Politik | Il grande partito

Grande varietà per grandi incertezze

Il 22 ottobre saremo chiamati a eleggere il Consiglio provinciale. Si presenteranno circa 17 liste per la prima volta: segno dipiù scelta o di più incertezza?
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Foto: ASP/Ivo Corrà

Talvolta si è convinti che nel negozio più grande si trovino più possibilità e più scelte; spesso può essere vero, anche per una questione di convenienza. Molti studi dimostrano, tuttavia, che nelle abitudini di acquisto, le persone tendono a rimanere per diverso tempo sugli stessi prodotti, e magari in un negozio più grande ci mettono più tempo per trovarli o magari per confrontarli con altri che offrono apparentemente le stesse caratteristiche e qualità. Il prossimo 22 ottobre elettrici ed elettori dell'Alto Adige saranno chiamati a scegliere le persone che faranno parte del prossimo Consiglio provinciale e traghetteranno l'Alto Adige in questi tempi tutt'altro che facili, per i prossimi 5 anni. Per analogia questa volta il voto sarà fatto in un grande centro commerciale e non in una bottega di paese, perché pare che le liste che si presenteranno con i propri candidati, siano circa 17, un numero eccezionale per le nostre elezioni provinciali.

Quello che dovrebbe contare, visto che il consenso sarà misurato su per giù sulla stessa popolazione di 5 anni fa, ma da un numero più grande di contendenti (alcuni anche disposti a molto anche in termini economici per non perdere terreno) il punto forse dovrebbe essere questa volta quello di recuperare nel processo democratico tutte quelle persone che, stanche e frustrate da un certo modo di fare politica da una parte e dal pensiero che "tanto quando comandano sono tutti uguali" dall'altra, non si presentano a votare. I veri vincitori, visti i numeri degli ultimi anni in tutte le chiamate alle urne sembrano loro, per quanto costa dirlo: il partito degli astensionisti, quelli che pensano di non poter fare la differenza.

Certo che la politica diventa poco affascinante per tutti, anche per i non addetti ai lavori, se diventa un gioco di forza, non solo dettata da chi ha il portafogli più pieno o gli sponsor più facoltosi per essere ovunque a distribuire dalle pastarelle alle fette di pizza, ma, si spera, anche da chi ha anche due idee da offrire. Pure questo sarebbe un concetto semplice, ma da approfondire, da quando una certa politica ha spostato l'attenzione dalle questioni, dagli argomenti, dalle idee alle persone. Certo, sono importanti anche quelle, chi porta un'idea è come il suo biglietto da visita, ma per il famoso adagio che non sia l'abito a fare il monaco, non fermiamoci giusto all'abito e neppure ad insultare quello: ci si distrae dalle cose più importanti e alcuni lo sanno bene, avendo costruito consenso proprio su queste logiche. È diventato metodo per alcuni che per natura cavalcano le pance degli elettori, ma non è detto che non si possa cambiare rotta.

Qualcuno del partito degli astenuti lo conosco, a pochi sono riuscito a far cambiare idea in questi anni, qualcuno poi si è aggiunto ad andare ad ingrassare quelle fila, a torto o ragione. Di certo non siamo bravi a riavvicinarli, e queste prime battute di campagna elettorale; solo accennate in alcuni casi, mentre in altri già a veri colpi di clava, non sono state un bel biglietto da visita per poter far affacciare qualcuno di nuovo in questo grande magazzino con dentro di tutto un po'. Questa grande varietà di partiti che si presenta per governare l'Alto Adige, provo a leggerlo in due modi: o come lo specchio di una grande eterogeneità, che ha bisogno di esprimersi proprio nella varietà, oppure come una grande dispersione, che non riesce a leggere i bisogni, tutti, di questa terra che è l'Alto Adige: bellissima, complessa, talvolta fragile. In ogni caso credo che da questo inizio di campagna elettorale ci sia un dato che emerge: il bisogno che chi governerà l'Alto Adige sia espressione davvero di una grande parte della popolazione, per questo c'è bisogno in questa campagna di parlare di temi veri, temi di questa Terra, temi cari soprattutto a chi fa più fatica ad essere incluso, a chi fa fatica anche a comprare il cibo, per non parlare al diritto alla casa, alla cura, ad andare al di là degli stereotipi che ormai sembrano cristallizzati. La sfilata dei big nazionali, o di qualche rampollo raccattavoti,  per quanto sia un momento impattante a livello estetico, credo che questa volta non sia fondamentale per parlare a chi questa terra la vive davvero. La sistematica demolizione degli avversari o la pesca di quelli che possono essere le esche da voti più grosse, speriamo lasci spazi a dialoghi franchi e decisi sulle questioni nodali. Tra tutti i volti che compariranno sulle riviste e nelle cassette delle lettere, ci sia prima di tutto il desiderio di parlare di ciò che sta davvero a cuore a tutte e tutti; non dell'Alto Adige del 23 ottobre, ma di quello del 2028; perché la politica è visione di un futuro possibile e mi sembra che questo tempo chieda risposte concrete, non promesse, chieda progetti veri a favore delle persone, dell'ambiente, del lavoro, dell'istruzione e della cura che non possono più essere rimandate, ma soprattutto un novo metodo di fare governo di questa terra. 

Il partito degli astenuti può prendere posizione solo se si parla di qualcosa che davvero conta per tutti e se si sceglie, soprattutto, come dialogare sui temi, se si sceglie il "come" confrontarsi e non solo "se" farlo o meno.

I motori di questa campagna elettorale si sono appena accesi, sono ancora tutti in tempo a sintonizzarsi sulle frequenze delle persone e della complessità e seguire una direzione comune per essere in competizione, ma non nemici, in dialettica e in dialogo senza alzare i toni, in contatto con le persone senza screditare gli altri. Sarà solo una speranza la mia, ma quel partito degli scontenti, degli sfiduciati e degli astenuti mi piacerebbe averlo con noi a questa festa della democrazia che è il voto e tutto il dibattito che questo dovrebbe sollevare in questi pochi mesi che ci separano dal 22 ottobre, stiamo a vedere!