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Gesellschaft | Gaza Calling 3

Il delirio di Netanjahu

Attraverso i social media ci arrivano anche le voci e le testimonianze di attivisti e giovani israeliani, che cercano in tutti i modi di manifestare il loro dissenso.
Hinweis: Dieser Artikel ist ein Beitrag der Community und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
Netanjahu
Foto: Tageschau
  • Una settimana fa i palestinesi di Gaza aspettavano l'esito delle trattative per una possibile tregua. Ora aspettano l'ultimo atto della tragedia di cui sono vittime. Le loro condizioni di vita non sono cambiate: un milione e mezzo di sfollati, la metà bambini, stipati in un territorio che prima, già sovraffollato, ospitava 300 mila persone. La maggior parte di loro è al freddo, in tende improvvisate e bagnate. Molte famiglie nel corso di questi mesi si sono spostate già quattro, cinque volte, mancano cibo, acqua pulita, vestiti, coperte, scarpe….manca tutto. 
    Ma ora si è aggiunta la paura per l'arrivo imminente dei carri armati israeliani annunciato da Netanyahu. Gli sfollati stanno alla frontiera con l'Egitto, alle loro spalle il muro che l'Egitto ha ingrandito e rinforzato con filo spinato per impedire un eventuale esodo. E dove ha schierato i suoi carri armati minacciando Israele di sospendere gli accordi di pace del ‘67.
    Tutta la comunità internazionale sostiene che un’operazione di terra a Rafah sarebbe un disastro, ma i palestinesi restano lì, senza vie di fuga, in attesa di ricevere indicazioni dall'esercito israeliano su dove dirigersi. Nelle ultime notti hanno sopportato attacchi durissimi, in cui sono stati bombardati quartieri residenziali, moschee ed una parte del campo profughi, con il conto delle vittime che continua a salire, sono ormai 28.500. L'esercito ha comunicato di aver liberato con questa operazione due ostaggi israeliani. Alcuni organi di stampa riportano la notizia che altri tre ostaggi sarebbero rimasti uccisi nella stessa operazione.
    Oggi Netanyahu ha chiesto alle agenzie umanitarie di collaborare con il governo israeliano per evacuare i civili da Rafah, ma la Croce rossa internazionale ha fatto sapere che questa operazione è praticamente impossibile.
    Nel tempo di una settimana la situazione è precipitata: solo mercoledì scorso, dopo varie giornate di incontri diplomatici al Cairo con la mediazione di Egitto, Qatar e Stati Uniti, era arrivata la proposta di Hamas: in sintesi, una tregua di 135 giorni per consentire in tre fasi lo scambio tra i 136 ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas e 1500 prigionieri politici palestinesi, oltre alla liberazione di tutti i palestinesi minorenni, donne, malati ed anziani, detenuti nelle carceri israeliane. In questo lungo periodo di sospensione dei combattimenti avrebbe dovuto essere elaborato un piano per la cessazione definitiva della guerra, con il completo ritiro delle forze armate israeliane da Gaza.

  • Foto: Upi
  • „Si sono susseguiti gli appelli a Israele affinché eviti un attacco di terra in questa zona: dall'Unicef, alle Nazioni Unite, all'Oms, tutti chiedono ad Israele di fermarsi.“

     

    Nessuna controproposta è arrivata da Israele: il giorno stesso il premier Netanyahu è apparso in televisione per comunicare agli israeliani e al mondo che non ci sarà nessun negoziato e per ribadire che la distruzione totale di Hamas è l'unica soluzione possibile. La vittoria decisiva sarebbe ormai a portata di mano. Il giorno successivo Netanyahu ha ordinato all'esercito israeliano di muoversi verso Rafah.
    Dopo queste dichiarazioni si sono susseguiti gli appelli a Israele affinché eviti un attacco di terra in questa zona: dall'Unicef, alle Nazioni Unite, all'Oms, tutti chiedono ad Israele di fermarsi.
    Un appello affinché Israele rinunci ad un'operazione di terra nella città del sud è arrivato anche da Borrel, responsabile della politica estera della comunità europea; altri appelli arrivano dall’Inghilterra, dalla Germania, dalla Cina. Biden, preoccupato in questo momento di mantenere il consenso della comunità ebraica americana senza perdere quello della comunità araba, ha ribadito il sostegno ad Israele ed ha chiesto al premier israeliano di non iniziare nessuna operazione militare a Rafah prima di aver messo a punto un piano credibile e realizzabile per evacuare la popolazione civile.
    Di fronte agli appelli della comunità internazionale Netanyahu ieri per l’ennesima volta, ha risposto che rinunciare all'operazione di terra a Rafah significherebbe rinunciare alla distruzione di Hamas, primo obiettivo di Israele, ed ha addirittura dichiarato “tutti quelli che ci chiedono di fermarci sono complici di Hamas”.

