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Foto: Fabio Marcotto
Gesellschaft | finferli e nuvole

Di chi è la Crimea? /2

Per capire le motivazioni della crisi tra Russia e Ucraina è necessario portare lo sguardo all'indietro. Un viaggio a puntate alle origini di una guerra ormai alle porte.
Torniamo ai nostri tempi.
7 febbraio 2022, Mosca.
“Voi considerate la Crimea ucraina, noi la consideriamo russa”.
Così Putin a Macron durante il colloquio avuto tra gli antipodi di un tavolo bianco ormai famoso (di fabbricazione italiana, per chi volesse procurarsene uno uguale senza andare lontano: costo stimato dal produttore sui 100.000 euro).
Ha ragione, Putin. Nel senso che la penisola è abitata in gran parte da russi etnici. Ci sono (in parte ormai c'erano) altre minoranze, soprattutto tatare e ucraine. E, in passato, anche italiane e tedesche. Successivamente Hitler vi ha visto, sia da un punto di vista climatico che geografico, la terra ideale per gli optanti sudtirolesi.
 
E' quindi così che, quando il fido Janukovič scappa da Kiev, la Russia annette la Crimea. Si tratta di difendere i propri connazionali dal “governo neofascista” di Kiev. E anche la propria base militare di Sebastopoli. E' il 20 febbraio del 2014.
L'azione è preparata da tempo. Intervengono gli “omini verdi”, senza, si dice, sparare un colpo (in realtà nelle settimane precedenti ci sono stati morti e sono scomparse persone). E', di fatto, un'annessione armata e non osteggiata dalla maggioranza della popolazione locale.
 
L'Ucraina è sotto shock e l'Occidente rimane di stucco. Anche perché pochi giorni prima si sono concluse le Olimpiadi invernali di Sochi, Russia.
Da San Pietroburgo a Mosca fino a Vladivostok la gente è invece travolta da un'ondata di incontenibile euforia. Il presidente Putin raggiunge un gradimento fino a quel momento mai visto.
Immaginiamoci adesso la seguente situazione. In Italia c'è un colpo di stato e l'Austria, dopo cent'anni, ne approfitta per annettere l'Alto Adige. Per “riportarlo a casa”, diciamo, visto che per il 70% è abitato da una popolazione di etnia tirolese e quindi austriaca. Teoricamente e fantascientificamente sarebbe una giusta riparazione della storia. Ma è una cosa impensabile per la cultura democratica occidentale e per il concetto di confine espresso dal diritto internazionale. Lasciando qui stare la resistenza di una consistente parte della popolazione (la maggioranza?).
 
I termini di paragone non sono però simmetrici. Perché il Sudtirolo è stato “conquistato” dall'Italia nel 1918 a conclusione della prima guerra mondiale e annesso con una popolazione assolutamente allogena. La Crimea è stata invece “regalata” da Chruščëv alla Repubblica ucraina, che ha lingua e cultura per molti versi simili a quelle russe. Inoltre, e cosa assai più importante, nel 1954, data del “dono”, la Repubblica ucraina e la Repubblica russa sono due stanze adiacenti dentro la stessa casa: l'Unione sovietica. Quando nel 1991 l'Unione sovietica cessa di esistere la situazione cambia completamente.
 
"La Crimea è sempre stata russa”, è il mantra che Putin ama ripetere alla nazione.
Il che è falso.
Nel lontano passato la penisola è stata conquistata e abitata da goti, unni, sarmati, bulgari, greci, bizantini, romani, veneziani, genovesi....e in quello più recente soprattutto dai tatari, che vi hanno regnato dal 1441 al 1783, anno in cui l'Impero russo ha conquistato il mar Nero e, quindi, fondato Odessa.
In russo Crimea si dice Krym e deriva dal tataro Qirim.
 
Questa la storia semplificata di molto.
C'è poi la vita di tutti i giorni. Alla fine di febbraio del 2014 per le strade e tra la gente di Odessa l'aria si taglia con il coltello. Ci sono bandiere ucraine (tante) e russe (poche). Una vecchia tira un vaso di fiori sul corteo di filorussi che passa sotto casa sua. Sputa e li riempie di insulti, in russo. Il gestore del locale più frequentato in città affigge uno striscione: “Odessa eto Ukraina”, “Odessa è Ucraina.” Chiaramente il sentimento popolare è molto lontano da quello di Crimea.
Si iniziano a vedere persone armate di bastoni e manganelli con maschere nere che lasciano scoperti solo gli occhi e la bocca. Per le vie girano un sacco di pattuglie militari. I caccia rombano nel cielo diretti verso il mar Nero.
Poi, quando inizia la guerra nel Donbass, la situazione precipita.

(2 continua)

 

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Sepp.Bacher So., 20.02.2022 - 11:21

Danke Fabio für diese interessante Folge deines Berichts zu Russland und zur Ukraine!
Eigentlich tendiere ich zur Haltung, dass die Mehrheit der ansässigen Bevölkerung in einer Volksabstimmung entscheiden, zu welchem Land sie gehören möchten oder ob sie ein eigener Staat sein wollen. Wie auch immer muss man der/den Minderheit/en gleiche Rechte garantieren und das Recht einräumen ihre Sprache/Schule und Kultur zu leben.
Das würde heißen, dass die Krim und der Donbass sich zu Russland bekennen würden. In diesem Falle muss auch auf die Minderheiten geachtet werden. Ähnlich im Donbass. Die Ukraine müsste sich eine Entschädigung im Form der Lieferung von Bodenschätzen, die durch die Annexion verloren gehen. Aber dann bleibt immer noch das Problem der verschieden Sprachen und Identitäten in der Ukraine. Da braucht es eine Änderung der Mentalität, denn Putin wird keine Ruhe geben, so langen die russische Bevölkerung nicht als sprachliche und etnische Minderheit geschützt wird.
Politisch und Verteidigungs-mäßig, wäre sicher ein Neutralität angebracht

So., 20.02.2022 - 11:21 Permalink
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Fabio Marcotto So., 20.02.2022 - 11:45

Danke Sepp, im Donbass ist die Situation jedoch sehr kompliziert und ethnisch ueberhaupt nicht homogen (Ukrainer die Mehrheit, jedenfalls). Mehr dazu in der letzten Folge

So., 20.02.2022 - 11:45 Permalink
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Karl Trojer Mo., 21.02.2022 - 09:59

Am Beispiel Südtirol in Italien, könnte die Ukraine den beiden mehrheitlich russisch-sprachigen Regionen eine ähnliche Autonomie anbieten , wie Südtirol sie in Italien genießt. Italien, Österreich oder die EU sollten diesen Vorschlag in die Verhandlungen mit der Ukraine und mit Putin einbringen und so die Lunte aus der Sprengladung ziehen.

Mo., 21.02.2022 - 09:59 Permalink