Politik | Polemiche

Quel che inferno non è

Il mio precedente articolo - Degradati a Laives - ha suscitato molte critiche. Ecco le mie risposte.

Il mio post di ieri ha ricevuto molteplici critiche. A me piacciono le critiche, quando sono stimolanti. Raccolgo così volentieri il commento che Harald Knoflach ha postato sulla mia bacheca di facebook e cercherò di precisare meglio che posso quanto intendevo e intendo.

1. Dem kommentar wurde im blog von anderen "indipendentisti" sofort widersprochen. es war ein kommentar - um himmels willen. denn wenn steffl "indipendentista von bbd" ist, dann sind es auch alle anderen kommentatoren.
2. Mich wundert das niveau dieses artikels und dass er auch noch zustimmung erfährt. einzelmeinungen zum wesensmerkmal einer gruppe hochstilisieren. das ist bildzeitungsniveau. das ist induktive schlussfolgerung a la "ein ausländer hat jemanden zusammengeschlagen. alle ausländer sind gewalttätig" oder wenn ich einen moslem auffordere, sich vom islamistischen terrorismus zu distanzieren, weil er auch moslem ist.
3. Im artikel geht es um nationalismus und militarismus und die instrumentalisierung von schulkindern für selbige. und dagegen bin ich. ich finde es auch lächerlich, wenn in den usa schulkinder mit der hand auf der brust die hymne singen, ehrfürchtig zur fahne hochstarren und soldaten und veteranenverbände daneben stehen. völlig lächerlich. und diese kritik erlaube ich mir. gleich wie ich mir kritik an der martialischen interpretation des unitá-festes erlaube.

Prima risposta: ho estrapolato il commento dell'utente "Steffl" perché a mio avviso estremizzava una posizione implicitamente derivabile dall'articolo di Simon Constantini. Detto in altre parole: l'oggetto dell'articolo e il tono con il quale è stato scritto hanno aperto uno spazio di significazione nel quale il commento di "Steffl" può trovare (e secondo me ha trovato) una legittimazione. Il nodo è nella frase: "Während in Leifers eine für die Italiener des Landes normale nationale Feier abgehalten wird, wo die Südtiroler wieder einmal zu ganz normalen Italienern degradiert werden, scheint es in Rom von “Südtirol-Freunden” nur so zu wimmeln". Constantini non ha parlato di "degradamento", ma ha scitto testualmente:

Nel suo discorso la sindaca Di Fede, appartenente a un partito che si dichiara autonomista e di centrosinistra, avrebbe affermato che pur parlando lingue diverse "siamo tutti italiani". Ritengo profondamente disgustoso e assolutamente inaccettabile che un Comune sostenga e partecipi attivamente all’indottrinamento politico e militare, di stampo nazionalista, degli alunni, cui oltretutto sarebbero stati distribuiti opuscoli informativi dai militari. A maggior ragione ciò è scandaloso in una terra dalle sensibilità eterogenee come il Sudtirolo.

Constantini giudica "profondamente disgustoso e assolutamente inaccettabile" che il Comune di Laives faccia quello che ha fatto. Benissimo. Anche per me l'iniziativa è del tutto criticabile e per motivi non dissimili da quelli addotti da Constantini (in particolare il connubio tra celebrazioni dell'Unità d'Italia e contesto militare davanti a degli alunni). Ma il problema maggiore, per Constantini e per "Steffl" che l'ha puntualmente ripreso, il problema dal quale discende tutto, è ovviamente che in questo modo si vuol far passare l'idea che "siamo tutti italiani". Per Constantini, è chiaro, "non siamo tutti italiani". E la manifestazione l'ha invece ribadito in un modo "profondamente disgustoso e assolutamente inaccettabile". Ergo: occorre ribellarsi a questa logica e, forzando la mano, asserire che l'essere considerati italiani è non solo inopportuno, ma anche offensivo, umiliante e quindi degradante ("Steffl", su bbd, propone i termini "Erniedrigung" e "Degradierung" come sinonimi, e Constantini approva dicendo che "l'avevo inteso così, altrimenti avrei rimosso il post"). Un'intensificazione del messaggio di Constantini operata in modo del tutto logico da "Steffl", insomma, il quale poi ha ovviamente sentito il bisogno di stabilire una differenza di "grado" (e, per citare Schullian, dunque ontologica) tra l'essere "sudtirolese" e l'essere un "normale italiano".

