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Al via la farsa dei colloqui linguistici

Ecco il testo della delibera pre-elettorale imposta dall'Svp che andrà in Giunta martedì. Se una famiglia non collabora saranno chiamati i servizi sociali
bozen, scuole Goethe
Foto: Wikipedia

Dopo cinque mesi di squilli di trombe, ad una settimana dall’inizio dell’anno scolastico, e  a poco più di quaranta giorni dal voto del 22 ottobre, arriva in Giunta ufficialmente l’operazione “non varcate quella soglia, o genitori che non sapete il tedesco sufficientemente bene da accompagnare i vostri figli nella scuola in lingua tedesca”.

E’ evidente a tutti che la delibera inserita al punto n. 16 dell'ordine del giorno risponde ad un problema reale (l’eccesso di famiglie monolingui italiane o con background migratorio, che decidono di iscrivere i figli alla scuola tedesca nella convinzione che questa scelta farà loro aprire tutte le porte per avere un futuro migliore, ndr) ma per chi ha un minimo di onestà intellettuale è altrettanto chiaro che la misura potrà forse avere a mala pena un effetto sull'insorgere di un senso di inadeguatezza in una parte dei genitori. Dal punto di vista pratico il contentino elettorale potrebbe infatti non sortire nessuno gli effetti desiderati.

Iniziare dei corsi obbligatori in età adulta quando prende il via il percorso scolastico dei figli, infatti, difficilmente migliorerà in modo sufficiente la capacità degli “esercenti la potestà genitoriale” nell’aiutare i figli dal punto di vista linguistico. Nemmeno la deportazione coatta di qualche mese in un territorio germanofono potrebbe funzionare. La misura serve unicamente all’Svp dal punto di vista elettorale per fingere di rispondere ad un problema reale che avrebbe invece bisogno di rivedere vari aspetti del sistema educativo sudtirolese-altoatesino.

Al punto n. 16 dell’ordine del giorno, nella seduta di martedì 12 settembre è prevista dunque la delibera “Iscrizione alla scuola primaria - colloquio obbligatorio di consulenza”. Nonostante la delicatezza del tema e le abitudini di Palazzo Widmann il documento ha due soli capoversi prima della parte deliberativa. Li riproduciamo quasi integralmente.

Il documento richiama inizialmente l’articolo 13, comma 2-bis della legge  provinciale 16 luglio 2008, n. 5 laddove esso  “dispone che la dirigente scolastica o il dirigente scolastico può, anche dopo l’avvenuta iscrizione, prevedere un colloquio obbligatorio di consulenza, se da parte degli esercenti la responsabilità genitoriale non vi è un supporto linguistico e un accompagnamento nella lingua d'insegnamento. I termini e le modalità del colloquio di consulenza e, se necessario, dei corsi di lingua obbligatori nella lingua d'insegnamento prima dell'inizio delle lezioni sono definiti dalla Giunta provinciale. Resta fermo il diritto degli esercenti la responsabilità genitoriale di decidere in merito all’iscrizione nelle scuole dei diversi gruppi linguistici”.

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Possibili ritorsioni Se una famiglia non è collaborativa le scuole potranno prevedere delle ritorsioni (Foto Unsplash)
 

 

E ancora: “Un buon inserimento scolastico è uno dei prerequisiti fondamentali per il successo del  percorso educativo di bambini e delle bambine nonché dei ragazzi e delle ragazze. Il sostegno dei genitori, che hanno una considerevole corresponsabilità nell’educazione dei loro figli, è fondamentale in questo contesto. La mancanza di questo sostegno, come ad esempio il supporto fisico e psicopedagogico, la progettazione di una routine quotidiana strutturata, il supporto linguistico nello sviluppo della lingua d’insegnamento, la fornitura degli ausili e dei materiali didattici necessari, ecc. può avere un effetto negativo sui percorsi educativi dei bambini o delle bambine e rappresentare una situazione di pregiudizio”.

Tutto questo, secondo la Giunta sarebbe superabile con corsi di qualche ora a settimana. "Le dirigenti scolastiche e i dirigenti scolastici  sono autorizzati a invitare gli esercenti la  responsabilità genitoriale a colloqui di consulenza subito dopo l'iscrizione del bambino o della bambina alla prima classe della scuola primaria e non oltre 60 giorni dall’inizio dell’anno scolastico. Di norma, questi colloqui si svolgono in forma individuale tra la dirigente scolastica o il dirigente scolastico e gli esercenti la responsabilità genitoriale coinvolti. Questi ultimi sono tenuti a rispettare gli appuntamenti fissati per i colloqui. In caso di impedimento, gli esercenti la responsabilità genitoriale devono informare la competente dirigente scolastica o il competente dirigente scolastico e fissare un nuovo appuntamento".