     

     “Tutti quelli che ci chiedono di fermarci sono complici di Hamas”.
    Benjamin „Bibi“ Netanjahu

  • Ma al di là degli appelli verbali, nessuno dei governi occidentali alleati di Israele ha finora mai accennato alla possibilità di passare a strumenti di pressione più incisivi, quali l'interruzione della fornitura di armamenti o la sospensione di rapporti economici o commerciali. Solo poche ore fa per la prima volta, Borrel ha dichiarato che “gli Stati Uniti dovrebbero rivedere l’invio di armi a Israele”. Insieme agli Stati Uniti dovrebbero farlo anche parecchi paesi europei, tra cui l’Italia. E forse è troppo tardi.
    Diverse associazioni ebraiche, come la Jewish Voice for peace degli Stati Uniti, che conta 700 mila associati, chiedono al governo americano di togliere il sostegno ad Israele rispetto a questa guerra ed in generale rispetto alla politica repressiva e violenta di Israele verso i palestinesi. Anche in Italia 54 ebree ed ebrei laici hanno pubblicato una lettera appello, che sta ricevendo sempre più adesioni: denunciano la risposta sconvolgente del governo israeliano all'attacco di Hamas e l'assenza di un piano per uscire dalla guerra. I firmatari della lettera si dissociano dalle posizioni acritiche delle comunità ebraiche italiane, affermando che la critica alle politiche di Israele non è antisemitismo. 

    „Diverse associazioni ebraiche, come la Jewish Voice for peace degli Stati Uniti, che conta 700 mila associati, chiedono al governo americano di togliere il sostegno ad Israele rispetto a questa guerra ed in generale rispetto alla politica repressiva e violenta di Israele verso i palestinesi.“

  • Foto: Jewish Voice
  • Spostando lo sguardo all’interno di Israele, sebbene Netanyahu stia perdendo molti consensi, può contare su una parte di popolazione comunque convinta della necessità di continuare questa guerra. Subito dopo l'annuncio del premier, la settimana scorsa quindici mila israeliani hanno risposto all'appello di soldati e gruppi di estrema destra ed hanno manifestato a sostegno della politica di Netanyahu: nessun negoziato, la guerra deve continuare fino alla distruzione di Hamas. E rispetto agli ostaggi nelle manifestazioni si dice ciò che il governo non ha il coraggio di dichiarare: bisogna accettare qualche sacrificio per vincere. Il 4 febbraio dal kibbutz di Zikim, nel sud di Israele, è partita una marcia di estremisti che chiedono apertamente la colonizzazione della striscia di Gaza e l'espulsione della popolazione palestinese. Sullo sfondo l'immagine più triste: gruppi di manifestanti israeliani, in prima fila le Mothers of soldiers, che da due settimane al porto di Ashdod e al valico di Kerem Shalom stanno bloccando il passaggio di cibo e medicine destinati ai civili di Gaza.

     

    „Accanto a questa parte di Israele che non vuole la fine della guerra e che anzi è pronta alla fase finale del più grande massacro dal dopoguerra ad oggi, esiste un'altra parte che non condivide o non condivide più queste posizioni“

     

    Ma accanto a questa parte di Israele che non vuole la fine della guerra e che anzi è pronta alla fase finale del più grande massacro dal dopoguerra ad oggi, esiste un'altra parte che non condivide o non condivide più queste posizioni. Le stesse famiglie degli ostaggi e gli ex ostaggi si appellano disperatamente a Netanyahu, sostenendo che se continuerà con il tentativo di smantellare Hamas non ci saranno più ostaggi vivi da liberare. Lo stesso ha affermato l'ex generale Eisenkot, membro del consiglio di guerra di Israele: anche secondo lui la liberazione degli ostaggi e la distruzione di Hamas non sono obiettivi conciliabili.