In conclusione: non avrei certo utilizzato il disgustoso commento di "Steffl" se non avessi ravvisato nell'articolo di Constantini il suo orizzonte di possibilità.

Seconda risposta: lungi da me procedere a una generalizzazione (da un commento o un articolo a un intero gruppo) se non ritenessi quel commento e quell'articolo caratteristico di un atteggiamento di fondo. La chiave per comprendere quanto da me scritto - lo ricordo soprattutto a Simon Constantini - è contenuta nel senso della citazione di Italo Calvino. Una citazione per me esemplare quando ancora io operavo e scrivevo all'interno di bbd, cercando di co-determinarne la rotta. Cosa dice Calvino? Calvino dice: cercare quel che nell'Inferno Inferno non è, e farlo durare, e dargli spazio. Prendiamo per buona la critica di Constantini a quanto avvenuto a Laives. Si tratta sicuramente di una porzione d'inferno (altrimenti non l'avrebbe giudicata "profondamente disgustosa" ecc.). Si potrebbe anche dire "merda", e infatti io alla fine l'ho detto (ammetto che non si sia capito a sufficienza: comunque per me la "merda" - o l'inferno - era anche quella). Ma qual è la strategia migliore per affrontare l'inferno? Additare l'inferno più che possiamo, ogni volta, sempre e comunque, dicendo "ecco l'inferno, ecco l'inferno, ecco l'inferno...", oppure, come dice Calvino, CERCARE QUEL CHE NELL'INFERNO NON È INFERNO? Bene, chiedevo a Constantini, "ma tu non dovevi batterti per un Sudtirolo inclusivistico e post-etnico, segnalando all'occorrenza quei fatti in grado di suggerire ogni tipo di cambiamento in tal senso"? Siccome leggo bbd da anni, io vi trovo da tempo pochissimo di questo atteggiamento costruttivo, mentre trovo invece palate d'inferno. Con il mio articolo ho soprattutto cercato di dire questo.

In conclusione: l'articolo di Constantini era l'ennesima denuncia dell'inferno, e dunque un pezzo sull'inferno che perde di vista quel che inferno non è. Dunque si tratta anche di un articolo che confonde le acque tra l'indipendentismo costruttivo, à la bbd (o come dovrebbe fare bbd) e quello distruttivo e velatamente (ma neppure troppo) razzista dei vari "Steffl" che in Sudtirolo costituiscono il nocciolo durissimo dell'indipendentismo sic et simpliciter.

Terza risposta: nel mio articolo ho scritto che non vale la pena accanirsi sull'ovvio. Anche per me parate militari, bandiere alzate e quant'altro costituiscono usanze più che discutibili. Ma se avessi scritto io un pezzo su quell'episodio sposando la filosofia di bbd (quella che anch'io ho condiviso, peraltro) avrei ribadito che l'esposizione di un "mito fondativo" mediante il linguaggio marziale (in sé e per sé una mitologia "oppositiva", che evoca eserciti in lotta) deve essere rifiutata a prescindere, non perché "italiana". Invece Constantini non l'ha fatto, ha glissato, ha calcato la mano sull'offesa alle diverse sensibilità presenti sul territorio escludendo dal novero dei possibili offesi anche gli italiani pacifisti, per esempio, e fornendo un perfetto assist a chi, come "Steffl", il paradigmatico "Steffl", ha letto in quel pezzo l'ennesima polemica anti-italiana.

Ecco, spero di essermi spiegato meglio di quanto fatto in precendenza e mi scuso se non sono stato breve. Ma sentivo di dover rispondere in modo esauriente alle critiche che mi sono state legittimamente rivolte.