Ma che succede se i genitori si rifiutano o non imparano abbastanza bene il tedesco? Nei giorni scorsi l’assessore Achammer, in pieno impeto pre-elettorale aveva evocato il ricorso alla commissione prevista in una norma di attuazione dello Statuto finora mai applicata (e l’omologo di lingua italiana Vettorato aveva preannunciato resistenza passiva) e la Sovrintendente Falkensteiner aveva ipotizzato niente meno che l’interessamento del Tribunale dei minori. Nella delibera si resta sul vago. Si capisce solo che possono succedere cose gravi.

“Qualora – si legge infine nel documento - vengano individuate carenze fondamentali nel supporto da parte dei genitori in merito ai bisogni educativi dei figli, vengono stabilite, in accordo con il dirigente scolastico o la dirigente scolastica, misure e tempi di attuazione per rimediare a tali carenze. Se necessario, possono essere coinvolti servizi di consulenza o di supporto (servizi sociali, servizi psicologici, consulenza familiare, scuole di lingue, servizi sociali, ecc.). I relativi accordi vengono stipulati per iscritto e sottoscritti da entrambe le parti. Gli esercenti la responsabilità genitoriale sono tenuti a mettere in atto le misure concordate entro itempi stabiliti e a documentare ciò con un’opportuna documentazione”.

E cioè: il genitore si iscrive a un corso di tedesco, dopodiché dovrebbe essere in grado di seguire il percorso scolastico del figlio. Se non è in grado, scatta la rappresaglia. Of course, che la farsa abbia inizio!.

 

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Hartmuth Staffler Fr., 08.09.2023 - 23:42

Die Faschisten haben mit brutaler Gewalt die deutsche Schule einfach verboten und Lehrer, die doch auf Deutsch unterrichtet haben, ins Gefängnis geworfen. Heute geht man bei der Zerstörung der deutschen Schule wesentlich subtiler vor.

Fr., 08.09.2023 - 23:42 Permalink
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Viviana Versace Sa., 09.09.2023 - 06:56

Antwort auf von Hartmuth Staffler

Überall in der westlichen Welt, von Rom über Wien bis New York, stehen Grundschulen vor der Herausforderung, der Unterricht zu erbringen, in Klassen in denen ein teilweise überwiegender Teil der Kinder sehr unterschiedlicher Herkunft und Sprache ist. Niemand sollte über die geplante Zerstörung der Reinheit der einsprachigen Schule schreien. So ist das. Es gehört dazu, wie sich Gesellschaften durch Migration kontinuierlich verändern. Natürlich haben Lehrer besonders am Anfang Schwierigkeiten, aber denken wir z. B. darüber nach: als man früher auch hier den Kinder völlig ungebildeter Eltern man unterrichtet hat. Rechtfertigt die Komplexität des Unterrichts die Nichteinbeziehung von Kindern und das fehlende Recht auf Lernen? Nein. Und wissen Sie, was das Wunder ist? Am Ende des Zyklus spricht jeder die Landessprache perfekt und verfügt über die erforderlichen Kenntnisse. Ich weiß, Sie denken: „Hier haben die italienischen Kinder italienische Schulen und sie müssen - zumindest- gehen.“ Haben Sie damit das Problem der Mehrsprachigkeit und Multikulturalität in der Grundschule gelöst oder haben Sie nur Rache für ein historisches Unrecht genommen?

Sa., 09.09.2023 - 06:56 Permalink
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Simonetta Lucchi Sa., 09.09.2023 - 06:59

Dal momento che nessuno ha protestato per questa vergogna credo sia inutile scandalizzarsi. Siamo una comunità priva del concetto di diritti civili. Peraltro è anche evidente a chiunque conosca la scuola in questa provincia che il vero pericolo non sono i "bambini italiani" - di fatto la comunità è in continua diminuzione - quanto le famiglie migranti che negli ultimi anni hanno deciso di iscrivere i figli nelle scuole tedesche anziché in quelle italiane come da tradizione.
Non ci si rende nemmeno conto della gravità del fatto che questo esame venga condotto da un dirigente scolastico che in teoria potrebbe non avere alcuna competenza in ambito linguistico, o nemmeno di criteri di valutazione se proviene da determinate classi di concorso, e che ogni esame deve prevedere almeno due esaminatori o una commissione. Semplicemente, si è dimostrata l'impreparazione di alcune scuole a includere bambini di altre madrelingue, come si fa da decenni ovunque nel mondo.

