"Buongiorno a tutti, come siete in tanti, sono davvero così importante?"
Il presidente uscente è apparso quasi imbarazzato, costretto a salutare, ringraziare e stilare bilanci, di certo non il suo campo privilegiato. Si è quindi rifugiato in prima battuta dietro ai numeri, diligentemente imparati a memoria.
9175 giorni di presidenza, 1250 sedute di giunta coordinate, decine di migliaia di delibere firmate.
Ma prima di lanciarsi nel terreno fidato, e cioè quello dell'illustrazione delle decisioni prese in questo 8 gennaio, il presidente ha offerto ai giornalisti un piccolo spuntino. Ci ha tenuto a dire che, anche se la maggior parte delle decisioni sono state prese all'unanimità, in realtà in giunta provinciale in realtà si è sempre discusso di più rispetto a quanto traspariva. E ha anche raccontato di aver regalato ai suoi colleghi assessori una medaglia d'argento fatta coniare a hall in Tirol e - testuali e stentoree parole - "non pagata con il fondo di rappresentanza".
Si è poi fatto da solo una delle domande cruciali: "deluso per il commiato?". Pragmatico come sempre Durnwalder ha detto: "c'è sempre un inizio e una fine, quando non mi sono ricandidato sapevo che sarebbe arrivato questo giorno ed eccolo arrivato". Il presidente ha quindi ringraziato i giornalisti per il loro lavoro, confessando di essersi spesso arrabbiato per quello che hanno detto o scritto criticando, ogni tanto a ragione e... "molte altre volte no".
Si è quindi lanciato come un treno nell'elencazione delle decisioni prese.
Il bilancio dell''era Durnwalder' è però riemerso repentinamente appena la parola è stata data ai giornalisti per le domande di rito. Domande che, naturalmente, vista l'eccezionalità della giornata, nulla hanno avuto a che fare con le decisioni di giunta.
Interrogato sul perché la provincia di Trento non è riuscita a raggiungere il benessere di Bolzano, Durnwalder ha rilanciato ricordando che nelle ultime classifiche della qualità della vita Trento è riuscita in molti settori a superare Bolzano, anche se gli è scappato detto che "forse in Alto Adige si lavora di più e si litiga di meno". Ha poi rivendicato con molto orgoglio il cambio di passo che lo portò ad arrivare a Trento, poco dopo l'inizio del suo mandato, a "dichiarare la fine del Los von Trient".
Alla domanda sul suo successore ("Kompatscher sarà all'altezza?"), Durnwalder ha risposto "io venivo da un Südtirol povero, anzi poverissimo, mentre lui viene da una terra benestante, le condizioni sono molto cambiate". Ma ha riconosciuto nel suo successore la "preparazione morale per intraprendere le strade giuste" (concetto significativamente ripetuto più volte) e una naturale predisposizione a porsi all'avanguardia.
Successive domande hanno permesso a Durnwalder di raccontare in sintesi due altre storie che aiutano a capire di quale pasta è fatto il consenso 'bulgaro' che ne ha contraddistinto il percorso.
In merito all'università il presidente uscente ha ricordato l'assoluta contrarietà originaria e la battaglia fatta insieme al suo partito contro un possibile sbarco a Bolzano dell'ateneo di Trento. Ma ha anche ricordato di aver ad un certo punto cambiato idea ("avevamo bisogno di formare culturalmente qui la nostra gente ed i nostri tecnici"), riuscendo questa volta a convincere tutto il suo partito ("grazie al mio carattere forte"), con l'eccezione di Pahl (l'ultimo altro politico altoatesino citato da Durnwalder in conferenza stampa, oltre a Magnago).
A proposito del rapporto tra Svp e centrodestra italiano Durnwalder ha candidamente spiegato che l'eventuale opzione di un accordo di collaborazione, non esclusa in via teorica, è stata in definitiva sempre accantonata a causa degli esponenti locali del centrodestra ("la politica si fa con le persone, e le persone che vogliono imporre la bandiera italiana in ogni maso non si può ragionare").
Finite le domande il segretario del sindacato dei giornalisti Stefan Wallisch ha donato a Durnwalder - con la collaborazione dei direttori Alberto Faustini (Alto Adige), Toni Ebner (Dolomiten) e Toni Visentini (Il Mattino dell'Alto Adige) le copie dei quotidiani usciti nel lontanissimo giorno dell'insediamento ("non era ancora caduto il muro di Berlino", ha sottolineato in merito Wallisch).
Abbiamo così realizzato che Durnwalder divenne, quasi 25 anni fa, presidente della provincia di Bolzano in un giorno molto particolare, quel 17 marzo che nel 1861 diede il via allo stato nazionale italiano. Un'interessante coincidenza non c'è che dire.
Domanderete: e il futuro di Durnwalder?
Una sola notizia in merito, annunciata scandendo bene le parole e con un grande sorriso: "mi sposerò entro l'anno!".
Buona pensione Luis.
"preparazione morale per intraprendere le strade giuste"
È una frase veramente sibillina: speriamo bene...