  • Foto: Upi
  • Attraverso i social media ci arrivano anche le voci e le testimonianze di attivisti e giovani israeliani, che cercano in tutti i modi di manifestare il loro dissenso al massacro in atto e in generale alle politiche israeliane nei confronti dei palestinesi: per questo vengono denunciati, a volte arrestati, sottoposti a perquisizioni o minacciati. 
    Come Meir Baruchin, un insegnante israeliano di storia ed educazione civica di 60 anni, che è stato arrestato e sospeso dall'insegnamento per aver postato una foto di bambini palestinesi uccisi a Gaza dall'immediata reazione di Israele all'indomani dell'attacco di Hamas del 7 ottobre. In seguito scarcerato e reintegrato a scuola, diversi studenti l'hanno accolto con sputi e insulti ed hanno abbandonato le sue lezioni. “Conosco centinaia di insegnanti che hanno paura a parlare “ ha dichiarato l'insegnante in un'intervista. “Il mio licenziamento è stato un messaggio deliberato, l'obiettivo è quello di mettere a tacere qualunque voce critica. Il pubblico in Israele non sa cosa viene fatto in suo nome, né in Cisgiordania né a Gaza”.
    Lo stesso sostiene la televisione franco- tedesca Arte che ha realizzato un reportage che evidenzia come i cittadini in Israele ricevano informazioni principalmente dal portavoce dell'esercito, che ogni sera li aggiorna sul conflitto in una conferenza stampa trasmessa in diretta dalla tv nazionale.Non si parla delle sofferenze della popolazione civile che vive nella striscia e solo pochi giornalisti israeliani mettono in dubbio le notizie ufficiali.

  • Meir Baruchinun: insegnante israeliano che è stato arrestato e sospeso dall'insegnamento per aver postato una foto di bambini palestinesi uccisi a Gaza Foto: Youtube
  • Piccole minoranze di militanti politici, pacifisti e attivisti contro l'occupazione cercano di fare sentire il loro dissenso attraverso pagine Fb come Refuser Solidarity Network, e di organizzare piccole manifestazioni per chiedere la fine della guerra ed azioni simboliche per dare un volto ai palestinesi uccisi in massa a Gaza. Anche loro raccontano di minacce, fermi ed arresti. Il 26 dicembre Tal Mitnick, israeliano di 18 anni è stato condannato al carcere dal tribunale militare per essersi rifiutato di combattere nell'esercito israeliano.
    “Questa terra ha un problema” ha dichiarato il ragazzo al momento della condanna “ci sono due nazioni che hanno un legame indissolubile ed innegabile con questo posto. Anche con tutta la violenza del mondo non si possono cancellare il popolo palestinese e quello ebraico e la loro connessione con questa terra. Il problema è il suprematismo, la convinzione che essa appartenga ad un solo popolo. Né la violenza di Hamas né quella dello stato israeliano possono risolvere la situazione. Non ci può essere una soluzione militare ad un problema politico...Mi rifiuto di credere che più violenza porterà sicurezza. Mi rifiuto di partecipare ad una guerra di vendetta”.
    Lo stesso dirà tra pochi giorni una ragazza di 18 anni, quando a sua volta sarà giudicata per lo stesso reato.

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Ascanio Giacomini Fr., 16.02.2024 - 10:41

Antwort auf von Peter Gasser

L’obiettivo urgente è quello di FERMARE IL MASSACRO IN ATTO. Israele non è al di sopra della legge e i comandanti e soldati israeliani che compiono crimini da decenni devono essere processati da un tribunale internazionale (visto che Israele non lo fa) e non devono sfuggire alla giustizia come è successo con Menachem Begin responsabile del massacro di Deir Yassin.

Fr., 16.02.2024 - 10:41 Permalink
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Peter Gasser Fr., 16.02.2024 - 12:41

Antwort auf von Ascanio Giacomini

Wenn sie korrekt sind, machen wir das jetzt so: Sie beantworten erst meine Fragen, dann ich die Ihren (Sie wissen ja: es ist unhöflich Fragen mit Gegenfragen (inhaltlich nicht) zu beantworten).
.
(Die Israelis hatten Diesel für Notstromaggregate geliefert, die HAMAS nicht; die Hamas hat den Diesel für ihre Raketen in den Tunnels zurückbehalten, und die Israelis am Evakuieren der Babies gehindert - aber das wissen Sie ja; auch die Ursache des Geschehens, den 7. Oktober, den Sie hier ignorieren, kennen Sie ja).