Sa., 09.09.2023 - 06:59 Permalink
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Evelin Grenier Sa., 09.09.2023 - 09:17

Ma dal momento che le scuole italiane sono vuote e quelle tedesche iperaffollate, quale sarebbe il problema modificare il programma di insegnamento nelle scuole italiane in modo che preveda ad esempio che una parte delle materie vengano insegnate in lingua tedesca, mentre il resto magari in italiano?

Se la scuola italiana è così poco richiesta forse significa che non risponde più alle necessità attuali e va riformata?

Sa., 09.09.2023 - 09:17 Permalink
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Simonetta Lucchi Sa., 09.09.2023 - 14:52

Antwort auf von Evelin Grenier

Signora Grenier, la scuola italiana ha avuto talmente tante riforme che forse il problema è quello di non conoscerle a fondo. Anzi, di non conoscerle affatto. E in questo Le dico che siamo, in generale, colpevoli: avremmo dovuto informarci di più e soprattutto accogliere con più apertura e buona volontà quello che i diversi legislatori a livello nazionale in questi decenni hanno proposto. Peraltro non mi risulta affatto che le scuole italiane siano vuote, piuttosto l'esatto contrario, se non forse in contesti periferici. Come non è assolutamente vero che la scuola italiana non sia richiesta visto che è una scuola di qualità. Il problema è escludere o includere, ma l'esclusione non è accettabile.
Per quanto riguarda la scuola paritetica - metà materie in italiano e metà in tedesco - la stiamo chiedendo da quarant'anni senza successo e io penso che ormai non sia più, come sarebbe stato solo dieci anni fa, un modello praticabile: si pensi solo al problema che non abbiamo personale formato e una scuola paritetica richiede personale con particolari competenze.
Al commento di Luca risponderei che è vero, l'istanza è partita dalla scuola tedesca. Tuttavia, io ritengo ugualmente responsabile chi non reagisce e permette queste situazioni. Per questo preferisco usare il "siamo" in questo contesto.

Sa., 09.09.2023 - 14:52 Permalink
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Evelin Grenier Sa., 09.09.2023 - 21:56

Antwort auf von Simonetta Lucchi

"si pensi solo al problema che non abbiamo personale formato e una scuola paritetica richiede personale con particolari competenze."

Io intendevo un modello in cui un'insegnante di lingua italiana insegna alcune materie in italiano, un'altra/o insegnante di lingua tedesca insegna qualche altra materia in tedesco. Non serve l'insegnante bilingue.

Per quanto riguarda le scuole italiane un po' le conosco visto che ci è andato e ci va tuttora il figlio più grande. La più piccola invece ha iniziato la settimana scorsa l'elementare tedesca. Sinceramente non ho sentito nessuno parlare di quest'esame ai genitori. Magari resteranno solo chiacchiere.

Sa., 09.09.2023 - 21:56 Permalink
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Simonetta Lucchi So., 10.09.2023 - 09:31

Antwort auf von Evelin Grenier

Signora Evelin, sono di ruolo dal 1998 nelle scuole ladine, che hanno metà discipline in italiano e metà in tedesco. Ho insegnato per 20 anni storia dell'arte CLIL in altre lingue.Non basta "parlare italiano o parlare tedesco". Questo è purtroppo quanto abbiamo fatto troppo spesso fino a oggi trascurando l'importanza delle competenze degli insegnanti che devono conoscere bene la lingua e la terminologia specifica della materia ed essere in grado di valutarla e confrontarsi minimamente con i colleghi.
Se non si fa, è un fallimento in anticipo. E Le dico che finora in qualche modo è andata ma adesso ci troviamo di fronte al drammatico problema di non trovare nemmeno docenti senza formazione specifica. Dobbiamo rivedere a fondo il nostro sistema scolastico sennò sarà dura.

