L’Alto Adige che cambia

Seconde generazioni, coppie miste e naturalizzazioni. Sono questi gli aspetti - sempre più rilevanti dopo oltre 30 anni di immigrazione - di cui si è occupata l’ultima indagine del Mercato del lavoro news a cura dell’Osservatorio del mercato del lavoro. Abitualmente le statistiche finalizzate all'analisi di un fenomeno distinto per la provenienza o la diversità culturale si basano sulla cittadinanza, e ciò avviene soprattutto per il semplice motivo che solitamente mancano informazioni alternative. “Se invece si è interessati a quantificare fenomeni legati alla complessità che comporta la diversità culturale, allora limitarsi a osservare il possesso della cittadinanza italiana risulta essere riduttivo”, afferma il direttore della Ripartizione lavoro, Helmuth Sinn.
Il trend
Ignorare le naturalizzazioni, afferma la pubblicazione, porta a conclusioni fuorvianti. Ad esempio, durante il periodo aprile-ottobre 2017, risultavano lavorare mediamente 17.030 stranieri residenti in provincia, mentre nello stesso periodo dell'anno precedente se ne contavano in media 15.909. Si tratta dunque di un incremento di 1.121 unità. Quello che questi numeri non dicono è che in realtà c’è stato un incremento di 2.040, ridottosi a 1.121 in seguito a un importante numero di naturalizzazioni di stranieri occupati.
Donne extracomunitarie e naturalizzazioni
Un ulteriore esempio è legato al trend occupazionale presso le famiglie. I dati legati unicamente alla cittadinanza mostrano che negli ultimi sei anni il numero di donne extracomunitarie che lavorano presso famiglie è rimasto sostanzialmente invariato, mentre risulta in crescita il numero di cittadine italiane che svolgono questo lavoro. Anche in questo caso i dati che tengono conto anche delle naturalizzazioni fanno vedere le cose in modo differente: ad essere rimasto sostanzialmente invariato è il numero di donne italiane dalla nascita mentre tuttora in crescita è il trend di donne provenienti da paesi non comunitari. È importante andare oltre la semplice distinzione sulla base del possesso della cittadinanza anche quando si vuole quantificare la complessità del lavoro legata alla crescente diversità culturale dei clienti/utenti.
Salute e istruzione
Un primo esempio riguarda il personale sanitario che segue le puerpere: l'8% dei nati nel 2001 aveva una madre straniera mentre nel 2015 la percentuale era del 20%. Tenendo conto anche delle naturalizzazioni si stima che la percentuale sia stata nel 2015 di circa il 25%. Per il 2001 si ritiene invece che la correzione dovuta alle naturalizzazioni sia trascurabile e dunque non molto diverso dal già citato 8%. La percentuale di bambini che nel 2015/2016 frequentavano le scuole materne e che hanno almeno un genitore che ha o aveva la cittadinanza straniera è approssimativamente del 25%, mentre la percentuale di coloro che vengono conteggiati come bambini stranieri solo sulla base del possesso o meno della cittadinanza italiana risultava per lo stesso anno del 13%.