Fr., 16.02.2024 - 12:41 Permalink
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Ascanio Giacomini Fr., 16.02.2024 - 13:19

Antwort auf von Peter Gasser

I distributori di Gaza possono comprare il carburante SOLO da Israele e ai prezzi che decide Israele che aveva BLOCCATO IL RIFORNIMENTO e quindi i distributori non avevano più carburante per fornire gli ospedali rimasti senza carburante e corrente per le incubatrici. COSì SONO MORTI I BAMBINI PREMATURI.

Fr., 16.02.2024 - 13:19 Permalink
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Peter Gasser Sa., 17.02.2024 - 16:51

Antwort auf von Ascanio Giacomini

Nein, Israel versucht, seine Bürger aus der Geiselhaft der Schlächtertruppe Hamas zu befreien:
Es gelang den Israelis trotz heftigem Beschuss, zwei Geiseln freizubekommen. Die hysterische Reaktion der Hamas auf die Befreiung zeigt, wie geschockt die Terroristen darüber sind.
Seit die Militäroperation gegen Rafah vor einigen Tagen anlief, hat Israel viel Kritik dafür einstecken müssen. Die Geiselbefreiung zeigt nun, dass sie dennoch notwendig ist. Israels Sicherheit und die Zukunft Gazas ohne Hamas kann nur erreicht werden, wenn alle militärischen Rückzugsorte der Terrororganisation aufgebracht und gesäubert werden.

Denn das von Hamas unter großem finanziellem Aufwand errichtete Tunnelnetz erlaubt es den verbliebenen Terrorkämpfern, sich und die Geiseln unbemerkt aus den von Israel eroberten Gebieten zurückzuziehen. Rafah ist nun der letzte wichtige Rückzugsort der Terroristen.
Natürlich bedeutet der Krieg und jede neue Offensive auch neue Härten für die Zivilbevölkerung in Gaza. Aber im Ausland sind viele allzu schnell dabei, die Schuld für das palästinensische Leiden bei den Israelis abzuladen. Deshalb ist es notwendig immer wieder darauf hinzuweisen, wer tatsächlich verantwortlich dafür verantwortlich ist: die Hamas. Sie hat diesen Krieg vom Zaun gebrochen mit ihrem bestialischen Angriff auf israelische Ortschaften und Kibbuzim.
Nach dem größten Massaker an jüdischen Zivilisten seit dem Holocaust hat Israel jedes Recht, sich zu verteidigen und auch eine Pflicht gegenüber den eigenen Bürgern, die Terrorgefahr an der eigenen Grenze endgültig zu beseitigen. Es ist die Hamas und nicht Israel, die Schulen, Moscheen und Krankenhäuser militarisiert und ganze Wohnviertel untertunnelt hat.
Deshalb ist es vor allem der Terrororganisation zuzuschreiben, wenn bei der notwendigen Bekämpfung der Extremisten so viel Schaden angerichtet wird, weil die Hamas die eigene Bevölkerung im Gaza-Streifen und zivile Infrastruktur als Schutzschilde benutzt.
Es ist bezeichnend für den verrotteten Zustand internationaler Institutionen, dass kaum jemand das nahe liegende fordert, um diesem Krieg ein Ende zu bereiten. Denn der könnte morgen vorbei sein, würde die Hamas die Waffen strecken, die verbliebenen Geiseln freilassen und die Mörder des 7. Oktober ausliefern. Bis das geschieht, muss Israel tun, was notwendig ist, um die Geiseln zu befreien und die Terrorgefahr zu bannen. Und dazu gehört auch die Eroberung von Rafah.

