Te la do io la democrazia diretta
La politica è fatta – anche, e oggi in gran parte – di vicinanze personali, amicizie che si creano sul campo, sintonie. Armonie programmatiche che talvolta si rompono, in modo fragoroso. Normale quindi che facesse rumore, spezzando il silenzio sospetto negli ultimi tempi degli attivisti, la lettera di auto-sospensione dal movimento di Paolo Vergnano, Flavio Prada, Giovanni Rullo, rispettivamente capigruppo del M5s a Rovereto, Riva del Garda e Arco in Trentino. Una protesta spontanea e un atto di accusa esplicito rivolto all’ultima evoluzione pentastellata, in particolare alle modalità di scelta delle candidature dell’uninominale. Se uno dei bersagli è Riccardo Fraccaro, deputato uscente, ricandidato grazie alle parlamentarie (di cui ancora non si sanno i dati delle preferenze), a colpire è anche il fatto che Vergnano nella galassia del movimento trentino era considerato un esponente a lui vicino. “Ma non potevo tacere, la cosa era troppo grande” racconta l’interessato a Salto.bz, spiegando nel dettaglio cosa è successo e le motivazioni del gesto.
Per la cronaca, oltre a salire sul palco con tutti gli altri pentastellati presentando Di Maio a Rovereto il 5 gennaio, Vergnano (nella foto in alto a fianco del deputato) assieme a Fraccaro aveva condiviso l’incontro sulla mobilità nell’aprile 2017 in Vallagarina (la tappa del Trasporti tour, assieme anche a Paul Köllensperger) e appena a dicembre la presentazione congiunta dei referendum proposti per il Comune di Rovereto su verde e beni comuni.
Salto.bz: Una notizia di rilievo perché lei più di altri era, si può dire, vicino a Fraccaro, giusto?
Paolo Vergnano: “Era” è brutto da dire, ma è così, alla fine è quello che succederà. Notizia di rilievo, è vero. Abbiamo agito in questo modo – la lettera è cofirmata e ne abbiamo condiviso ogni singola parola – dopo esserci trovati in una condizione di incomprensione delle nomine, di incomprensione delle persone e soprattutto di non conoscenza di niente. Non tanto del processo decisionale, ma soprattutto delle persone individuate. Lunedì 5 febbraio era in programma il primo incontro a Rovereto per presentarle. Ho pensato: vado lì e sarà la prima volta che li vedo. Da questa considerazione ne sono arrivate altre.
Alquanto surreale. Primo, vedendola dal vostro punto di vista, come attivisti ed esponenti non siete minimamente stati considerati per le scelte. Secondo, dovreste andare in buon ordine e disciplina a presentare candidati che non conoscete e che vi hanno completamente scavalcati. Per la strategia di Di Maio di “dare all’Italia il gruppo parlamentare migliore che abbia mai avuto”. E per decisioni prese a un livello di vertice inarrivabile per i militanti sul territorio. È così?
Allora visto che io “rompo le scatole” in consiglio comunale sulla trasparenza, condivisione, democrazia diretta, che vuol dire informazione a tutto spiano, cosa potevo fare, accettare tutto questo? Avevo chiesto per favore, anche banalmente, incontriamoci prima perché non so chi siano. Ma da settimane dicevano di non avere tempo. Ora siamo arrivati dove siamo arrivati. Le elezioni sono il 4 di marzo. E io sono in confusione totale. È surreale, non riesco neanche a concepire una situazione del genere.
Siamo intervenuti in ritardo? Aspettavamo un segnale da qualche parte. Il metodo per la scelta era diverso ma dipende come lo utilizzi.
Perché questo silenzio, negli ultimi mesi e settimane, rispetto alle evoluzioni del movimento? Non sono cose successe ieri.
Tutti stavano aspettando un segnale da qualche parte. Però noi abbiamo tutti accettato, vero, un metodo diverso da quello precedente. Ma perché loro non hanno accettato neanche la richiesta avanzata per avere una maggiore informazione sulle persone prescelte? Io non posso vedere un nome e poi ricevermi due ore dopo le pagine di giornale di quello che faceva all’epoca il candidato. Può essere un luminare, una persona meravigliosa, non è quello l’importante.
