Società | Equal pension day

“Pensioni, parità ancora lontana”

Equità di genere, ancora tanta strada da fare. Nel 2019 assegni di vecchiaia dimezzati per le donne (735 euro contro i 1.433 degli uomini). L’appello sull’integrativa.
Equal Pension Day 2020
Foto: pensplan

La parità di genere, nel lavoro come nel trattamento pensionistico, è ancora lontana. La conferma arriva dalla sesta edizione dell’Equal pension day che si è svolta oggi, lunedì 26 ottobre, in Trentino Alto Adige. In ogni caso, l’adesione alla previdenza complementare - questo quanto emerge dall’incontro odierno, che ha visto alcune defezioni motivate dalle disposizioni anti-Covid - risulta sempre più necessaria. 

 

Gender pension gap: un dato di fatto

 

Il gender pension gap rimane un dato di fatto. Le ragioni dello svantaggio femminile dal punto di vista previdenziale sono molteplici: le retribuzionisono spesso più basse, il lavoro retribuito viene frequentemente interrottoper i periodi di cura dei figli e dei familiari. Ciò si ripercuoteinevitabilmente sugli assegni pensionistici percepiti dalle donne, cherisultano sensibilmente inferiori rispetto a quelli erogati agli uomini. Amaggiore rischio povertà in vecchiaia sono quindi prevalentemente le donne.

Sono alcune delle considerazioni evidenziate nell’incontro a cui hanno partecipato Laura Costa, presidente di Pensplan, l’ente regionale per la previdenza complementare, Waltraud Deeg, vicepresidente della giunta provinciale altoatesina, Luisa Gnecchi, vicepresidente Inps, Ulrike Oberhammer, presidente della commissione per le pari opportunità di Bolzano e la consigliera di parità Michela Morandini. I colleghi di Trento, Paola Maria Taufer e Matteo Borzaga hanno dovuto rinunciare all’ultimo all’evento in presenza causa il nuovo stato di emergenza sanitaria dovuta al coronavirus. 

 

 

L’appello ai cittadini lanciato durante l’evento - nato cinque anni su iniziativa di Pensplan assieme ai responsabili politici della Regione e alle commissioni provinciali pari opportunità, proprio per richiamare l’attenzione sul tema della disparità pensionistica di genere - è di pensare per tempo alla propria copertura previdenziale e di costruirsi un secondo pilastro per la vecchiaia per prevenire possibili situazioni di fragilità economica futura.

 

I numeri del divario

 

Ecco alcuni numeri sul gender pension gap. Secondo i dati dell’osservatorio statistico dell’Inps riferiti al 2019 le pensioni di vecchiaia delle donne risultano dimezzate rispetto a quelle degli uomini (735 euro contro 1.433 euro). Ma questo non è l’unico dato preoccupante. In regione il 79% delle donne riceve un assegno pensionistico di vecchiaia inferiore ai 1.000 euro, mentre “solo” il 34% degli uomini deve accontentarsi di simili importi. Le super-pensioni superiori ai 2.000 euro vanno invece per il 22% nelle tasche dei pensionati maschi e per il solo 4% alle pensionate.

Secondo l’Inps al 2019 le pensioni di vecchiaia delle donne sono la metà di quelle degli uomini (735 contro 1.433 euro). Ma non è l’unico dato preoccupante

Risulta quindi oltremodo importante per le donne costruirsi da subito una pensione integrativa. In Trentino Alto Adige la popolazione degli iscritti alla previdenza complementare si compone per il 49% da donne, quindi la distribuzione tra uomini e donne risulta pressoché paritetica. Nel resto d’Italia il 62% degli aderenti ai fondi pensione sono uomini e solo il 38% donne. Meno positivo è invece il dato sulla contribuzione alla previdenza complementare. Dei 492 milioni di euro versati ai fondi pensione nel 2019 il 61% riguarda le posizioni di aderenti maschi e “solo” il 39% le posizioni di aderenti donne.

In regione il 79% delle donne riceve meno di mille euro al mese. Mentre le superpensioni sopra i 2.000 euro vanno per il 22% agli uomini e solo per il 4% alle donne

Se si considera il mondo delle lavoratrici autonome il dato sulla percentuale di adesione alla previdenza complementare scende al 33% in Italia e al 44% in regione, mentre più del 50% delle lavoratrici dipendenti versano in un fondo pensione. Nel 2019 le lavoratrici autonome hanno versato in media alla previdenza complementare il 26% in meno rispetto ai loro colleghi maschi. L’importo medio accantonato dalle lavoratrici autonome risulta pari a 13.972 euro e quindi il 19% in meno rispetto ai lavoratori autonomi di sesso maschile (17.154 euro).