Sa., 17.02.2024 - 16:51 Permalink
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Ludwig Thoma Sa., 17.02.2024 - 20:19

Antwort auf von Peter Gasser

Israel "hat jedes Recht", schreibt Peter Gasser. Kein Völkerrecht, kein Kriegsrecht, kein Menschenrecht soll mehr gelten für die Menschen in Gaza. Was erdreisten die sich auch die Hamas zu wählen. Letzte Woche sind für die Befreiung von zwei Geiseln an die hundert Personen ums Leben gekommen. Wie man die Barbarei nur auf einer Seite sehen kann, bleibt mir ein Rätsel.

Sa., 17.02.2024 - 20:19 Permalink
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Peter Gasser So., 18.02.2024 - 09:07

Antwort auf von Ludwig Thoma

Tja, Anonym Ludwig Thoma, das stammt jetzt in der Tat NICHT von Peter Gasser: es ist die Kurzfassung (Zusammenschnitt) eines aktuellen Artikels von Clemens Wergin, Chefkorrespondent Außenpolitik bei Welt.de (hatte die Anführungszeichen und die Quellenangabe vergessen, sei hier nachgeholt):

https://www.welt.de/debatte/kommentare/article250048000/Gaza-Krieg-Daru…

Richten Sie Ihre ad-personam-Bemerkungen also an den Chefkorrespondent Herrn Wergin von Welt.de - berichten Sie dann von dessen Rückmeldung, ja, das wäre interessant.

So., 18.02.2024 - 09:07 Permalink
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Peter Gasser So., 18.02.2024 - 09:50

Antwort auf von Ludwig Thoma

wieder falsch: es ist ein namentlich gezeichneter Artikel;
Der Inhalt scheint Sie wohl nicht zu interessieren, aber Respekt scheint ja nicht das Ihre zu sein, dass Sie ad personam den Autor zu diskreditieren versuchen (wie gehabt):
diese Ihre Methode verwendend könnte man alle Ihre Kommentare abwerten mit (ich zitiere Sie sinngemäß):
‚Ja wenn es ein anonymer User schreibt...‘
.
Clemens Wergin - Journalistische Tätigkeit (scheint doch etwas kompetenter in der Sache zu sein, als Sie es sind):
Nach seinem Abschluss begann er 1998 als Volontär beim Tagesspiegel. 2003 gewann er ein Arthur F. Burns Fellowship, mit dem er bei der Chicago Tribune arbeitete. 2007 wechselte er zur Welt-Gruppe, wo er bis 2014 das Auslandsressort leitete. Seit 2013 schreibt Wergin Kommentare für die New York Times. Von 2014 bis 2018 leitete er das Auslandsbüro der Welt in Washington, D.C. Von 2018 bis 2020 war er Ressortleiter Ausland. Seit 2020 ist er Chefkorrespondent Außenpolitik.
Für seine Kommentare wurde er 2003 mit dem George F. Kennan-Preis ausgezeichnet.

So., 18.02.2024 - 09:50 Permalink
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Peter Gasser So., 18.02.2024 - 10:03

Antwort auf von Ludwig Thoma

das ist (lediglich) Ihre Meinung;
das tut er meiner Ansicht nach im Artikel nicht, das unterstellen Sie, oder lesen Sie subjektiv als Ihre Einschätzung heraus: das dürfen Sie, bleibt aber Ihre Meinung.
Und diese Ihre Meinung hat für mich in Bezug auf den Expertenartikel eben wenig Tiefe, wenig politisches Verständnis, keine Objektivität, und daher wenig Gewicht.
Sie verstehen, dass die Expertise und Einordnung der Sachlage eines ausgewiesenen Experten mehr Gewicht hat als die bloße Meinung eines anonymen Kommentators?

So., 18.02.2024 - 10:03 Permalink
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Peter Gasser So., 18.02.2024 - 10:45

Antwort auf von Ludwig Thoma

wieder falsch: sowohl Ihr Zitat (unkorrekt zitiert), als auch Ihre Schlussfolgerung sind falsch.

Wenn eine Frau „jedes Recht hat“ sich gegen sexuelle Belästigung zu wehren, bedeutet dies mitnichten, dass der Angreifer kein Recht mehr hat. Ihre Schlussfolgerung ist einfach falsch.
.
Ja, ich lese/höre weiter EXPERTISEN, gleich auf welchem Portal oder Medium.
Und ich lese auch MEINUNGEN dazu, z.B. hier auf Salto, auch Ihre.