Parliamo di Cinzia Boniatti, sociologa, candidata su Rovereto assieme a Matteo Perini?
La dottoressa Boniatti è sicuramente una bravissima persona. Non posso nemmeno dire il contrario. Non la conosco, non so cosa pensi. Non abbiamo nemmeno capito i suoi trascorsi politici, quali, quanti, con quali soggetti. Non sappiamo cosa pensi della democrazia diretta. È vero, è associata all’associazione Più Democrazia in Trentino, ma cosa vuol dire? Lo sono in tanti. Non sappiamo cosa pensi dell’acqua pubblica, dei trasporti pubblici, della sanità. Uno dice, seguirà il programma del M5s, ma come faccio a presentare una pescata dal nulla alle persone con cui domani mattina continuo a bere il caffè? Magari sarà il ministro più bravo della terra, ma la devo presentare io, che non so niente? Sono in imbarazzo totale. Mi sono immaginato di fare una roba del genere e mi sono detto: Paolo vai a dire delle cose, qualcosa di critico ti scappa. Se uno mi chiede da quanto la conosco, dico l’ho vista adesso? Non è pensabile. Ci siamo trovati in tre casualmente e ci siamo detti la stessa cosa. Un discorso banale. Lo strumento da noi scelto è stata la sospensione, non ne abbiamo altri.
La replica di Di Maio, Fraccaro e dei vertici potrebbe essere questa: la selezione di una squadra parlamentare di grande merito e competenza comporta scelte difficili, esclusioni, però serve all’obiettivo cruciale di un governo a guida pentastellata con cui cambiare finalmente l’Italia. Ma voi dei meetup, del territorio, vi sentite lasciati per strada?
Io credo che sarà sicuramente una splendida persona, parlo sempre della scelta su Rovereto, ma non è quello che ci siamo immaginati quando abbiamo detto costruiamo un gruppo di persone che cambi il Paese. Già è difficile quando le conosci, le persone, ma così mi viene da dire, perché allora non abbiamo estratto a sorte? Uno degli elementi democratici più grandi è proprio l’estrazione a sorte.
A Rovereto cosa c’era in programma?
Per lunedì 5 febbraio si stava organizzando un meetup per presentare i candidati (al momento annullato, ndr). Ma noi nel meetup non siamo abituati a conoscere i candidati, quanto piuttosto a crearli.
Fraccaro l’ha sentito prima della lettera?
L’ultimo contatto che ho avuto è stato nella mattinata di lunedì 29 quando gli ho chiesto un incontro per capire le cose. Poi lui era a Roma, non poteva e la questione si era chiusa lì. La verità è che mi sento in una situazione di disagio totale, non avrei neanche mai lontanamente pensato che potesse succedere.
Ma alla creazione di un vertice che si è formato attorno a Di Maio e che decide tutto per il movimento non si è arrivati ieri. Perché non avete detto qualcosa prima?
Gli strumenti sono una cosa, come vengono utilizzati un altro. Anche l’automobile può uccidere, dipende come la guidi.
Più condividi, meno sbagli, oppure si sbaglia in tanti. E difficile che poi qualcuno ti punti il dito. Invece se ti chiudi in conclave, non so con chi, non si sa niente, e decidi a tavolino allora metti in imbarazzo tutti gli altri.
Colpa di chi è al volante quindi?
È chiaro che dal punto di vista del regolamento interno è possibile fare questa cosa, ma gli strumenti andrebbero utilizzati con raziocinio. La libertà ha dei limiti che non devono essere per forza regolamentati. Il regolamento magari dice che puoi decidere quello che vuoi, ma poi devi calarti sul territorio. Se lo fai devi pensare a cosa vai incontro. Più condividi, meno sbagli, oppure si sbaglia in tanti. E difficile che poi qualcuno ti punti il dito. Invece se ti chiudi in conclave, non so con chi, non si sa niente, e decidi a tavolino allora metti in imbarazzo tutti gli altri.
Ha considerato il fatto che nel caso di un successo alle elezioni tutte queste critiche potrebbero essere facilmente accantonate, anche perché i vertici del movimento contano sul voto di opinione, in un rapporto leader-elettori che taglia fuori la base, gli attivisti e gli esponenti sul territorio. O che magari, pensa qualcuno, se questa è la linea vincente gli attivisti si possono cambiare.
