La Direzione Pd approva la riforma elettorale voluta da Renzi
Matteo Renzi ha deciso di premere sull’accelleratore: "Per vent'anni si sono fatti seminari di diritto pubblico e non si è deciso niente, ma la politica non è tale se poi non decide", queste le parole rivolte dal nuovo segretario alla Direzione del Pd. E "non conta tanto la qualità della discussione, quanto la decisione finale". Un decisionismo evocato al fine di cambiare tutto. E in fretta. Il “pacchetto completo” (e a scatola chiusa) su cui c'è stata “profonda sintonia” con Berlusconi viene così approvato – 111 sì e 34 astenuti – grazie alla maggioranza conquistata nelle primarie.
I punti salienti si raccolgono attorno a due gruppi di provvedimenti. 1) Via libera alle riforme costituzionali mediante l’abolizione del Senato e delle Province, incardinando il processo di revisione costituzionale già a partire da maggio; riforma del Titolo V della Costituzione, per eliminare le materie concorrenti tra Stato e Regioni (che hanno generato molti conflitti di fronte alla Corte costituzionale), abbassare lo stipendio dei consiglieri regionali, e riportare in mano statale alcune materie diventate regionali nel 2001, senza tuttavia togliere autorevolezza ai presidenti delle Regioni. 2) Formulazione della nuova legge elettorale, definita “Italicum”, che ritorna proporzionale pur consentendo un forte premio di maggioranza, liste bloccate “corte” e un eventuale doppio turno se nessuna delle coalizioni in lizza dovesse totalizzare il 35% dei voti.
Renzi ha promesso inoltre che non si voterà più per il Senato, che dovrà dunque rivedere completamente il suo ruolo trasformandosi in una “Camera delle Autonomie” dalla forma ancora incerta. Ulteriori dettagli: seggi ripartiti su base nazionale (dunque non nelle circoscrizioni), sbarramento al 5% per chi si coalizza, 8% per chi non si coalizza, 12% per le coalizioni (si tratta di soglie molto alte, per "evitare il ricatto dei partitini che hanno fatto cadere Prodi", sostiene Renzi), premio di governabilità del +18% per la coalizione che supera il 35% (quindi: 53-55% dei seggi) e, come detto, soltanto se nessuno riuscisse ad arrivare a questa percentuale, ballottaggio dopo due settimane tra le prime due coalizioni, per garantire in ogni caso una maggioranza. Nessuna traccia delle tanto agognate preferenze (in precedenza caldeggiate anche da Renzi) ma "collegi plurinominali" (anche se parlare di “collegi” è improprio, visto che tutto si gioca proporzionalmente a livello nazionale) con le liste bloccate che avranno massimo 4 candidati.
Nonostante alcuni malumori (da un lato i bersaniani, dall’altro il solito Civati), tutto sembra così procedere verso la discussione parlamentare. Renzi ha dichiarato di voler puntare a un’approvazione rapida. Intanto, Karl Zeller ha già anticipato che tratterà un sistema differenziato per il Trentino-Alto Adige in modo da tutalare la rappresentanza delle minoranze (in pratica consistente in uno sbarramento regionale, per favorire la Svp). Vista comunque la necessità di una revisione costituzionale, il Governo andrà avanti almeno un anno e non si avranno così elezioni anticipate.
Wahnsinn, oder?
Es tut mir leid, aber ich kann diese Spielchen einfach nicht verstehen, ich hätte ein paar Fragen, und würde mich über Anworten oder Erklärungen sehr freuen:
1.) Gibt es in Italien keine Parteikultur, oder wie sonst soll man sich erklären, dass schon vor den Wahlen Koalitionen gemacht werden müssen, die nach einigen Wochen in Stücke gehen, um ins Parlament zu kommen??
2.) Sind "liste bloccate" nicht eine Entmündigung des Wählers, dem damit die freie Wahl genommen, oder verboten wird?
3.) Was ist das für eine Demokratie, in der man mit 35% + 1 Stimme 53% der Parlamentarier stellt? Ist das noch Demokratie??
4.) Wass bitte soll ein "doppio turno"?
Tut mir leid, aber ich verstehe es einfach nicht, kann mir das bitte jemand erklären??