Donato Seppi riporta la destra altoatesina a casa
Il comunicato viene lanciato su facebook poco prima di mezzogiorno: “Con grandissimo piacere annuncio al mondo della destra altoatesina che, dopo mille vicissitudini umane e politiche, la fiamma torna a casa. Nella sua storica e gloriosa casa dove sono passate tre generazioni di italiani e che vide la sua apertura nei primi anni del dopoguerra”. Firmato: Donato Seppi.
La “storica e gloriosa casa” di via Locatelli è la vecchia sede del M.S.I, il partito che fu di Andrea Mitolo e Giorgio Almirante, punto di riferimento (anche in Alto Adige, soprattutto in Alto Adige) di chi non ha mai smesso di riconoscersi nelle posizioni nazionalistiche e d'ispirazione sociale del primo fascismo. Una sede che qualche mese fa era stata addirittura chiusa, in quanto nessuno era più disposto a pagare l'affitto, ma che adesso rinasce a nuova vita, o si rianima, come una fiamma provvisoriamente spenta, grazie a un autentico Blitz di Unitalia, il movimento che di quella tradizione si considera a tutti gli effetti l'erede principale.
Donato Seppi ricorda: “La sede fu chiusa da Giorgio Holzmann, quando terminò la sua esperienza di parlamentare. Un esito tristissimo, anche dal punto di vista personale, dato che proprio in quelle stanze, sto parlando del 1970, allora avevo diciassette anni, cominciai a muovere i miei primi passi nella politica”. 43 anni fa. Poi innumerevoli alti e bassi, fino alla frammentazione e alla dispersione della radice comune. Seppi guarda ovviamente con grande nostalgia ai primi anni ottanta, quando l'opposizione fortissima alle norme più significative dello statuto di autonomia, come per esempio la proporzionale e l'obbligo di bilinguismo, provocò una notevole affermazione elettorale. Ma c'è anche tristezza, ripensando ai tanti momenti infausti. A cominciare dalla progressiva “democristianizzazione” di Alleanza Nazionale, dissoltasi quindi in un “berlusconismo” capace sì di portare ripetutamente il centrodestra al Governo del paese, ma anche d'immiserire la traccia originaria della “destra”, almeno così come Seppi la concepisce e intende ancora rappresentarla.
“Lo confesso, quando l'altro giorno ho preso in mano le chiavi mi sono persino commosso. Mi è venuta in mente l'immagine di un vecchio marinaio, che dopo tanti anni spesi a solcare gli oceani rimette finalmente piede sulla terra ferma”. Aspetti sentimentali e simbolici si fondono, dunque, in un'operazione che, a pochi giorni dal voto, dovrebbe garantire a Unitalia almeno un cospicuo ritorno d'immagine, non necessariamente solo dalle parti degli ambienti più nostalgici. Ma Seppi, sornionamente, rifiuta l'interpretazione elettoralistica. “Guardi, all'inaugurazione di sabato ho in mente d'invitare anche tutti gli altri esponenti dei partiti di destra italiani. La riapertura della sede di via Locatelli potrebbe davvero essere l'occasione per tirare una riga e ricominciare a sperare in una rinascita della nostra comunità”. Un invito al quale ovviamente gli altri potranno rispondere presentandosi come nella parabola del figlio prodigo o volgendo ancora le spalle alla casa comune. L'appuntamento è sabato 19 ottobre, alle ore 11.00. Donato Seppi avrà vinto comunque.