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Foto: Lorena Munforti
Society | Il Cappuccino

Giornali, rischio pensiero (quasi) unico

Il “nuovo” Alto Adige rinnovato nell’impianto grafico, la stampa dell'Adige spostata a Bolzano e il cambio al vertice. Dobbiamo dirci che cosa sta succedendo.

Non farà certo velo alle lettrici e ai lettori di Salto.bz che il titolare di questa rubrichina scriva su un grande e prestigioso quotidiano nazionale e sulle sue edizioni di Bolzano e di Trento: due edizioni da qualche mese con meno redattori interni ma decisamente con più idee e maggiore agilità di intervento nel reperimento di notizie e nella elaborazione degli approfondimenti. 

E ricordiamo anche subito che Alberto Faustini, figlio d’arte (suo padre è stato tra l’altro presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti), direttore dei quotidiani Alto Adige e Trentino (molto presto dovrà rinunciare al Trentino a favore della guida dell’Adige) è stato tra i primissimi ad esprimere vicinanza ai giornalisti dei due dorsi locali del Corriere della Sera durante la loro mobilitazione dello scorso autunno.

Aggiungiamo pure che i giornalisti, in questa regione si conoscono un po’ tutti. Di solito, si parlano in italiano perché quelli di questa Muttersprache conoscono ancora in pochi la lingua tedesca. Del resto, si dirà, manager e politici di Muttersprache tedesca parlano spesso in dialetto anche in pubblico. Modo non proprio educato per scambiarsi qualche opinione “al riparo” da chi non li capisce. E in Trentino, qua e là, si consuma lo scenario speculare. Senza dimenticare qualche anima candida che in dibattiti pubblici e cose del genere si definisce giornalista senza esserlo e senza poterlo documentare. Voi vi fidereste di un dentista, di un chirurgo, di un avvocato, di un agente immobiliare che in realtà fanno tutt’altro e che di Medicina e Giurisprudenza non sanno nulla?

Ecco la lunga premessa, sia pubblica che privata e doverosa verso chi leggerà questa rubrica. 

Perché qui si sta parlando di giornali e di persone. Giornalisti, poligrafici, grafici, addetti al marketing, alla pubblicità. Redattori delle edizioni di carta e di quelle on line. Collaboratori esterni pagati per ogni articolo con l’equivalente di un cappuccino e un croissant. Tutte figure che stanno cambiando e delle quali è irrinunciabile difendere la dignità, ovvero il lavoro, ovvero la vita stessa. 

Insomma, una matassa senza (ancora) il bandolo, se possiamo parafrasare una delle più recenti battute dei personaggi di Altan su la Repubblica. Un quotidiano importante al quale però non ha portato bene sul piano di vendite ed abbonamenti una rivoluzione grafica maturata il 21 novembre 2017. 

Si tratta di un monopolio? Siamo di fronte ad una serrata concentrazione editoriale? Naturalmente, sì. Ma che Athesia ha costruito non infrangendo alcuna legge (locale) e in alcuni casi assumendo – a tempo determinato o indeterminato – giornalisti e tecnici. 

Da oggi, primo marzo 2019 (e, tra parentesi, auguri a tutti coloro che son nati il 29 febbraio e che festeggiano solo quando il calendario lo permette…), la rivoluzione grafica attraversa le pagine del quotidiano Alto Adige. Saranno i lettori a decretarne il successo o meno. Naturalmente, auguri a questa testata. 

Ma il “nuovo” Alto Adige, rinnovato nell’impianto grafico e non ancora nei contenuti (pur già rispettabili) si inscrive in uno scenario allarmante.

Tra alcuni giorni Alberto Faustini dirigerà anche l’Adige, rinunciando alla guida del Trentino. Si tratta di due quotidiani molto diversi tra loro e fa bene Faustini a mettersi di nuovo in gioco, su incarico di Athesia, il suo editore. 

Una soluzione esterna, con un nuovo direttore all’Adige assunto da fuori sarebbe del resto risultata molto, ma molto più costosa. 

Ma non abbiamo ancora letto una riga sul futuro della testata Trentino, concorrente dell’Adige e meno venduto e meno letto. E neanche sul futuro occupazionale di chi collabora con lo stesso Adige. Ne sapremo di più quando il sindacato regionale dei giornalisti – che si è ovviamente già attivato – informerà l’opinione pubblica sullo stato delle cose.

 

 

Nel frattempo, come abbiamo letto su Salto.bz e sul Dolomiti da qualche ora, il centro stampa – unico in provincia - che ospita le rotative del quotidiano l’Adige è destinato a un drastico ridimensionamento, forse addirittura a una chiusura. Si stamperà tutto a Bolzano, in quella grande e moderna tipografia Athesia, fiore all’occhiello del gruppo.

Con quale Weltanschauung? Toni Ebner, direttore del Dolomiten (prima testata del gruppo Athesia guidata dal fratello maggiore Michl) ci aveva dichiarato nel giorno dei 130 anni del gruppo Athesia, giubileo che aveva visto la presenza del capo dello Stato italiano Sergio Mattarella: “Nessun problema. Ogni testata è autonoma, ogni testata decide come scrivere e di chi o che cosa scrivere. Siamo soltanto riguardosi verso i nostri lettori, che ogni giorno dobbiamo trovare e fare in modo che ci leggano. Questo è il nostro credo”.

Si tratta di una presa di posizione, piana e rispettabile, a proposito anche delle concentrazioni editoriali che sono in questa regione disciplinate in modo molto più generoso rispetto al resto d’Italia. 

Athesia possiede e pubblica tutti i quotidiani locali ad eccezione dei due dorsi del Corriere della Sera (Corriere dell’Alto Adige e Corriere del Trentino, diretti da Alessandro Russello) e della neue Sudtiroler Tageszeitung diretta da Arnold Tribus. Si tratta di un monopolio? Siamo di fronte ad una serrata concentrazione editoriale?

Naturalmente, sì. Ma che Athesia ha costruito non infrangendo alcuna legge (locale) e in alcuni casi assumendo – a tempo determinato o indeterminato – giornalisti e tecnici. 

Ma l’idea della tipografia unica fa evocare da parte dei poligrafici del polo di Gardolo a rischia chiusura un altro rischio. Quello di una grafica unica nei giornali di un solo editore. Quello della medesima gerarchia delle notizie. Quello delle stesse convinzioni e anche delle stesse omissioni.

Persino (è una realtà già oggi, non è un incubo del futuro) il rischio di una raccolta pubblicitaria affidata ad agenzie tutte riconducibili a una unica proprietà.

Di tutto questo, occorre essere consapevoli. Giornaliste e giornalisti delle testate di questa regione conoscono il mestiere e lo esercitano con responsabilità. Vogliamo dirlo? Non basta. E la consapevolezza, che di sicuro appartiene anche al gruppo Athesia, ancora non basta.

Dobbiamo dirci che cosa sta succedendo. E le istituzioni si sentono di dire la loro?