So., 18.02.2024 - 10:45 Permalink
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Peter Gasser So., 18.02.2024 - 12:36

Antwort auf von Manfred Gasser

es ist alles schwierig: aber Rafah muss nicht „erobert“ werden, wenn die Hamas die Geiseln herausgibt und die 4 schwerbewaffneten Kompanien der Hamas das zivile Gebiet voller Frauen und Kinder verlassen: es ist ein Völkerrechtsverbrechen und ein Kriegsverbrechen, seine Krieger zwischen und unter Frauen und Kindern zu verstecken und von dort heraus zu agieren. Das wird in all den Artikeln hier auf Salto regelrecht geleugnet: dafür trägt die Hamas die Verantwortung, das ist offensichtlich. Wes Geistes Kind muss man sein, Geiseln und Kämpfer zwischen zivilen Familien zu verstecken??? Und wessen Geistes Kind muss man sein, das wissentlich nicht zu sehen?

So., 18.02.2024 - 12:36 Permalink
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Stefan S So., 18.02.2024 - 12:06

Antwort auf von Ludwig Thoma

Wenn wir die jetzigen Kriegs Handlungen nur auf die jüngste Geschichte beziehen ist die Reaktion Israels durchaus nachvollziehbar aber auch diese Meinung des Gastautors lässt den wichtigsten Punkt des Konfliktes außen vor. Was passiert wenn die Hamas besiegt bzw. tatsächlich aufgibt?
Die 2 Staaten Lösung ist weit und breit nicht in Sicht und nur eine gewünschte Lösung des politischen Westen.
"Ohne Staatlichkeit haben die Palästinenser (selbstverschuldet)"
Zur Wahrheit gehört auch das außer Israel alle sonstigen Anrainerstaaten keinen Staat Palestina wollen. Für die 2 Staaten Lösung gibt es keine nennenswerte Lobby in dieser Region. Des Weiteren sind die Palistinänser keine homogene Volksgruppe sondern eine Schicksalsgemeinschaft welche sich durch die vergangenen Jahrzehnte erst gebildet hat. Abgesehen von Israel gibt es in dieser Region keine brauchbaren demokratischen Strukturen und selbst Israel hat unter der aktuellen Situation Schwierigkeiten mit der demokratischen Rechtsstaatlichkeit. Eine wirklich gangbare Lösung kann eigentlich nur die Anbindung der verschiedenen palastinänsischen Gebiete an die umliegenden Staaten sein. Bei der derzeitigen globalen politischen Lage alles kaum bis gar nicht vorstellbar. Denkbar wird dies erst alles wenn China mit den USA diesbezüglich harmonieren. Nächstes Fenster dazu öffnet sich erst nach den US Wahlen.

So., 18.02.2024 - 12:06 Permalink
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Peter Gasser So., 18.02.2024 - 12:33

Antwort auf von Stefan S

Das hat Vieles für sich:
das Problem mancher arabischer Staaten mit einem Staat Palästina ist, dass dieser Staat a priori Israel anerkennen muss (wie auch Israel diesen Staat anerkennen muss): und das berührt die hegemoniale Politik des Iran, dessen Condottieri rund um Israel herum an der Auslöschung von Israel und den Juden arbeiten: dieses religiös-totalitäre politökonomische Modell verlöre seine Grundlage.
.
(richtig ist auch, dass es kein palästinensisches Volk gibt, es gibt nur arabische Stämme)

So., 18.02.2024 - 12:33 Permalink
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Milo Tschurtsch So., 18.02.2024 - 12:32

