Politik | Verso le provinciali

Il ritorno di Benussi

Sulla scena politica da diverso tempo, se la candidatura con la lista di Scelta Civica venisse confermata, si tratterebbe per lui della prima volta a livello provinciale.
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Foto: Langbein & Partner Media

Il nome di Giovanni Benussi (classe 1948) non è certo nuovo agli occhi di chi segue la politica altoatesina. Nel 2005, l’architetto di origini giuliano-dalmate, riuscì persino a compiere un’impresa oggi impensabile: candidarsi alla poltrona di sindaco di Bolzano coalizzando, a sostegno della lista che portava il suo nome, l’intero centrodestra locale. La storia è nota. Eletto al ballottaggio che l’opponeva a Salghetti-Drioli per soli sette voti, ma privo della maggioranza consiliare che gli avrebbe permesso di governare la città, dovette rassegnarsi ben presto a veder sfumare il suo progetto politico. Intanto, il centrodestra che l’aveva appoggiato cominciò da lì in poi a sfaldarsi irrimediabilmente. La voce di Benussi divenne allora quella che chiama nel deserto: l’idea di una coalizione trasversale, a forte denominazione territoriale, una chimera sepolta sotto il frastuono delle scaramucce tra leader ormai privi di una visione comune. Così, sempre in procinto di riproporsi sulla scena politica assieme a vari soggetti – Cigolla, la Lega, il Pdl, Futuro e Libertà – ma mai in grado di portare a termine una vera e propria candidatura, adesso, grazie all’interessamento di Scelta Civica, Benussi potrebbe finalmente aver trovato un approdo in grado di rilanciarlo.

Allentare il cordone ombelicale con Roma
A tutta prima Scelta Civica contraddice però l’impostazione rigorosamente territoriale alla quale l’ex sindaco di maggio ha sempre detto di volersi attenere dopo il fallimento del suo apparentamento al centrodestra. Mario Monti si è poi rivelato una figura da molti vista addirittura come nemica dell’autonomia. “Qui ci tengo a distinguere. Quello che mi ha convinto – precisa Benussi – non è certo il richiamo nazionale della lista, ma proprio il suo tentativo di recidere il cordone ombelicale con Roma, come è stato puntualizzato nel manifesto che in effetti mi ha convinto a considerare seriamente questa opzione”. Anche nei confronti di Monti, l’opinione di Benussi non lesina poi un giudizio critico: “Monti è partito bene ma a un certo punto è mancato di coraggio e forse anche di coerenza: avrebbe dovuto essere più incisivo sul piano dei tagli ai costi della politica e, visto che non aveva un mandato elettorale, avrebbe potuto sicuramente osare di più. Il fatto che non ce l’abbia fatta significa che certe logiche sono assai difficili da rompere, se non, come dicevo, affrontando la situazione con molto più coraggio”.

Il modello è l’Union Valdôtaine
Tornando all’Alto Adige, la collocazione di “centro” di Scelta Civica corrisponde per Benussi a un programmatico disegno post-ideologico: “In Alto Adige, guardando in prima battuta soprattutto ai bisogni del gruppo linguistico italiano, una divisione tra sinistra e destra non ha più senso. Senza unità il peso degli altoatesini è irrisorio. Ma la mia idea, se possibile, è ancora più ambiziosa. Dovremmo cercare cioè di costruire qualcosa che in prospettiva vada al di là anche della frammentazione etnica, dando cioè vita a una proposta nella quale possano riconoscersi tutti: italiani, tedeschi e ladini. Un po’ come accade in Val d’Aosta con l’Union Valdôtaine”. All’obiezione secondo la quale, almeno per adesso, i montiani non avrebbero suscitato alcun interesse da parte di elettori o sostenitori appartenenti agli altri gruppi linguistici, Benussi reagisce con tranquillità: “Scelta Civica deve essere visto come il primo passo per suggerire una direzione di cambiamento. Non possiamo pretendere che le persone si lascino attrarre solo dagli slogan. C’è bisogno di fatti concreti. Solo se questi si manifesteranno, allora potremmo convincere anche chi ora è scettico”.

“Su Mussolini non sono stato compreso”
Tra i più scettici ci saranno sicuramente anche coloro i quali, di Benussi, ricordano quanto avvenuto un paio di anni fa. Reagendo al disegno – che allora pareva concreto – di rimuovere il fregio mussoliniano posto sull’edificio delle Finanze in piazza Tribunale, Benussi dichiarò che “tra i tanti mali del fascismo c’è anche stato del bene ed i tedeschi dovrebbero ringraziare deponendo fiori davanti alla statua del duce”. Inevitabile il coro delle polemiche, alle quali Benussi si riferisce con distacco: “Sarà banale dirlo, ma con quella frase non sono stato compreso: non volevo certo convincere i sudtirolesi ad ossequiare il capo del fascismo. Il mio giudizio su quell’epoca e su ciò che essa ha comportato per la popolazione locale era e rimane negativo. Semmai, ed è questo il punto sul quale mi premeva spostare l’attenzione, cercavo di dire che il fascismo ha anche posto in essere opere pubbliche – si pensi per esempio alle centrali idroelettriche – che poi si sono dimostrate essenziali per l’economia della provincia. Ecco, il senso della mia polemica andrebbe interpretato così: smettiamo di guardare sempre al passato, ai suoi aspetti deteriori; pensiamo piuttosto alle cose che adesso interessano veramente le persone”.

Occorre riformare l’autonomia
Uno sguardo al futuro che per Benussi dovrebbe concentrarsi anche su una revisione dello Statuto di Autonomia: “Sì, occorre sorpassare quegli aspetti dello Statuto che paiono obsoleti. Innanzitutto la prevalenza della sua impostazione etnica, che ostacola il dinamismo economico e cementifica un regime superprotezionista, ormai anacronistico. Certo, capisco anch’io che alcune norme, come per esempio quella che regola la proporzionale, possano tornare utili anche al gruppo linguistico italiano. Infatti ora è la destra italiana che le difende. Ma se la politica diventa soltanto un’attività per assicurare rendite di posizione penso fallisca il suo vero obiettivo, che è quello di favorire il merito e l’iniziativa individuale, al di là delle appartenenze consolidate”. Resta una domanda: un candidato che, come Benussi, ha segnato per certi versi un capitolo del passato politico di questa terra, possiede le carte giuste per apparire come alfiere del nuovo? “La mia ambizione è quella di contribuire a creare le condizioni per apportare elementi di novità. Ed è dunque qualcosa che va ben al di là del mio particolare destino personale”.