So., 10.09.2023 - 09:31 Permalink
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Evelin Grenier So., 10.09.2023 - 16:15

Antwort auf von Simonetta Lucchi

Visto che si tratta solo di far fare a questi insegnanti qualche corso in più come quello fatto da Lei, non vedo tutto sto problema insormontabile. Si fa uno scambio di insegnanti tra la scuola italiana e quella tedesca + il corso che dice lei. Potrebbe essere quanto meno un inizio. Perfezionabile strada facendo. Basterebbe la volontà!!!

So., 10.09.2023 - 16:15 Permalink
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Re El Sa., 09.09.2023 - 11:42

ach salto :-( ….wiedermal einer dieser tollen artikel, um die kollektive faulheit bzw ignoranz in schutz zu nehmen, wenn es um das so essentielle erlernen einer sprache geht…? dai dai ihr ward mal redaktionell so stark, pls bring back the good ones :-)

Sa., 09.09.2023 - 11:42 Permalink
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Simonetta Lucchi So., 10.09.2023 - 09:45

Antwort auf von Dietmar Nußbaumer

Sig. Nussbaumer, la scuola italiana sta accogliendo da sempre alunni migranti. Molti docenti già di ruolo si sono formati e aggiornati su questi argomenti - personalmente, due anni di corso di formazione all'università di Trento e Bolzano- perché insegnare a alunni mistilingui richiede metodologie specifiche e sperimentate che basta studiare. Nulla di impossibile solo buona volontà. Come tutor volontaria di minori non accompagnati iscritta nell'apposito elenco del tribunale di Bolzano Le posso dire che questi minori parlano italiano. Chissà perché.

So., 10.09.2023 - 09:45 Permalink
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Peter Gasser So., 10.09.2023 - 09:24

Wer das, was weltweit bei allen Minderheiten in demokratischen Staaten “normal” ist, die eigene Sprache und Kultur in der Mehrheitsgemeinschaft zu schützen, als
- etnonazionalismo nazistoide
- concetti di separazione ed esclusione
bezeichnet, dem darf man zu Recht
- Hassrede und
-ethnische Hetze
vorwerfen, so meine Meinung.
.
Auf jeden Fall fehlt jedweder Respekt gegenüber einer anderen Sprache und Kultur.

So., 10.09.2023 - 09:24 Permalink
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Peter Gasser So., 10.09.2023 - 14:52

Antwort auf von Stefan S

Auf dem Auge ist das Anonym Thoma blind;
auch ist es eigen-artig, im Raum Ukraine mit all den Kindesdeportationen, Vergewaltigungen, systematischen Foltern, brutalen Morden, all den Marschflugkörpern, Raketen und Bomben auf Marktplätze, Krankenhäuser, Schulen, Kulturstätten, Kraftwerke, Heizwerke, Wohnhäuser, den Doppelschlägen, um auch Feuerwehrleute und Sanitäter zu morden, der Russifizierung in den besetzten Gebieten, indem Menschen, welche russischen Pass nicht nehmen, der Zugang zu Krankenversorgung verweigert, die Rente nicht ausbezahlt und die Wohnung genommen wird, dass sich das Anonym Thoma um die Russen sorgt....

So., 10.09.2023 - 14:52 Permalink
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Manfred Klotz Mo., 11.09.2023 - 07:13

Antwort auf von Ludwig Thoma

Na ja, so wie das Russland darstellt ist es in Wirklichkeit nicht. Es stimmt dass das unter Poroschenko verabschiedete Sprachgesetz ganz offensichtlich darauf ausgerichtet ist, alles Russische zurückzudrängen, aber von Verbot kann nicht die Rede sein. Es geht um verpflichtende Zweisprachigkeit, die bisweilen auch ziemlich invasiv ist, das stimmt (etwa die Verpflichtung für Buchhandlungen russische und ukrainische Ausgaben anzubieten). Die Umbenennung von russischer Toponomastik zugunsten der ukrainischen ist eigentlich etwas was hierzulande in einem anderen sprachlichen Zusammenhang voll unterstützt wird. Hier schon, dort nicht? Alle anderen Minderheiten- und EU-Sprachen sind dagegen voll geschützt und von jedweder Einschränkung ausgenommen.
Dass dieser Eingriff sich hauptsächlich gegen die russische Medienmacht in der Ukraine richtet ist klar. Absurd dabei ist, dass genau diese Regelung ein Schlag gegen ukrainische Medien ist, die auf Russisch Putin und dessen Ukrainepolitik kritisierten. Ein Schuss ins eigene Knie also.

