Politik | La visita

“Dovete trainare l’Italia” (?)

Come una meteora, in bilico tra sogno e illusione, contemporaneamente osannato e contestato, Matteo Renzi in 4 ore ha delineato la sua visione di Alto Adige.

Non si è fatto mancare niente Matteo Renzi stamani durante la sua visita a Bolzano. Atterrato poco prima delle 11 all’aeroporto di Bolzano il premier ha fatto rapidamente il punto sulle principali priorità nelle relazioni Roma e le due province, insieme ai presidenti Arno Kompatscher e Ugo Rossi. All’uscita dall’aeroporto avrà senz’altro gettato uno sguardo facendo buon viso ai cartelli di Alto Adige nel Cuore che stigmatizzavano i ‘danni’ della nuova legge elettorale per la rappresentanza italiana dell’Alto Adige. In pochi minuti Renzi ha quindi raggiunto l’azienda Stahlbau Pichler che gli ha consentito di incontrare il gotha di provincia e SVP cogliendo l’occasione per decantare, in un colpo solo, la “forza di volontà delle imprese che si danno da fare” e la formazione duale altoatesina (“da copiare ed inserire pari pari nella riforma italiana della scuola”). 

Intorno alle 12.30 il presidente del consiglio è quindi giunto al Rainerum nel centro di Bolzano dove ha trovato ad attenderlo due volti contrapposti del ‘popolo’. Doveva senz’altro averlo messo in conto, dato che la visita a Bolzano cadeva il giorno dopo il braccio di ferro legato all’approvazione della legge elettorale e nel giorno della protesta nazionale contro la riforma della scuola. Ma forse Renzi non si aspettava di ritrovarsi, nella ridente e finora gentile Bolzano, di fronte a centinaia di giovanissimi armati non solo di slogan ma anche di pomodori e uova
Schivate con una smorfia le contestazioni Renzi, svestite (in parte) le vesti da premier, ha fatto quindi ingresso nel teatro Rainerum per la prevista convention pre-elettorale del PD

Dopo l’accoglienza orgogliosa di Carlo Costa (“sappiamo che sei venuto per noi e non per la SVP”) e i saluti di Luigi Spagnolli e Liliana Di Fede, Matteo Renzi ha quindi immediatamente catturato l’uditorio argomentando in merito ai concetti espressi alla Stahlbau Pichler e tenendo banco per circa mezzora.

Come prima cosa Renzi ha raccontato di aver fatto diretto riferimento all’autonomia altoatesina, d’accordo con il cancelliere austriaco, in un momento particolarmente difficile in un consiglio europeo (“stavamo litigando”). “La vostra terra è un modello ed ho provato un briciolo di orgoglio per quello che siete riusciti a costruire qui” ha detto Renzi, con l’obiettivo di lusingare i presenti. Aggiungendo che però l’essere un modello comporta anche delle responsabilità: “dovete trainare l’Italia”. 
Renzi ha fatto quindi riferimento ad uno dei suoi principali leit motiv, facendo forse un indiretto riferimento alle contestazioni all’esterno. 

“Ci sono quelli che si lamentano e protestano, ed in alcuni casi hanno ragione, ma noi abbiamo bisogno di gente che crede nel futuro e che ha voglia di fare, approfittando delle riforme sul mercato del lavoro e sulla burocrazia, che abbiamo appena cominciato” 

Il premier ha quindi battuto il tasto caldo della legge elettorale, approvata a colpi di maggioranza. 

“Solo in Italia fino a ieri quando c’erano le elezioni poi non si sapeva chi aveva vinto. Se nel 2013 il Vaticano avesse adottato il nostro sistema elettorale alla fine sarebbero usciti in 4 sul balcone vestiti di bianco dicendo che erano il papa.” 

Renzi ha fatto quindi di nuovo riferimento alle contestazioni all’esterno: “li ascoltiamo, però è anche vero che noi nella scuola abbiamo messo 3 miliardi in più che prima non c’erano”. Ed ha osannato il sistema duale per la formazione: “in Europa il sistema della formazione duale è l’unico in grado di combattere nello stesso tempo dispersione scolastica e disoccupazione giovanile”, mettendo però in guardia dal fatto che la formazione professionale “non può essere in mano agli amici degli amici”. 

L’incontro con i militanti altoatesini del PD si è concluso con una serie di slogan ad effetto. Il primo, forse, avrà lasciato l’amaro in bocca a più d’uno dei dirigenti del partito. 

“Una volta eravamo pochi ma buoni. Ora che siamo diventati tanti devo dire che tutto sommato sono contento che qui in Alto Adige non ci siamo solo noi. Anzi.”

Ad una contestazione giunta dal pubblico nei confronti della minoranza del partito (“abbasso Civati”), Renzi ha subito replicato negando: “ci vogliono tutti, nessuno deve restare fuori”. 
Il premier ha riservato una battuta anche al leader della Lega Matteo Salvini, che sarà oggi a Bolzano per un comizio in piazza Matteotti: “non contestatelo, non serve, lasciatelo pure venire per aggiungere una felpa alla sua collezione”. 

Chiudendo il suo discorso il segretario del Partito Democratico ha promesso di non pensare mai (più?) all’Alto Adige come un’isola felice lontana, prima di lanciarsi nel consueto bagno di folla sulle note di Ligabue (”Siamo chi siamo"). Suscitando forse qualche perplessità nei presenti appassionati di musica, ma alimentando i 'suoi' di quella (sana?) eccitazione preelettorale che, forse, li porterà a convincere qualcuno a non disertare le urne. 
La speranza è l’ultima a morire, si sa.