Se è la linea vincente io sono contento che qualcuno l’abbia creata perché ha vinto. Ma non nel mio nome. Io ho lavorato cinque anni nel movimento per un’altra casa. Se vinciamo perché nominiamo le persone, mi dicano come facciamo a chiedere loro di inchinarsi al quorum zero, uno dei concetti cardine della democrazia diretta. All’uninominale i candidati sono nominati e votati direttamente. Può essere che uno accetti poi il fatto di inchinarsi alla volontà popolare a quorum zero? Io lo trovo difficile. Personalmente lo accetto perché so di essere sotto il controllo del mio meetup.
Possono espellermi dal movimento, ma io al meetup ho detto: siete voi i primi a dover decidere, perché io rispondo in primo luogo a voi.
La sua autosospensione è definitiva?
Non lo so, sarà il movimento a dirmi se sarò espulso o no, perché è chiaro abbiamo fatto una cosa pesante. Io al meetup ho spiegato i motivi della scelta. Ci sono varie anime però dalla maggior parte la comprensione della difficoltà c’è tutta. Io ho detto, sarete voi in primo luogo a decidere, perché io rispondo a voi.
Un ritorno al dibattito tra semplici cittadini - “base fondativa” del movimento 5 stelle - che anche in Trentino non è mai mancato, basta vedere i suoi confronti con Filippo Degasperi, per dirne uno?
La vicinanza a qualcuno è sulle idee e sull’utilizzo delle idee. Se Filippo dice qualcosa che non mi piace lo dico, se lo fa Riccardo idem. Questa volta secondo me è una cosa talmente grande, che mi ha messo talmente in difficoltà, che non mi sono sentito di fare in maniera diversa. Non potevo chiedere spiegazioni a Riccardo. Visto che non sono capace di fingere ho deciso di fare un passo indietro e di dire allora verrà qualcun altro. L’espulsione la possono fare domani mattina, se vogliono mettere un altro lo possono fare. Forse adesso pian pianino si sveglierà qualcun altro. Noi lo abbiamo fatto in ritardo? Probabilmente sì. Abbiamo dato per scontato che certe cose non sarebbero successe. Però ciò non toglie che non ero io chiamato a fare la selezione e a decidere i metodi di scelta. Ognuno sta al suo posto. Chi lo ha fatto deve prendersi le sue responsabilità.
Abbiamo dato per scontato che certe cose non sarebbero successe. Chi ha deciso in questo modo deve prendersi le sue responsabilità.
Sollevato dopo il passo sofferto?
No. Posso solo dire che sto, stiamo ricevendo tante attestazioni di stima. Tanti stavano cercando di capire cosa stava avvenendo e non avevano compreso. Finché non ti succede credi sempre che non possa accadere.
Mi è piaciuto tanto questa
Mi è piaciuto tanto questa intervista (quando SALTO fa parlare la gente, anziché fare mera cronaca sulla Boschi, a mio avviso vince!).
E mi spinge a fare una semplice considerazione. C'è tanta gente che conosco che non può "vedere" i grillini. Non li sopporta proprio. E per la figura del loro dio in terra, Grillo, che spara sentenze come fosse infallibile. E per l’atteggiamento di molti simpatizzanti che insultano a prescindere chi la pensa come loro.
Io, le cui posizioni politiche sono chiare (piddino, scritto in modo dispregiativo), invece faccio una distinzione. E leggendo questa intervista, al netto di determinate questioni politiche, tipo la democrazia diretta, che secondo me è un po’ come l’amore platonico, quindi una boiata pazzesca, ho una certa sintonia sulla sensibilità di questo politico. In primis l’importanza della trasparenza.
Questa vicenda dimostra e come tutto modo sia paese ma anche che, come successe nel ’68, nel momento in cui la Fantasia va al potere, inevitabilmente si deteriora. E sempre come dimostra la storia, è dall’interno che si cambia il sistema, altrimenti si diventa essi stessa sistema. Ecco perché mi dispiace che l’intervistato non faccia parte del mio partito, e non abbia speso le sue energie per cambiarlo.