Il mistero del vibratore dei Freiheitlichen
I lettori del Corriere dell'Alto Adige avranno sorriso, stamani (11 marzo), leggendo sulla terza pagina del giornale, rubricata sotto al titolo “I costi della politica”, che tra le note di spesa finanziate con i soldi attribuiti ai gruppi consiliari i Freiheitlichen hanno fatto figurare 65 euro per l'acquisto di oggettistica erotica. Un “vibratore”, finito assieme ad altri due articoli non ancora identificati al centro di un'attenzione pruriginosa nonché esasperata dalle recenti polemiche sui compensi previdenziali altissimi dei Consiglieri regionali. Freiheitlichen più libertini che liberali, insomma. E la stampa nazionale ha infatti rilanciato immediatamente la notizia.
Raggiunta alle otto di mattina al telefono dal sito goinfo.it Ulli Mair ha in un primo momento confermato. “Abbiamo comprato quel materiale per fare uno scherzo di compleanno ad un collega. Una persona avvezza alla burla, un mattacchione. E così abbiamo pensato di fargli un regalo di compleanno, decisamente un po' spinto tutto qua”. Poi però la digestione del caso, nel frattempo diventato assai scomodo, deve essere risultata più complicata del previsto, tanto che il comunicato ufficiale del “presidio” del partito, pubblicato dopo mezzogiorno, adotta una linea decisamente meno scherzosa: “Le notizie riportate da alcuni mezzi d'informazione non trovano conferma nei fatti”, si legge nel testo inviato ai giornali. “Siamo pronti a fornire ogni tipo di chiarimento alla Procura o alla Guardia di Finanza e nel caso avessimo compiuto qualcosa di sbagliato è da questi organi che ci attendiamo comunicazioni in merito”. A questo punto sembra che il problema sia diventato piuttosto la fonte e la procedura dell'informazione, non il suo contenuto. Il partito si riserva inoltre di procedere legalmente contro chiunque diffonda notizie non autorizzate direttamente dal titolare dell'inchiesta.
Essenzialmente, il punto da chiarire (oltre alla definizione esatta del materiale, visto che anche la presenza di un vibratore tra gli articoli acquistati rimane in dubbio) è se siano stati spesi soldi pubblici. Le indiscrezioni pubblicate dal Corriere dell'Alto Adige, intanto, non sembrerebbero trovare conferma (il sito online della Tageszeitung, oltre a mostrare la fotografia dello scontrino, riferisce la dichiarazione di un inquirente: “Es gibt keinen Hinweis darauf, dass die Ausgaben, die im Sexshop getätigt wurden, mit öffentlichen Geldern bezahlt worden wären”). Possibile, allora, che lo scontrino sia scivolato nel giustificativo di spesa per errore? In caso contrario l'ingenuità sarebbe stata veramente grossolana.