“Non informare di più, ma meglio”
salto.bz: Matteo Moretti, ricercatore nel campo del giornalismo visuale e dei dati all’università di Bolzano, come è nato il progetto per una comunicazione più esaustiva e trasparente nella pubblica amministrazione?
Matteo Moretti: si chiama Explorer ed è nato da un’idea di Maurizio Napolitano, coordinatore del Digital commons lab della Fondazione Bruno Kessler-Fbk di Trento, con la collaborazione di Francesca de Chiara. Tutto nasce in seguito ad una discussione con Alessandro Dallatorre, responsabile prevenzione della corruzione, trasparenza e privacy di Fbk, su come rendere la sezione “Amministrazione trasparente” più efficace e coinvolgente. Attualmente il decreto 33 del 2013 sulla trasparenza amministrativa regolamenta quali informazioni delle pubbliche amministrazioni debbano essere rese pubblicate, senza entrare nel merito dei formati di presentazione e codifica se non fermandosi su alcune indicazioni come la presenza di file tabellari, dando così vita ad una giungla di interpretazioni e rendendo accessibile solo ad una élite il patrimonio informativo disponibile.
Da lì si è arrivati a pensare allo storytelling sui dati, giusto?
Sì, da quello spunto è partita l’idea di adottare gli strumenti del data storytelling, che è uno dei campi sui quali ricerco e lavoro, per aprire metaforicamente una finestra sulla fondazione. Così, unendo le varie forze, e grazie alla convinzione della fondazione di andare in questa direzione, è nata la collaborazione che ha dato vita ad Explorer.
Quali sono i limiti dell’iniziativa explorer.fbk.eu, nel rapporto tra data storytelling e gli obblighi di legge delle pubbliche amministrazioni?
Explorer non sostituisce di fatto la sezione dell’amministrazione trasparente, ma la estende. Presenta una selezione con i dati più significativi di tutti quelli già presenti nella sezione “istituzionale”, servendo da punto di entrata. Abbiamo progettato una vera e propria esperienza informativa che offre un accesso facilitato alle informazioni, rendendole di fatto più significative e coinvolgenti.
Cosa ha permesso di evidenziare questa iniziativa riguardo ai punti di forza e anche di debolezza nelle amministrazioni prese in esame?
Quando abbiamo iniziato a riflettere sul progetto, abbiamo immaginato una serie di destinatari attorno ai quali costruire l’esperienza: giornalisti, cittadini, politici, dipendenti ed amministratori, con l’idea di offrire una piattaforma che avvicinasse la cittadinanza all’istituzione. Sorprendentemente, come emerso da una valutazione interna, sono invece gli amministratori ed i dirigenti che ne stanno traendo maggior beneficio, rispetto alla cittadinanza. Explorer si è infatti rivelato un potente strumento di riflessione interna, proprio per la capacità di restituire significato ai dati di Fbk, rendendo maggiormente visibili gli effetti delle loro scelte strategiche.
In quale fase è il progetto e cosa nel dettaglio state implementando ora?
Il progetto è online e funzionante, anche se dopo questo primo ciclo di progettazione stiamo seriamente ripensando le visualizzazioni dei dati, anche in funzione della prossima implementazione sui mobile. Inoltre, il successo di Explorer ha convinto l’intera struttura di Fbk a sviluppare un sistema che alimenti automaticamente i flussi dati che vengono presentati, così da avere informazioni costantemente aggiornate. Questo ci permetterà di avere non solo uno strumento affascinante per capire i dati della trasparenza amministrativa di Fbk, ma anche un prodotto che può scalare verso terzi interessati a fare un percorso analogo.
In uno sguardo alle prospettive che si aprono, quali sono i possibili sviluppi futuri dello storytelling applicato ai dati per il settore pubblico, anche locale?
Abbiamo già avviato una serie di incontri con la Provincia autonoma di Bolzano, verso la creazione di esperienze informative che avvicinino la cittadinanza alle istituzioni. C’è molto interesse verso forme innovative di racconto delle amministrazioni, della politica e del territorio.
Credete che raccontare il settore pubblico attraverso i dati e il giornalismo visuale possa essere utile per aumentare la consapevolezza che i cittadini hanno della reale attività delle pubbliche amministrazioni, migliorandone la percezione e sfatando eventuali pregiudizi?
Viviamo in tempi complessi, in cui siamo sovrastati da un flusso di informazioni mai visto prima. Sono convinto che non serva informare di più, ma meglio. I dati non sono una panacea, ma uno strumento che deve essere opportunamente maneggiato: mentire con le statistiche, oltre ad essere il titolo di un interessante libro pubblicato nel 1954 da Huff, è anche lo stratagemma più efficace per alimentare percezioni distorte e pregiudizi, facendo leva sulla falsa idea che “i dati non mentono”, altro mito da sfatare.
I dati vanno correttamente interpretati?
Sono una parte della complessità in cui siamo immersi, non è pensabile che possano essere presi come unica fonte, soprattutto se non sappiamo come questi siano stati campionati. Quello su cui serve lavorare innanzitutto è sul coinvolgimento e l’abilitazione di chi si muove nel mondo digitale, affinchè una maggiore fetta della popolazione sia in grado di comprendere e muoversi consapevolmente in un contesto così veloce e complesso.