialekt ist unsere eigentliche Sprache, so wie eben auch im Trentino, in Bergamo, auf Sardinien, in München, in Berlin, in Rom, in der Schweiz.
Bitte höflich, von diesem Ansatz Abstand zu nehmen, der doch diskriminierend erscheint: ich darf die Mundart meiner Mutter nicht mehr sprechen, weil das z.B. Sie stört? Da wünsche ich mir doch etwas mehr Aufgeschlossenheit und Respekt, und bin mir sicher, dass Sie dafür Verständnis zeigen können: “das schaffen wir”.
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dazu:
https://www.salto.bz/de/article/06052013/eine-datenbank-fur-unseren-dia…

https://sms-project.eurac.edu/?lang=de

https://www.eurac.edu/de/dossiers/dossier-mehrsprachigkeit-suedtirol

Di., 07.02.2023 - 12:31 Permalink
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Christian I Di., 07.02.2023 - 14:23

Antwort auf von Liliana Turri

Il dialetto può diventare un muro di esclusione un po' dappertutto... mi ricordo i miei anni a Padova, quando in collegio il gruppo di (serenissimi) veneti doc parlava tra di loro in modo che nessuno potesse capire niente, soprattutto quando prendevano in giro i colleghi... per me, che grazie ai miei amici veneti un po' il dialetto lo mastico, era uno spasso, ma mi ricordo di certi emiliani o marchigiani che si arrabbiavano e non poco... :-) e mia sorella che l'inglese lo parla perfettamente mi raccontava dei suoi anni all'università di Saint Andrews in Scozia, quando i locali parlavano nel loro dialetto locale (o meglio, lingua locale) per escludere chi non doveva capire... i dialetti (come le lingue come il ladino, rumantsch, sardo, ...) sono una ricchezza culturale immensa e vanno preservati con tutta la forza! Poi come le si usano (per includere o escludere) questo è un altro discorso e come al solito dipende dalla sensibilità e dal rispetto di ognuno di noi.

Di., 07.02.2023 - 14:23 Permalink
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Salto User
Manfred Gasser Di., 07.02.2023 - 15:13

Antwort auf von Christian I

Da bin ich ganz bei Ihnen. Was ich aber nicht verstehen kann, wieso versteht ein Südtiroler bald mal den Dialekt eines padovano, aber ein altoatesino nach Jahren und Jahrzehnten hier in Südtirol keinen Südtiroler Dialekt? Wo liegt hier das Problem, und wie könnte man es lösen? Mit einer mehrsprachigen Schule wahrscheinlich nicht.

Di., 07.02.2023 - 15:13 Permalink
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Christian I Di., 07.02.2023 - 17:14

Antwort auf von Manfred Gasser

Bei mir persönlich geht es um Neugierde. Ich bin extrem neugierig und mich interessieren andere Kulturen. Ich war viel unterwegs und lernte in alle Länder ein paar (machmal sogar viele) Wörter der Einheimischen. Für mich gehört es einfach zum Respekt andere Menschen/Kulturen in ihrer Sprache zu begegnen, sei es auch nur ein paar Basiswörter. Kroatisch kann ich mittlerweile gut, ganz interessant war es in Kenya und Namibia. Unmöglich war es hingegen in Island: ein Buchstabensalat, für mich ein wahrer Zungenbrecher!
Wieso nicht mit mehrsprachige Schulen? Ich selbst bin in einem sehr mehrsprachigen Kontext aufgewachsen, vielleicht liebe ich deshalb die Sprachen/Dialekte? Meine damals 3jährige (deutschsprachig aufgewachsen) kam vom ersten Kindergarten Tag zurück und grüsste mit "buongiorno" (DEUTSCHES Kindergarten mit vielen italienischen Kindern). Ein paar Tage danach hies es schon "smettila" wenn wir etwas machten was sie nicht wollte... Ich denke Kinder sind sehr neugierig und lernen gerne andere Sprachen, sie nehmen alles auf, wie ein Scwamm, überhaupt wenn das "freiwillig" geschieht (spielerisch, Fernseher, Freunde, Freizeit). Ich sehe wie die Kinder englisch beim Fernsehen lernen. Das ist ja super. Politik und Schule sollten dieses Lernen unterstützen und nicht bremsen! Im der ersten Grundschulklasse nur eine Stunde Italienisch? Englisch erst in der vierten Klasse?? Das ist ja lächerlich!!!

Di., 07.02.2023 - 17:14 Permalink
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Walter Kircher Di., 07.02.2023 - 15:16

... mittlerweile gibt es die EU und auch das zarte Pflänzchen EUROPA DER REGIONEN!
Ein Gewinn aber auch ein Aufruf zu mehr Respekt für Sprachen, Dialekte und Idiome!
Welch ein Gewinn es für mehrsprachig Mit-lebende darstellt, erkennen eben nur Letztere indem sie anderssprachige Medien zu Gemüte führen, durch Mehrsprachigkeit jeweils verschiedene Denkweisen aufnehmen usw.!
Deshalb brauchen wir Bewohner.innen im südlichen Tirol keinerlei Mindergefühle gegenüber weiteren Europäer.innen.n zu haben, welche zwar Englisch sprechen, aber nicht die SPRACHE DER NACHBAR.INNEN.N ...

Di., 07.02.2023 - 15:16 Permalink
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Peter Gasser Di., 07.02.2023 - 21:46

Zitat: “Bitte Standarddeutsch, siamo in Europa”.
Ja, aber es ist nicht ein “Standard-Europa”, sondern das Europa der Regionen, der Vielfalt, der Eigenheiten, welche es auch schützt.
Ein Europa, das die Regionen schützt vor dem “Standard-Nationalismus”, das es uns erlaubt zu sprechen, wie wir es von den Lippen der Mütter gelernt haben, wie “uns der Schnabel gewachsen ist”.
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Man wird uns unsere Sprache nicht nehmen, so wie man den Trentinern, den Bergamaschi, den Sarden, den Römern, aber auch den Münchnern, den Berlinern, den Schweizern ihre Mundart nicht nehmen wird.
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auch:

https://www.salto.bz/de/comment/118522#comment-118522
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und:
“wir schaffen das”, gemeinsam.

Di., 07.02.2023 - 21:46 Permalink
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Peter Gasser Mi., 08.02.2023 - 07:41

Antwort auf von Ludwig Thoma

Das hatten wir schon mal: auch Italien hat seine Staatssprache.
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Sie hauen gern und bei jeder Gelegenheit auf die bedrängte und gebeutelte Ukraine, das Opfer eines imperialen Eroberungs- und Ausbeutungskrieges drauf - als Leser fragt man sich, worin diese Leidenschaft begründet sein wird...

Mi., 08.02.2023 - 07:41 Permalink