Politics | #primotempo

"Anche Burioni sottovalutava il Covid”

Di pandemia si discute troppo, secondo Thomas Widmann che durante il suo #primotempo ha preferito parlare di altro, di tutto, tranne che dei rapporti con Arno Kompatscher
Thomas Widmann, Primo Tempo
Foto: Asp

Dallo scandalo degli scaldacollo a quello delle mascherine. Un territorio, la Provincia di Bolzano, che ha registrato i contagi più alti d’Italia durante la prima e la seconda ondata pandemica e tra i dati più bassi rispetto all’adesione alla campagna vaccinale ancora in atto. Il #primotempo dell’assessore alla Sanità Thomas Widmann, il bilancio di metà legislatura che ogni membro della Giunta sta illustrando nel corso di queste settimane, è stato senza dubbio uno degli appuntamenti più attesi. La conferenza stampa, tenutasi ieri (1° settembre) presso la nuova clinica di Via Bohler, ha radunato numerosi rappresentanti dei media sudtirolesi che sono stati accolti dall’assessore competente affrontando l’argomento più atteso di tutti: le visite di dermatologia e i relativi tempi di attesa. Così si è aperta a sorpresa la conferenza itinerante di Thomas Widmann che per due lunghissime ore ha trascinato in lungo e in largo, dall’atrio al tetto, i giornalisti e le giornaliste presenti nella struttura ospedaliera. Niente domande, se non alla fine e sempre che resti qualcuno, fatto non scontato (e chi conosce - come la Politica - anche solo vagamente il mondo delle redazioni, specie quelle televisive e radiofoniche, lo sa benissimo) a causa dei tempi condensati che dettano scadenze e rassegne stampa.

 

Attese

I tempi di attesa al Pronto Soccorso non sono comunque argomenti nuovi e si presentano con una certa regolarità sul banco della discussione e del dibattito pubblico. Per l’assessore Widmann è importante capire come la gente percepisce i problemi e per questo dopo essersi lasciato alle spalle la slide di benvenuto, in cui la traduzione ladina si è persa per strada in favore di un copia e incolla di quella italiana, l’Assessore alla Salute illustra i dati per fornire risposte a media e cittadinanza. Nel 2018 nel pronto soccorso cittadino si sono registrati 75.886 accessi, il numero più alto di tutta Italia “bisognerà fare delle ricerche e capire il perché” sottolinea pur rassicurando che, nonostante tutto, i tempi di attesa sono diminuti: in un anno si è passati da una media di tre ore e cinquanta minuti di fila alle due ore e quarantaquattro rilevate a febbraio 2020. Idem, sostiene, per le visite specialistiche all’interno degli ambiti prioritari (dermatologia, oculistica, ecc) e non, che hanno visto accorciare i tempi di prenotazione.

 

Dopo la minuziosa presentazione accompagnata dai tanti grafici, un piccolo accenno al Covid-19 alla fine è arrivato ma nulla rispetto al #primotempo, alle vittime, alla gestione delle diverse ondate. Thomas Widmann ha preferito invece intrattenere la folla con una serie di citazioni dai toni giustificatori di personaggi più o meno noti e che sono state pronunciate durante gli ultimi mesi del 2019 e i primi del 2020, quando di Covid-19 se ne parlava poco se non come una semplice questione che interessava esclusivamente l’estremo oriente. “Vedete - ha detto l’assessore alla sanità - lo stesso Burioni aveva sottovalutato la portata della pandemia, diceva che non dovevamo preoccuparci e invece adesso spinge tutti i giorni per la vaccinazione. Questo significa che nessuno poteva sapere”. Finita la carrellata di aforismi, su ordine dello stesso Widmann ci sposta altrove: “Non auguro a nessuno di finire nella nuova terapia intensiva ma almeno vi faccio vedere com’è, seguitemi”.

 

E lo seguono, alla spicciolata, i giornalisti, i collaboratori, lo stesso Florian Zerzer presente tutto il tempo ma rimasto sempre in religioso silenzio. All’ingresso del reparto si crea un piccolo capanno: il gruppo è numeroso, si entra solo in poche unità per volta e bisogna aspettare pazientemente (sebbene qualcuno già sbuffi): è già passata un’ora e la conferenza stampa non è ancora arrivata a metà
I piccoli gruppi vengono pazientemente accolti a turno dal primario Marc Kaufmann che fornisce una panoramica dei dati più importanti che riguardano la nuova unità di terapia intensiva. Con il trasferimento del reparto nell’aprile 2020, i posti letto disponibili in terapia intensiva a Bolzano sono aumentati da 35 a 85, con la possibilità di attivarne altri 15 in caso di necessità. A tale scopo sono stati assunti 14 nuovi infermieri, mentre 31 sono quelli, assieme ai tecnici assistenziali, che sono stati appositamente formati e che provenivano da altri reparti. 9 assunzioni hanno interessato anche il corpo medico, lo stesso numero di coloro che provenivano da altri reparti e sono stati preparati per rinforzare i turni in terapia intensiva, in cui finora sono stati curati 240 pazienti Covid ma, come sottolineato dall’assessore, "le tecnologie e il personale di cui ci siamo dotati per far fronte all’emergenza sanitaria resteranno a beneficio di tutti i pazienti futuri”.