Mo., 11.09.2023 - 07:13 Permalink
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Dennis Loos So., 10.09.2023 - 10:33

@Marcon Man kann gegen die vorgeschlagene Maßnahme sein, aber dass es hier NICHT um „etnolinguisticamente puri“ sondern um ein paar elementare Sprachkenntnisse geht verstehen auch Sie.

So., 10.09.2023 - 10:33 Permalink
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Elisabeth Garber So., 10.09.2023 - 10:40

Insgesamt hat die deutsche Schule einen besseren Ruf (v.a. in Sachen Leistungsanforderungen), weshalb einige Migrantenkinder und Kinder aus italienischsprachigen (oder multikulturellen) Familien bevorzugt die deutschen Schulen besuchen (inklusive das elitäre Franziskaner-Gymnasium). Das zeugt von intelligenten und weitsichtigen Eltern, zumal Deutsch tatsaechlich eine viel komplexere Sprache ist als Italienisch oder Englisch.
Fragt man bei Jugendlichen, die ein Semester in einer italienischsprachigen Oberschule absolviert haben, gezielt nach, bekommt man immer dieselbe Antwort: die Schule ist ,leichter' - Lehrer sind ,lockerer'.

So., 10.09.2023 - 10:40 Permalink
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Simonetta Lucchi So., 10.09.2023 - 11:43

Antwort auf von Elisabeth Garber

Sig. Garber, Lei parla di "Ruf" e questo è esattamente il modo in cui giudichiamo le nostre scuole: solo voci di corridoio. E poi aggiunge "d'élite": altro argomento in base alle quali vengono scelte le scuole, il contesto sociale. Ma non ho mai visto una verifica delle competenze in uscita, cioè un a verifica dei livelli linguistici - o altre competenze - raggiunti al termine delle secondarie. Quindi parliamo per "impressioni". Recentemente ho sentito giudicare da alcune studentesse una professoressa preparatissima "stupida" solo perché non troppo severa coi voti. La realtà è che siamo tutti pieni di pregiudizi. E i ragazzi ripetono i nostri pregiudizi, ma dovremmo finalmente smetterla di vivere ognuno nel proprio universo chiuso e creare una scuola aperta, come, io dico sempre, sul modello International School: sarebbe ora e dovremmo impegnarci in questo senso. E ha ragione, il tedesco è lingua molto più complessa dell'italiano e dell'inglese per cui forse dovremmo smetterla di concentrare tutto sulla perfezione assoluta in questa lingua.

So., 10.09.2023 - 11:43 Permalink
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Elisabeth Garber So., 10.09.2023 - 14:06

Antwort auf von Simonetta Lucchi

Perfezione? Sie haben anscheinend nicht die geringste Ahnung Frau Lucchi wie schwach das Deutsch-Niveau geworden ist...und zwar seit Jahren! Von wegen eigenes Universum...ja, wenn Sie vom eigenen Universum der Wortlehre wegen Wortleere (alle Fächer betreffend) meinen, dann stimmt's. Ohne Input (Buch-Lektuere) gibt's eben kein Output.
Die ,ragazzi' wiederholen m.M.n. nicht unsere ,pregiudizi' - das ist eine subjektive Unterstellung und trifft aufs vergangene Jahrhundert zu.
PS: Das Geld für eine internationale Schule wäre m.M.n. in verpflichtende bzw. notwendige Sprachschulen bzw. in die Ausbildung für Migranten und für Beamte an wichtigen Schluesselstellen für Bürger (= gut funktionierende Integration und Kommunikation) viel sinnvoller investiert.
Für das (zweifelsfrei wichtige) internationale Anliegen (sprachlich & kulturell) sind für die Jugend vor und nach der Matura (Auslandsjahr oder Studium im Ausland) alle Wege offen. Wo ein Wille, da ein Weg.
Schönen Sonntag noch!

