Il Terzo Statuto per un'autonomia più europea, salda e leggera
L'anno 2013 si sta affermando come un anno politicamente intenso, animato com'è stato dall'esito incerto delle elezioni politiche di febbraio e dalla campagna elettorale per le elezioni provinciali d'autunno nelle province di Bolzano e Trento. In entrambe le province sono stati e sono numerosi gli avvicendamenti, a cominciare da quelli riguardanti i presidenti delle province. E si è tornato a discutere molto anche di temi generali, di “sistema”, in particolare del rinnovo dello statuto d'autonomia, sollecitato da più parti. Il desiderio di un "terzo statuto" è divenuto – per così dire – addirittura il “carburante principale” per lo meno per l'elezione di uno dei nuovi parlamentari regionali, il giurista bolzanino e neosenatore bolzanino Francesco Palermo. A Margherita Cogo, che invece fa parte del folto gruppo dei politici regionali che invece hanno deciso di non ricandidare alla fine della legislatura, abbiamo quindi pensato di porre alcune domande per offrire ai lettori di Salto un allargamento di prospettiva, a 40 giorni dall'appuntamento con le urne in programma per il 27 ottobre.
Margherita Cogo, si è parlato e si parla molto di un possibile Terzo Statuto di Autonomia. Quali sono le aspettative in Trentino?
Sono troppi anni che se ne parla, ma le condizioni politiche nazionali non sono sembrate mai favorevoli. In ogni caso oggi vi sono almeno tre buone ragioni che spingono verso il cambiamento statutario. Innanzitutto bisogna prendere atto della centralità sempre più evidente assunta dalle due province autonome di Trento e Bolzano. Poi i mutamenti epocali portati dalla globalizzazione hanno accresciuto il ruolo degli enti locali nelle relazioni internazionali promuovendo forti collaborazioni tra territori confinanti in un contesto in cui l'UE è divenuta sempre più determinante. Il terzo elemento è giunto dalle spinte, pur contraddittorie, arrivate dal governo centrale che ha spinto prima verso la cosiddetta riforma federale per poi esprimere invece una volontà ri-centralizzatrice attuale, accompagnata da un clima generale sfavorevole alle autonomie speciali. Dunque il terzo Statuto di autonomia deve delineare una regione più europea, più salda e più leggera. E lo spirito di concertazione territoriale sull'asse Bolzano Trento andrà sviluppato in forme allargate anche con i territori confinanti. La “leggerezza” andrà raggiunta espandendo l'esperienza della staffetta dalla Presidenza della Regione anche alla Presidenza del Consiglio e prevedendo, inoltre, che la Giunta Regionale, nella sua composizione, sia formata esclusivamente da assessori provinciali.
Quale strumento dovrà essere adottato per l'elaborazione del nuovo statuto?
Noi proponiamo che venga istituita una Convenzione a composizione mista, in modo da rappresentare le principali espressioni politiche, territoriali, sociali, economiche, culturali e di expertise presenti nella società. La Convenzione dovrà lavorare come una sorta di organismo ausiliario dell'assemblea regionale, alla quale poi andrà comunque presentato il lavoro finale.
Ma come la mettiamo con le "fughe in avanti" su alcuni temi operate dalla SVP?
Le "fughe in avanti” riguardano più il modo di proporre i temi politici, un po' in solitudine, più che i contenuti stessi. Forse è tempo che l'SVP cominci a fidarsi di più degli alleati trentini.
In questi ultimi tempi la prospettiva dell'Euregio è rimasta un po' sotto traccia. Resta ancora valida l'idea di rafforzare la macroregione nell'ottica della crisi economica e delle turbolenze della politica?
In realtà l'atto più significativo della storia istituzionale della Euroregione si è realizzato con la creazione del Gruppo Europeo di Collaborazione Territoriale. A questo punto è pensabile che il modello costituito dal GECT vada non solo rafforzato ma anche esteso alla regione dolomitica, proprio in considerazione dell'attuale situazione economico finanziaria.
Il Partito Democratico sta vivendo a livello nazionale un periodo molto delicato. A livello provinciale a Bolzano l'idea è quella di andare sul sicuro blindando i precedenti assessori e puntando molto sul cambio epocale al vertice della provincia. A Trento invece nell'ultima fase della legislatura l'abbandono di Dellai ha creato un'incertezza di fondo. In quale misura le vicende del PD trentino ed altoatesino sono collegate oppure divise tra loro?
È vero che il PD sta vivendo a livello nazionale un periodo molto delicato. Mi pare però di poter dire che se il PD “non sta molto bene", gli altri “stanno anche peggio". Insomma: la crisi sta attraversando tutte le forze politiche. E' stata messa in discussione la capacità dei partiti di colmare la frattura esistente tra paese legale e paese reale e c'è chi ne ipotizza addirittura la trasformazione in semplici comitati elettorali. Personalmente spero che questo non accada. È vero anche che le vicende politiche del PD regionale registrano dinamiche del tutto autonome. A Trento il PD e' il primo partito, in termini assoluti, ed ha il compito di guidare la coalizione. A Bolzano i numeri sono decisamente diversi ed il compito storico del PD bolzanino e' quello di essere il partner affidabile a tutela dell'autonomia del nostro territorio.
La SVP sta operando un grande cambiamento che si sviluppa su due fronti, la sostituzione di Durnwalder con Kompatscher e il forte rinnovamento della classe dirigente. Cosa ne pensa del futuro del partito etnico sudtirolese? Per quanto ancora resterà, appunto, un partito etnico?
La storia politica dell'SVP è davvero straordinaria. Non credo esista, nelle democrazie occidentali, un partito che per un tempo così lungo tempo è riuscito a raccogliere un consenso altrettanto ampio. Il consenso è dovuto a due fattori: essere stato capace di rappresentare il gruppo linguistico tedesco ed aver governato bene nei sessant'anni trascorsi dal dopoguerra ad oggi. Se la SVP riuscirà a garantire il buongoverno e l'autonomia della Regione allora potrà ancora aspirare ad essere il punto riferimento per il gruppo linguistico tedesco, e non solo.
Eine Scheibe
Ach würden sich unsere Politikerinnen nur eine Scheibe von Frau Cogo abschneiden! Ich kann nur allen Autonomie-Parteien dazu raten, sich von Frau Cogo beraten zu lassen. Sie hat zum Thema einfach einen gereifteren Weitblick.