Wirtschaft | Sostenibilità

Klimahouse, innovazione made in South Tyrol

Il 29 gennaio apre i battenti la decima edizione della manifestazione simbolo di eccellenza nell'edilizia. Intervista al presidente di Agenzia Casa Clima Stefano Fattor.

Dal 29 gennaio al 1 febbraio torna Klimahouse, l’esposizione organizzata da Fiera Bolzano in collaborazione con Agenzia Casa Clima, una delle realtà più consolidate e riconosciute nel campo della certificazione energetica degli edifici, realtà che fa capo alla Provincia di Bolzano. Precursore di un trend socio-economico che si è diffuso in Italia solo negli ultimi anni, Klimahouse torna dunque come un autorevole punto di riferimento per architetti, progettisti, costruttori edili e utenti finali che desiderano costruire abitazioni secondo criteri di efficienza energetica e di sostenibilità. 

Siccome quest’anno Klimahouse celebra il suo primo decennio di vita, abbiamo pensato di tracciarne una sorta di carta d’identità intervistando il presidente del consiglio d’amministrazione di Agenzia Casa Clima Stefano Fattor

Stefano Fattor, cosa fa in concreto Agenzia Casa Clima?
Dal 2013 Casa Clima è un ente strumentale della provincia e deve assolvere una serie di compiti. Uno di questi è il rilascio della certificazione energetica che nel resto d’Italia viene affidata a liberi professionisti. Da noi le certificazioni le rilascia invece l’agenzia, su istruttoria dei liberi professionisti. In sostanza l’Agenzia è un’autorità che controlla il 100% dei progetti edilizi.

In Alto Adige è possibile sfuggire alle maglie della normativa?
Direi proprio di no. Il controllo è assolutamente stringente, non solo sul progetto ma anche nella gestione del cantiere, con tanto di visite a sorpresa in cantiere. Esiste anche un controllo finale ad opere completate affidato a delle strumentazioni in grado di svela qualsiasi possibile inghippo.

Tutto ciò avviene solo in Alto Adige?
Sì, perché rispondiamo alla normativa locale che è assolutamente d’avanguardia rispetto a tutta Italia. La certificazione Casa Clima viene richiesta molto però anche fuori provincia. L’anno scorso è stata richiesta per ben 200 edifici. La possibilità di esporre la targhetta Casa Clima è molto ambita fuori provincia, anche dove non esiste una normativa corrispondente ed anzi Casa Clima non rientra nemmeno tra le certificazioni ufficiali, almeno per ora. Insomma: il marchio è molto spendibile sul mercato. 

Da queste ‘perizie fuori sede’ la Provincia ci guadagna?
Il bilancio dell’Agenzia tende a zero. Le risorse vengono tutte reinvestite nella ricerca per la realizzazione di software, protocolli di calcolo, nuovi metodi di controllo. Ci tengo a precisare che Casa Clima è un metodo, non una tecnica. Non ci sono preclusioni in merito alle tecniche di costruzione: Casa Clima è agnostica dal punto di visto tecnologico. Una cosa è certa: sul territorio nazionale il marchio è riconosciuto dagli operatori come garanzia di alta qualità. 

In Alto Adige la presenza di Casa Clima ha costituito un volano per lo sviluppo?
La Camera di Commercio qualche hanno fa ha affermato che Casa Clima a fronte di un bilancio di 3 milioni e mezzo di euro crea a livello localeun indotto di oltre 80 milioni. Casa Clima ha inoltre ben 160 aziende partner che devono seguire una serie di iter di formazione interna, di qualità di prodotto, aver fatto almeno 1 edifico casa clima per potersi fregiare del marchio pagando una quota. 

Il marchio è spendibile solo sul ‘nuovo’ costruito?
Va tenuto presente che ovunque vi è una concessione edilizia deve per forza esserci anche una certificazione Casa Clima. Oltre ad A e B c’è anche la qualità massima gold, mentre la categoria C funziona soltanto per i risanamenti volti ad ottenere i bonus cubatura concessi dall’amministrazione provinciale.
Poi esistono le certificazioni di qualità che sono relativi ad alcuni settori non residenziali. Sto parlando di Casa Clima Hotel per le strutture alberghiere, Work & Life per le strutture d’ufficio o di lavoro e poi Wine per le cantine vinicole. Uno dei punti di forza di questa edizione di Klimahaouse è poi Casa Clima School. Più di metà delle scuole italiane hanno problemi ed allora la nostra agenzia ha elaborato un nuovo protocollo. Consentendo alle pubbliche amministrazioni di appoggiarsi ad uno standard, senza doversi scervellare per capire cosa vuol dire qualità. 

La Fiera quando è nata?
10 anni fa. Si è trattato di un successo clamoroso, in grado di cambiare in Italia il modo di fare fiere edilizie. Grandissime mnifestazioni  come quelle di Bologna e Milano sono state costrette a creare in breve tempo padiglioni dedicati all’edilizia sostenibile. Ma noi che siamo periferia dell’impero ed in tempo di crisi siamo in grado ancora di ospitare 40mila visitatori in pochi giorni di apertura. Abbiamo molti espositori anche dall’estero, ma il mercato è soprattutto italiano. Oltre Brennero gli operatori gravitano soprattutto sulla fiera biennale di Monaco. 

Il Sudtirolo è più avanti rispetto all’Austria?
Direi proprio di sì. E va considerato che dal padiglione della sostenibilità che alcune fiere avevano inserito quasi come fosse un riserva indiana, siamo ora passati ad una situazione in cui in tutte le fiere possono essere presentati solo prodotti non banali. Oggi come oggi l’edilizia o è sostenibile o non è più niente.

Poi c’è la formazione…
Sì, questa è stata un’altra grandissima conquista. Negli ultimi 15 anni c’è stata una vera e propria rivoluzione in questo senso, veicolata anche da noi. 

Quali i numeri della fiera di quest’anno?
400 espositori e 2 convegni con star mondiali. 

Nell’immaginario collettivo si tende ad associare Casa Clima con costi maggiori. E’ ancora così?
Se uno spende di più costruendo una casa nuova secondo Casa Clima rispettando la normativa B vuol dire che ha sbagliato progettista. Nella norma si spende uguale, ma poi si risparmia molto in termini di consumi e manutenzione. Ricordo che Casa Clima non è solo valutazione energetica ma anche di qualità. Poi è chiaro che se uno costruisce casa Clima A vuol dire allora che cerca il massimo dell’eccellenza. Spende di più, ma parliamo di un importo non superiore al 5/6%.