Antwort auf von Ludwig Thoma

Herr Thoma, woher haben Sie die Zahl dass für die Befreiung der Geiseln hundert Personen ums Leben gekommen wären? Waren es Mitglieder der Hamas oder Zivilisten? Sind die Zahlen ( wie die der anderen Opfer) von der Hamas? Wahrlich glaubwürdig! Es gibt keine seriösen Opferzahlen von beiden Seiten.
Und wieso soll für die Zivilisten in Gaza kein Recht gelten? Sollen doch alle evakuiert werden, wobei sich Ägypten für die ehemaligen Mitstreiter im Sechstagekrieg wie es ausschaut auch nicht so ganz ins Zeug legt. Dass manche immer noch in Nibelungentreue zum Terror bei den Hamaskämpfern verharren und nicht gehen kann Israel nicht angelastet werden. Sollen sie deshalb darauf verzichten Geiseln zu befreien?
„Was erdreisten sie sich auch die Hamas zu wählen“. Natürlich kann man eine Terrororganisation wählen nur sollte man halt auch wissen was man da in Kauf nimmt falls jene die den Terror nicht gewählt haben , zurückschlagen .“Wer die Gefahr wählt wird in ihr umkommen“, heißt ein altes Sprichwort.
Und ja der Ball liegt bei der Hamas: Geiseln frei lassen um die eigene Bevölkerung die einen ja gewählt hat, nicht Gefahren auszusetzen. Aber von einer Terrororganisation kann man das natürlich nicht verlangen. Alle sind für den Schutz der Zivilisten zuständig nur die eigentlich Verantwortlichen nicht.
Ich jedenfalls bin froh wenn die Hamas besiegt wird, denn bei dem Netzwerk das sie international aufgebaut haben, mit Geldgebern weltweit steht der westlichen Welt noch allerhand bevor. Da braucht man nur die beschämenden Hamas -Unterstützer Demonstrationen europaweit anschauen. Wer da nicht erkennt was los ist dem ist nicht mehr zu helfen.

So., 18.02.2024 - 12:32 Permalink
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Salto User
Milo Tschurtsch So., 18.02.2024 - 19:49

Antwort auf von Ludwig Thoma

ALLE werden sie die Hamas nicht gewählt haben, aber mehrheitlich haben sie sie gewählt. 2006 errang diese 74 von 132 Mandaten, was die absolute Mehrheit war. Seitdem haben keine Wahlen mehr im Gazastreifen stattgefunden. EU und USA waren entsetzt. Präsident Bush sagte: .„Ich sehe nicht, wie man Partner im Frieden sein kann, wenn man gleichzeitig in seinem Programm die Zerstörung eines Landes fordert. Wenn man die Zerstörung Israels im Programm stehen hat, dann ist man kein Partner im Frieden."
Wieso soll Israel die palästinensischen Flüchtlinge aufnehmen , die Israel seit nahezu 20 Jahren bekämpfen und potentielle Unterstützer des Terrorregimes sind, die das Massaker vom 7. Oktober zu verantworten haben ? Da sehe ich schon Ägypten in der Pflicht, sind es doch die Glaubensbrüder mit denen die gemeinsam Israel bekriegt haben. Und die Grenze in Rafah ist vor der Haustür. Außerdem tut Israel das Seine indem es Sicherheitszonen für die Zivilisten schafft. Israel ist nicht daran interessiert, ein Gemetzel an den Zivilisten anzuzetteln, sondern einzig und allein die Terrororganisation Hamas zu besiegen. Das muss klar gesagt werden. Wenn die Palästinenser im Gazastreifen noch einen Funken Hausverstand haben, sollten die Israel darin unterstützen. Denn mit der Hamas haben sie längerfristig keine Zukunft.
Vielleicht gibt es auch einen palästinensischen Staat auf dem Gebiet des Gazastreifens. Israel hatte den ja schon komplett geräumt und ist sicherlich an dem Gebiet nicht interessiert. Dazu braucht es aber einmal eine demokratische Regierung und den Willen Israel als gleichwertigen Nachbarn anzuerkennen. Da muss man sich aber von jedem Fanatismus lossagen, und vor allem die Brandstifter im Iran usw. ignorieren. Ob sie das schaffen weiß man nicht.
Jedenfalls hat es Israel im Laufe der Zeit geschafft zunehmend friedliche diplomatische Beziehungen mit den einstigen "Feinden " aufzubauen, nämlich mit Jordanien, Ägypten und auch zunehmend mit Saudi-Arabien. Diese Länder haben erkannt dass längerfristig es besser ist mit Israel auszukommen, deshalb sind denen die Hamas und die militanten Palästinenser im Gazastreifen eher schon ein Ärgernis und sie versuchen zu schlichten.

