Se Trento piange Bolzano non ride
A quanti a vario titolo sono preposti a disegnare il percorso verso il terzo statuto di autonomia di una regione in cui i gruppi linguistici vivono da separati in casa, mentre il contesto nazionale ed europeo vive forti spinte centralistiche e la crisi economica colpisce i più deboli, i suggerimenti per un ordinamento regionale del rivoluzionario Michael Gaismair, vecchi di cinque secoli, potrebbero ancora dire qualcosa, a cominciare dall’incipit.
“Innanzitutto dovete promettere e giurare di mettere insieme vita e beni, di non dividervi l’un l’altro, ma di sopportare insieme vantaggi e svantaggi, di agire dopo esservi consultati fra voi.. tutti i privilegi devono essere aboliti... nessuno deve essere avvantaggiato rispetto ad altri”
Proseguendo nella lettura della Landesordnung di Gaismair, nell’ottima traduzione che ne fece Hildegard Eilert nel 1988, leggiamo che per abbattere i costi si propongono poche comunità territoriali con poteri giurisdizionali. Dati i tempi nuovi ( in mezzo millennio molta acqua è passata sotto i ponti dell’Adige) si potrà discutere la proposta di fare di Bressanone la sede del governo e dell’Università del Land e di Trento il luogo in cui organizzare “le arti e i mestieri”.
Merano, il luogo in cui la dieta contadina si riunì nel 1525 per stendere i 64 articoli considerati dalla storiografia il punto più avanzato sul fronte meridionale della guerra dei contadini tedeschi , rimane pur sempre la capitale morale del moto rivoluzionario più significativo dell’età moderna. (Segnalo, dalla vastissima bibliografia, gli atti del comitato di contatto per l’altro Tirolo del 1982 e la sintesi “ Da Muntzer a Gaismair”di Italo Michele Battafarano del 1979).
Oggi, le ragioni dello stare insieme non sono venute meno: si va verso un 5 settembre da separati in casa: Trento con la Consulta su di un binario morto, Bozen chiusa in un Konvent in stato d'assedio da parte dei gruppi isolazionisti e i ministri italiano e austriaco che non si parlano. Le due capitali regionali incapaci di allestire musei (Civico di Bz e torre d'Augusto di Tn) privandosi così della propria storia. Rimane Merano con l'iniziativa di Castel Tirolo.
Partiamo da lì, se vogliamo dare vita ad un centro studi dall'alto valore simbolico intestato ad Alexander Langer; nel suo nome, io personalmente, ma credo tanti altri, metterebbero a disposizione il proprio patrimonio documentario al fine di richiamare in vita la regione dolomitica, istituto principe di una convivenza che, come disse Piero Agostini, non può essere nuovamente “rinviata”, specie in tempi di avventurose modifiche costituzionali.
Vincenzo Calì, nato a Milano nel 1945, è uno storico e docente di storia contemporanea all'Università di Trento. Attualmente ricopre l'incarico di vicepresidente dell'Associazione Museo Storico a Trento. In qualità di curatore dell’Archivio Battisti ha seguito in particolare all’interno della collana editoriale del Museo storico le pubblicazioni battistiane della serie “Fonti Archivio Battisti”. Le sue ricerche vertono in modo particolare sulla storia del Novecento
Non capisco, visto dall'2016,
Non capisco, visto dall'2016, la "regione dolomitica" che sia?
In reply to Non capisco, visto dall'2016, by Benno Kusstatscher
un distretto oppure un
un distretto oppure un amministrazione cantonale in una euregio reale?