La versione di Felis
Andrea Felis è un po' il personaggio del momento. Il personaggio del quale si parla finendo inevitabilmente col leggere le cose in modo troppo semplice, per non dire semplicistico. Noi, al contrario, abbiamo provato a far parlare lui.
L'incontro avviene negli uffici deserti di via del Ronco 2, sabato mattina, alle nove. Fa già caldo. I convenevoli sono sbrigati in ascensore, poi si comincia a parlare rievocando gli anni del liceo ("sono stato allievo dei coniugi Lazzerini, maestri di un'intellettualità non disgiunta dall'impegno civile") e dell'università. Felis si è laureato in filosofia presso l'ateneo bolognese e ha scritto una tesi che, per ironia della sorte, ha molto a che fare con l'argomento di cui parleremo: Mosca, Pareto e la teoria delle élites. “In effetti – commenta Felis – avrei vissuto peggio tutta questa vicenda se non fossi provvisto di un cospicuo disincanto paretiano”.
La vicenda, come noto, è questa: durante la seduta che avrebbe dovuto attribuirgli il posto di vicepresidente del Consiglio dell'università di Bolzano – un'elezione data alla vigilia quasi per scontata - i membri hanno invece bocciato la sua candidatura ed eletto la ladina Manuela Nocker. Per alcuni si è trattato di uno sgarbo personale fatto a Christian Tommasini, sponsor di Felis. Per altri lo sgarbo ha riguardato l'intero gruppo linguistico italiano. Altri ancora, chiamiamoli gli ottimisti, vi hanno visto il sussulto di spirito indipendentistico da parte dell'accademia nei confronti della politica, o addirittura un estremo tentativo di gratificare l'elemento femminile in seno a quell'organismo (la Nocker rimane l'unica donna, ma almeno con una carica che le consente maggiore visibilità). Ma il diretto interessato esprime forti dubbi su tutte queste interpretazioni.
“Queste letture, più che individuare la causa di ciò che è accaduto, mi pare mettano in luce soltanto gli effetti. Effetti che denotano inoltre anche molta ingenuità da parte di chi ha compiuto quella scelta: era prevedibile che la mia mancata nomina avrebbe scatenato una ridda di interpretazioni malevole, e ognuno adesso può divertirsi a piantare la sua bandierina”. La cosa che meno convince Felis è la versione secondo la quale la sua esclusione risalirebbe al fatto di essere considerato un “mero uomo di apparato”, punendo dunque la sua appartenenza o militanza politica: “Purtroppo, da un po' di tempo a questa parte, chi si assume ruoli di responsabilità politica viene giudicato a priori in modo negativo. Ma io non posso certo dire che gli altri consiglieri approdati in quell'organismo su nomina della Giunta provinciale non siano, a loro volta, espressione di un determinato contesto politico. E allora, forse, bisognerebbe riflettere sulla tipologia dell'impegno politico sulla quale si è deciso di intervenire. Ecco la domanda che mi faccio”.
E la domanda trova subito una risposta: “A mio avviso si è voluto reprimere le istanze progressiste, e se vogliamo anche critiche, che la mia nomina avrebbe contribuito a sottolineare. Insomma, la mia mancata elezione non è certo stata mossa dalla nobile intenzione di limitare l'influenza politica in seno all'accademia. Piuttosto, vi scorgo la volontà di rinviare la soluzione dei problemi che io avrei forse contribuito a formulare in una chiave diversa o più innovativa rispetto alle tendenze finora dominanti all'interno della politica culturale perseguita dall'università di Bolzano. Tendenze che hanno determinato una chiusura a riccio”.
Ma quali sono, dunque, questi problemi costantemente rinviati? Che cosa avrebbe voluto fare Felis? “Intendiamoci, io non mi ritengo un rivoluzionario, non sto dicendo che, se eletto vicepresidente, avrei dato vita a un cambiamento radicale di rotta. Dalla mia esperienza scolastica, prima come insegnante e poi come ispettore, sono però consapevole che, allo stato attuale, la Lub non riesce a sfruttare le sue potenzialità”. Insomma, par di capire, esiste una domanda di crescita culturale, ma anche delle competenze gestionali, che questo ateneo tarda a recepire? “Senza dubbio. Bolzano dovrebbe essere inserita in una rete capace di intessere relazioni in uno spazio molto più vasto, non limitato, tanto per dire, al cosiddetto Euregio, ma spingendosi fino a Verona, a Monaco. Inoltre, anche per quanto riguarda gli ambiti di più stretta pertinenza territoriale, manca ancora una linea efficiente di comunicazione tra le istituzioni preposte alla scuola e la formazione offerta dalla nostra università, basti pensare al deficit di plurilinguismo esemplificato dalla rigida divisione tra italiani e tedeschi all'interno della Facoltà di Scienze della Formazione. Tutte questioni ancora aperte, da affrontare con ben altro piglio e protagonismo”.
Protagonismo che, evidentemente, Felis dovrà adesso accontentarsi di rimpiangere sedendo senza particolari cariche nel Consiglio dell'università, anche se in un primo momento si era parlato addirittura delle sue possibili dimissioni. “La mia permanenza nel Consiglio dipende essenzialmente da un fatto: se cioè sia possibile aprire un confronto sui temi da me prima ricordati. Una cosa è certa, a quel posto non mi legano altri interessi e voglio qui cogliere l'occasione per dire che, in caso di una mia permanenza, rinuncerò a beneficiare del trattamento economico previsto. Io ho molto a cuore lo sviluppo culturale della mia terra, una terra nella quale sono sepolte le ossa dei miei nonni. Se rimarrò lavorerò per questo, altrimenti continuerò a farlo svolgendo le attività che già svolgo”.
Proprio vero. Questa storia é
Proprio vero. Questa storia é più complessa di quanto pare. Forse salto sta riuscendo a dare più letture. Comunque solo la lente etnica mi sembra riduttivo.
Ich bin mit dem Prof. Felis!!
Ich bin mit dem Prof. Felis!!
non ne farei un dramma per la
non ne farei un dramma per la mancata elezione di Felis, ma su una cosa il Prof ha ragione: bisogna allargarsi a Monaco e Verona. Quando un anno fa parlai con il Ministro bavarese dell'Università sull'opportunità di creare un centro europeo alpino di eccellenza universitaria che coinvolgesse appunto anche la LUB, il Ministro mi prese sottobraccio e osservò che la nostra solita meta più distante è Innsbruck. Poi però aprì all'idea di far partecipare qualcosa come la LMU (45 esima al mondo) ad un progetto comune.