So., 18.02.2024 - 19:49 Permalink
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Monika Psenner Fr., 16.02.2024 - 11:08

Der Artikel von Patrizia Zambai ist meiner Meinung nach eine gute Zusammenfassung der derzeitigen Situation in Gaza, sowie der internationalen Reaktionen auf den Krieg.
Die Meinungen über den nun schon seit vielen Jahrzehnten dauernden Nahostkonflikt divergieren stark, das ist zum Teil auch eine Folge der teilweise sehr einseitigen Berichterstattung in vielen Mainstream-Medien, vor allem, aber nicht nur, im deutschsprachigen Raum .
Ich bin überzeugt, dass es nur dann einen Frieden geben kann, wenn auch den Palästinensern ein souveräner Staat in einem Teil des Landes, das sie seit vielen Jahrhunderten bewohnen, gewährt wird. Der Weg dorthin ist schwierig, aber nicht unmöglich. Die fanatischen Akteure auf beiden Seiten stellen ein großes Hindernis für den Frieden dar.
Wenn es bei den Israelis und den Palästinensern den politischen Willen gibt und in erster Linie die USA, aber auch die EU sowie die wichtigen arabischen Länder (Ägypten, Jordanien, Saudi Arabien, Katar etc.) entsprechend Druck ausüben, besteht die Möglichkeit zu einem Frieden.

Fr., 16.02.2024 - 11:08 Permalink
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Peter Gasser Fr., 16.02.2024 - 11:43

Antwort auf von Monika Psenner

Ich sehe das auch so: der Weg führt über eine 2-Staaten-Lösung mit gegenseitiger Anerkennung und religiöser Toleranz zum Frieden. Es ist Platz genug für alle.

Ob aber die Condottieri des Iran, die Hamas, die Hisbhollah, die Huti und verschiedene Dschihad-Gruppen in Irak, Syrien, Libanon, gelenkt und finanziert aus Teheran und Moskau, ihr milliardenschweres einträgliches Geschäftsmodell als professionelle Kriegerkasten aufgeben werden, und auch Israel seine ultraorthodoxe und rechtsradikale Minderheit in die Schranken verweist, vermag ich nicht recht zu glauben.
Die arabische Halbinsel ist die wohlhabendste Gegend der Welt: dass es dort Armut und Konflikte gibt, ist also (von irgendjemandem) absolut gewollt, so meine Sicht dazu.
.
(auch sehe ich im Artikel oben schwere inhaltliche Fehler in Bezug auf die Angebote zur Waffenruhe: dies ist leider nicht objektiv und korrekt wiedergegeben, wie verschiedene Berichte zeigen)

Fr., 16.02.2024 - 11:43 Permalink
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VeritasInquisitio So., 18.02.2024 - 20:06

Es scheint, dass jemand vergessen hat, dass der israelische Verteidigungsminister die Palästinenser Tiere genannt hat und dass die israelische Armee sie auch so behandeln wird.

So., 18.02.2024 - 20:06 Permalink
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Peter Gasser So., 18.02.2024 - 20:28

Antwort auf von VeritasInquisitio

... „es scheint, dass jemand vergessen hat“: das ist ein guter Beginn für einen Kommentar:

... „es scheint, dass jemand vergessen hat“, dass die Regierung der Gaza-Palästinenser, die Hamas, am 7. Oktober Israelis, Babies, Kinder, Mädchen, Jugendliche, Frauen gefoltert, lebendig verbrannt, vergewaltigt, verstümmelt und wie Tiere abgeschlachtet hat, zu hunderten.

Zu hunderten wie Tiere abgeschlachtet - meine Meinung: Sie empören sich über das tierische WORT der einen und leugnen durch Weglassen die unmenschliche tierische TAT der anderen?

Hier zum Nachlesen:
https://www.welt.de/politik/ausland/plus248917504/Hamas-Massaker-am-7-O…

So., 18.02.2024 - 20:28 Permalink
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Ludwig Thoma So., 18.02.2024 - 21:30

Antwort auf von Peter Gasser

Nun ist es eben so, dass die israelische Regierung nicht beim Wort geblieben ist und der Kommentator die Tat der Hamas nicht nur nicht leugnet, sondern nicht mal in Abrede stellt.
Aber wie das bekannte bonmot der italienischen Faschisten der zwanziger Jahre, wer nicht mit uns ist ist gegen uns.
Also wird munter unterstellt was das Zeug hält. Eine abweichende Meinung wird nicht geduldet.

So., 18.02.2024 - 21:30 Permalink