So., 10.09.2023 - 14:06 Permalink
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Simonetta Lucchi So., 10.09.2023 - 14:30

Antwort auf von Elisabeth Garber

Signora, io credo che Lei non abbia idea di quali siano le competenze linguistiche reali medie dell'italiano del tedesco e del ladino. Si faccia, ripeto, un test in tutte le scuole con i medesimi criteri e con una commissione esterna perché francamente non se ne può più di opinioni personali o di esperti svizzeri che ci vengono a dire come stanno le cose.
Questa provincia ha avuto miliardi per la scuola e autonomia legislativa e sarebbe ora che producesse qualcosa di decente. Questa è la mia opinione. E che finalmente si smettesse di considerare il tedesco l'unico problema perché le materie da sapere sarebbero anche altre.

So., 10.09.2023 - 14:30 Permalink
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Simonetta Lucchi So., 10.09.2023 - 14:52

Antwort auf von Elisabeth Garber

E aggiungo che al prossimo esperto svizzero che verrà ( e quanto lo paghiamo?, moltiplicato per tre, perché ogni intendenza ha i suoi propri corsi di formazione per docenti...) risponderò che guardi i problemi a casa sua, visto che ne hanno tanti: e dal momento che nemmeno più possiamo dare i voti che riteniamo giusti, sarebbe il caso che gli insegnanti di questa provincia venissero chiamati loro a fare corsi sulla valutazione e i criteri. Ne abbiamo da raccontare...

So., 10.09.2023 - 14:52 Permalink
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pérvasion So., 10.09.2023 - 19:39

Antwort auf von Simonetta Lucchi

Was ist dass denn bitte für eine dümmliche Auffassung von Wissenschaft? Seit wann sind Fachleute zuerst für ihr eigenes Land zuständig… als ob es da einen notwendigen Zusammenhang gäbe? Ich bin erschüttert über Ihren immer ungebremsteren Chauvinismus.

Was haben Sie außerdem dagegen, dass die Noten auf 4 bis 10 begrenzt wurden? Sie durften vorher ja auch keine -1 oder 11 vergeben, das Spektrum haben also nie die Lehrer:innen allein definiert.

So., 10.09.2023 - 19:39 Permalink
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Simonetta Lucchi So., 10.09.2023 - 17:48

Antwort auf von Manfred Klotz

Sig. Klotz, ho perfettamente chiaro il significato di "Ruf" . In questo caso ho preferito dare questa definizione. Da parte mia ribadisco le mie convinzioni di sempre, perché credo nel modello che ho indicato. Questo senza voler giudicare né la scuola tedesca né quella italiana né quella ladina, perché ognuna ha le sue prerogative. Ma anche per favore che ci si renda conto dei problemi che ha la scuola , come testimoniano le molte lamentele - non mie, di colleghi - da più parti.

So., 10.09.2023 - 17:48 Permalink
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Manfred Klotz Mo., 11.09.2023 - 06:57

Antwort auf von Simonetta Lucchi

La semantica non è una questione di gusti personali che cambia a seconda dell'idea del singolo signora Lucchi. "Ruf" non ha il significato che lei sta dando al termine per giustificare la sua impressione o tesi, cioè che la valutazione sia basata su voci di corridoio. Punto. Sul resto non discuto.

Mo., 11.09.2023 - 06:57 Permalink
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Simonetta Lucchi Di., 12.09.2023 - 10:59

Antwort auf von Manfred Klotz

Cari signori
Qualsiasi discussione si basa sul voler capire il discorso dell'altro. Il mio è sempre stato lo stesso da quarant'anni a oggi. Propongo un modello scolastico che conosco bene dall'interno, e che ha alla base l'accettazione di tutti i bambini - e genitori - senza problemi di lingua e provenienza. Propongo che si ascolti l'opinione degli insegnanti su che voti dare senza imposizioni dall'alto e possibilmente senza che qualcuno venga a indottrinarci su cosa bisogna fare. Ben venga il dialogo o confronto con qualsiasi altro sistema o collega esperto di ogni luogo, ma, appunto, purché sia confronto. Auspicherei che si valorizzassero la specificità della didattica e le esperienze maturate in quarant'anni di sperimentazione in questa provincia perché molto ci sarebbe da dire su quanto è stato fatto, con buona volontà da parte di tanti.
Ma purtroppo la prepotenza che vedo nei vari commenti rende difficile il dialogo, che si basa soprattutto sulla volontà di comprendersi ed accettarsi. D'altra parte, se tutti fossimo contenti di questa scuola non mi permetterei di dire nulla e sarei contenta anch'io: ma se ci sono lamentele è giusto cercare di capire, e se possibile di cambiare qualcosa.

Di., 12.09.2023 - 10:59 Permalink