Boris Podrecca, il poeta
Boris Podrecca è un architetto poeta. Almeno quando espone i suoi progetti, o per meglio dire li “declama”, onorando il suo titolo di Chevallier des artes et lettres . Metaforico più di quanto ci si potrebbe aspettare da chi ha a che fare con parole usurate come piani, superfici, linee, il suo linguaggio evoca continuamente dimensioni che trascendono la semplice esposizione delle sezioni o delle planimetrie illustrate. Cita Martin Heidegger, Peter Handke (“è un mio amico”), Carlo Scarpa e altre mille cose che fanno volare altissima la fantasia. L'areale intorno alla stazione diventa così un'occasione per alludere alla differenza tra un “traffico lirico” e uno “epico”. La copertura di collegamento tra il vecchio edificio (sulla cui destinazione non vengono al contrario spese troppe parole) e la curvilinea dei nuovi binari è una “vela”. E veleggia, Podrecca, immaginando campi e giardini ritagliati tra le case di un nuovo quartiere fatto apposta per ricucire la ferita che attualmente spezza (Podrecca: “lacera”) in due il tessuto urbano. Umiliandone, dice, le potenzialità. Mamme e bambini passeggeranno così per boulevard odorosi di tigli, nei quali già li attendono Diderot, Baudelaire, Monet e Seurat (o Signac). E la città si sveglia: Bolsanò se réveille. Scenari o quinte: dal Paseo verde alla Piazza ipogea, e poi la torre che è un punto esclamativo culminante un dedalo di chiarissime calli. Nomina spesso Venezia, Podrecca, perché le sue radici danubiane si nutrono anche di limacciose acque lagunari. Dalle parti della stazione tutto è destinato a cambiare, anche se una delle prime immagini mostrate, del 1908 o giù di lì, ci fa capire che andiamo avanti, ok, ma per ricollegarci al passato. Spariranno anche prostitute e barboni? Forse. Se rimarranno, saranno comunque prostitute vestite di Chanel Allure e barboni intenti a discettare sulla quinta o la sesta Enneade di Plotino, cioè dalle “Ipostasi primarie” al “Bene e l'Uno”, per intenderci.
P.S. Scansata un po' la poesia, i costi dell'”operazione areale”, giudicati da tutti sostenibili, ammonteranno a circa 800 milioni di euro. Aggiungendoci i 200 di Benko per completare (ma sulle modalità di questa integrazione è buio fitto) la zona antistante la vecchia stazione, Bolzano potrebbe assumere finalmente l'aspetto di una città miliardaria. Almeno a livello di investimenti e di sperati ritorni economici. Che, a giudicare dalla faccia di Gerhard Brandstätter, è poi anche la cosa che conta. Altro che poesia.