I duellanti
Quattro decenni or sono, a Roma, il parlamento diventa per tre giornate intere il teatro di una delle discussioni politiche più infuocate e drammatiche che mai si siano registrate sulla questione altoatesina.
Nei giorni 5,6 e 7 ottobre, nell’aula della Camera, si parla del censimento etnico. Fuori, in piazza Montecitorio, gli alternativi della Nuova Sinistra – Neue Linke hanno portato da Bolzano le tre gabbie che simboleggiano il tentativo, come essi lo definiscono, di rinchiudere e separare irrimediabilmente i tre gruppi linguistici esistenti in provincia. Il 6 ottobre, in un’affollatissima conferenza stampa, Alexander Langer annuncia la chiamata al boicottaggio della dichiarazione di appartenenza linguistica da rendere, a fine mese, in occasione del censimento generale della popolazione. È il rifiuto totale di un modello, introdotto qualche anno prima con una norma di attuazione dello Statuto risalente al 1976, che prevede l’obbligo per tutti i cittadini residenti in Alto Adige di dichiararsi appartenenti ad uno dei tre gruppi ufficiali. Dichiarazione nominativa e irrevocabile per i dieci anni successivi, necessaria per accedere ad un qualunque posto del pubblico impiego o per ottenere tutta una serie di benefici.
Fuori dal palazzo manifestano gli attivisti con le gabbie. Nell’aula di Montecitorio si sviluppa quello che può ben essere definito come uno dei dibattiti di maggior spessore che si siano mai tenuti sulle questioni attinenti l’autonomia altoatesina.
È un duello durante il quale emergono, nella loro cruda antitesi, le opposte posizioni in campo
Tre giorni di discussione serrata che vedono come indiscussi protagonisti i deputati del piccolo Partito Radicale che si erano assunti l’incarico di portare avanti a livello nazionale le istanze degli alternativi sudtirolesi sin dalla fatidica alleanza durante la campagna elettorale per le regionali del 1978. Il ruolo principale, nella battaglia oratoria è assunto da Marco Boato, primo firmatario di molti dei documenti, mozioni, interrogazioni e interpellanze, che costituiscono la base formale del dibattimento e che, per tre giorni, presidia, instancabile, l’aula pronunziando un discorso che occupa quasi tutta la prima giornata di discussione e intervenendo continuamente durante il dibattito dei giorni successivi.
Resta memorabile lo scontro verbale che avviene durante l’intervento del principale antagonista di Boato, dei radicali e della Nuova Sinistra in questa contesa: il deputato della Südtiroler Volkspartei Roland Riz. Più che un discorso, il suo, è un dialogo fortemente polemico con Boato che lo interrompe decine e decine di volte. Riz, tuttavia, non cede alla tentazione di chiedere alla presidenza dell’aula di zittire l’interlocutore ma accetta la provocazione e gli risponde ogni volta. È un duello durante il quale emergono, nella loro cruda antitesi, le opposte posizioni in campo: quella degli alternativi secondo i quali il censimento nominativo è un passo drammatico e irrevocabile verso una tragica divisione e contrapposizione dei gruppi e quello della SVP che lo considera invece come la base necessaria e irrinunciabile per applicare nel modo più corretto gli istituti della proporzionale etnica nel pubblico impiego e nella gestione degli aiuti sociali.
Il dibattito non vive ovviamente solo delle posizioni dei due duellanti. A prendere la parola sono gli esponenti di tutti i partiti, dalla destra missina che rinnova la propria critica radicale all’intera impalcatura dello statuto, alla sinistra comunista, ai partiti di governo.
Il dibattito dell’ottobre 1981, con la lunga battaglia politica che l’ha preceduto in Alto Adige, resta comunque nella storia come uno dei momenti di confronto più aspri della lunga fase di attuazione dello Statuto del 1972
I duellanti si affrontano, a colpi di mozioni, sino all’ultimo respiro. Alla fine le posizioni dei radicali vengono poste in assoluta minoranza da una mozione che vede uniti SVP, partiti di governo e sinistra nel sollecitare il Governo ad esaminare l’ipotesi di un intervento marginale sulla questione dei genitori mistilingui di figli minorenni. Non se ne farà comunque nulla e, a fine ottobre, il censimento si terrà con le modalità già previste. I cambiamenti radicali, dovuti anche ad interventi della magistratura sollecitati dall’associazione delle famiglie mistilingui che opera a tempo a Bolzano, arriveranno negli anni e nei decenni successivi. Il dibattito dell’ottobre 1981, con la lunga battaglia politica che l’ha preceduto in Alto Adige, resta comunque nella storia come uno dei momenti di confronto più aspri della lunga fase di attuazione dello Statuto del 1972, una riflessione critica che, se non ebbe effetti pratici al momento, ha comunque rappresentato un momento di svolta, l’inizio di una fase nuova e diversa.