Cornelia Brugger, tedesca in un partito che non vuol più essere soltanto italiano
Il Pd è sempre stato considerato – specie dagli italiani, specie da certi italiani – come la stampella della Svp. Si ricorderanno passate polemiche: un partito, minoritario nella scelta del gruppo linguistico di suo quasi esclusivo riferimento, che comunque riesce sempre a piazzare i suoi eletti in Giunta esclusivamente per questioni di “quote”. E soprattutto perché utile a non disturbare il manovratore, vale a dire l'onnipotente partito di raccolta saldamente al potere praticamente da sempre. Poi le cose sono leggermente cambiate.
La Svp è progressivamente scesa nei consensi, tanto da dover temere di perdere la maggioranza assoluta dei seggi. I partiti afferenti all'area di centrodestra nazionale, ormai polverizzata, sono così stati costretti a ridimensionare la loro pretesa di rappresentare in modo preminente gli interessi degli italiani. La nuova strategia del Pd nasce allora dall'intersezione di queste due dinamiche: approfittare del leggero calo della Svp, in modo da acquisire più peso come partner di governo, e aumentare, seppur di poco, il proprio consenso dal lato di quegli italiani, magari delusi dal centrodestra locale, forse disposti ad appoggiare un Pd che, proprio assieme al centrodestra nazionale, sta peraltro governando il paese, seppur tra mille difficoltà e contraddizioni.
I recentissimi sondaggi confermerebbero una simile tendenza. A questo quadro occorre però aggiungere un dettaglio: nella presente campagna elettorale il Pd, infatti, non ha manifestato soltanto l'interesse a crescere nell'elettorato italiano, ma ha lanciato una vera e propria opa al governo provinciale, puntando dunque anche sull'elettorato tedesco e interetnico. La presenza nei primi dieci posti della lista di diversi candidati sudtirolesi (Horand Meier, Renate Prader, soprattutto Cornelia Brugger, collocata in modo significativo al terzo posto) è un chiaro segnale di questo intento.
E' proprio Cornelia Brugger a spiegarci i dettagli di questa strategia: “Per noi è importante che la Svp scenda al di sotto dei 18 seggi, in modo da consentire che si creino le condizioni per una gestione più democratica e partecipata dell'autonomia. Ovviamente ciò può avere senso soltanto se anche noi dimostreremo di poter crescere, anche nel mondo di lingua tedesca. Quello che insomma vorremmo non è ridurci ad essere una piccola rotella all'interno del sistema di governo etnico sinora conosciuto, bensì dare un impulso al cambiamento degli stessi presupposti sui quali si è basata finora la gestione dell'autonomia”.
Ma il mondo di lingua tedesca come sta recependo una tale svolta? Concretamente: quali sono le reazioni delle persone che Brugger incontra quotidianamente nelle zone della periferia (nel suo caso la Pusteria) davanti a una candidata tedesca che però figura nella lista di un partito “italiano”? “C'è curiosità, interesse, anche se non nascondo che bisogna fare molta fatica. In generale qui le persone sono molto abitudinarie e bisogna impegnarsi a fondo per far loro cambiare la percezione delle cose. Poi, alla fine, qualcuno capisce e apprezza. Tutto sommato, mi dicono alcuni, il Pd è un po' come la Svp italiana. E allora le barriere si attenuano. D'altra parte, solo così è possibile raggiungere queste persone. Un italiano, anche se sapesse benissimo il tedesco, non potrebbe farlo”. Un problema, quello dell'abitudine, che Brugger ritiene minore per l'elettorato di lingua italiana: “Da parte italiana si fa meno fatica, ci sono meno pregiudizi in questo senso”.
“Christian Tommasini mi sta aiutando tantissimo – afferma in conclusione Cornelia Brugger –, lui crede in questo progetto, è determinato ad operare una vera svolta. Anche tutta la nostra attività, la costante presenza ai dibattiti, agli incontri nei quali perlopiù sono presenti solo rappresentanti politici del mondo tedesco, va in questa direzione: convincere quante più persone possibile che un maggiore equilibrio di forze tra i partiti presenti in Consiglio provinciale, soprattutto all'interno della Giunta, è un bene per la nostra autonomia, un'occasione di crescita per tutti”. E la sensazione qual è? E' possibile dire che ce la farete? “Non lo so, sensazioni precise non le ho. Ripeto: sono tantissimi quelli che mi fermano, con i quali parlo e discuto. Se poi mi voteranno è un altro discorso. L'unica cosa che mi preme sottolineare: cerco di impegnarmi senza snaturare le mie attitudini, mostrandomi per quello che sono. E' un presupposto di onestà al quale voglio rimanere fedele. Se arriveranno dei risultati sarà possibile soltanto in questo modo”.