Elicotteri e primati

Non è ancora tempo di domande ma dopo la visita alla terapia intensiva è possibile vedere da vicino il fiammante elicottero a disposizione del servizio territoriale di soccorso. Ci tiene, l’assessore al turismo ospedaliero Widmann, tanto da far salire uno a uno i giornalisti rimasti sopra il tetto dell’ospedale dove è presente il punto di atterraggio dei mezzi ad elica (un vero e proprio eliporto unico nel Nord Italia, ci tiene a sottolineare), così da poter dare altre informazioni in merito. Tra esse anche i trasporti effettuati dalla Croce Bianca durante la prima ondata, fino a 115 al giorno, la quale può contare anche sul quarto elicottero adottato nel 2020 e attualmente posizionato a Lasa


Il punto più basso

Di ore ne sono passate quasi due ma finalmente ci si avvicina alla quinta e ultima fase (dopo l’intervento di benvenuto all’ingresso, al primo piano, in terapia intensiva e sul tetto dell’elicottero), in cui si parlerà di vaccini e si potrà, infine e finalmente, porre alcune domande all’assessore. I collaboratori dopo ulteriori rimostranze provano ad aggiustare il tiro: “Abbiamo fatto anche le prove, pensavamo durasse meno”. La location cambia ancora, bisogna scendere e scendere fino al punto più basso, nuovamente l’atrio di ingresso.
Mentre Widmann si concede una piccola pausa si ha il tempo di rendersi conto che la nuova postazione non è delle migliori: come ogni ingresso che si rispetti anche quello della nuova clinica esercita egregiamente la propria funzione: quella di far passare fiumi di persone, pazienti, dottori e barelle, ognuno con la propria voce e il proprio rumore.
Nel frattempo si riparte, un orecchio va a Widmann, l’altro al gentilissimo addetto alla sorveglianza lì vicino che nel frattempo dà alcune indicazioni a una coppia di anziani e si assicura che le procedure di misurazione della temperatura e di disinfezione delle mani avvengano nel modo corretto.

Di Covid-19 se ne parla troppo. Persino quando hai qualche minuto libero per parlare, che ne so, con tuo fratello l’argomento è sempre la pandemia. Noi invece nonostante questo abbiamo preferito parlare di altro

 

Widmann si ascolta a fatica, l’impianto audio non è dei migliori e il microfono che scivola continuamente dall’asta non aiutano a coprire i rumori che si moltiplicano in ogni angolo. Si parla di banda larga e qualche vago accenno ai vaccini, più per per attaccare, in realtà, chi, il vaccino, non l’ha ancora fatto “e affolla e affollerà le nostre terapie intensive”. Nel frattempo una barella con una donna incosciente trascinata da alcuni operatori bardati dal capo ai piedi ci passa accanto e catalizza l’attenzione dei presenti, compresa quella dell’assessore che si interrompe per qualche istante ma finalmente arrivano le domande: “Raccogliamone un paio” dice Widmann. Sul destino dei vaccini Astrazeneca ancora conservati nei frigoriferi dell’Azienda sanitaria non ha saputo dire nulla mentre, incalzato da salto.bz, sul giudizio e i rapporti con Arno Kompatscher ha preferito non rispondere affatto. “Non sento, può ripetere?” Certo che è possibile ripetere la domanda su che tipo di opinione ha l’assessore alla Sanità nei confronti del Presidente della Provincia, che per tutta la pandemia ha coordinato e gestito chiusure, riaperture, i difficili rapporti con Roma e gli ancora più difficili rapporti con la Giunta. Ma nonostante questo, il chiarimento non arriva: “Eh le aperture, le chiusure, sono decisioni sa, che servono, a volte politiche, ma spesso necessarie. L’obiettivo era quello di gestire bene e non fare collassare il sistema sanitario e se tale obiettivo è stato raggiunto allora significa che abbiamo lavorato bene. Le ho risposto?” No, non ha risposto signor Assessore visto che la domanda riguardava l'operato del Landeshauptmann e che invano si ritenta di formulare: “Widmann ci dia questo giudizio su Kompatscher”. Niente da fare, il Presidente della Provincia diventa colui che non può essere nominato, tanto da non meritare nemmeno un accenno, nemmeno il pronome “Lui”. Widmann infatti parla sempre in prima persona, singolare o plurale che sia: “ho pensato, abbiamo gestito, avevamo fatto”. Ma di Kompatscher ancora nulla. Ci si rassegna e si prova almeno a capire perchè, nonostante la lunghissima e inusuale conferenza stampa, lo spazio dedicato ad affrontare i nodi cruciali della pandemia e della campagna vaccinale siano stati affrontati superficialmente e in maniera così marginale: “Di Covid-19 se ne parla troppo - afferma l’Assessore alla Sanità -. Persino quando hai qualche minuto libero per parlare, che ne so, con tuo fratello l’argomento è sempre la pandemia. Noi invece, nonostante questo, abbiamo preferito parlare di altro, degli obiettivi che ci siamo posti prima del Covid-19 e che in gran parte, non tutti viste le difficoltà, sono stati raggiunti. Per questo - conclude - siamo soddisfatti”.

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Karl Trojer Thu, 09/02/2021 - 10:57

Warum soll es journalistisch so relevant sein, eventuelle Unstimmigkeiten zwischen Politikern herauszukitzeln ? Den komplexen Covid-Probleme ist unsere Provinz durchaus effizient begegnet (siehe oben die Aufstockung des entsprechenden Sanitätspersonals und der Intensivbetten) und sie musste sich dabei auch an gesamtstaatliche Vorgaben halten. Dass Südtiroler der Covid-Impfung skeptischer gegenüber stehen als der italienische Durchschnitt, und damit die Impfrate niedriger ist, hat wohl kaum politische Gründe. Ich meine, wir sollten akzeptieren, dass die Impfung zwar keine vollständige Lösung gegen Covid-19 ist, dass sie aber die Gefahren des Angestecktwerdens, des Ansteckens anderer und schwerer Krankheitsverläufe nenneswert verringert, und wir sollten deshalb entsprechend solidarisch handeln.

Thu, 09/02/2021 - 10:57 Permalink