Politics | Jimmy Milanese

Elezioni Politiche: Amici contro Nemici

Questa che si conclude oggi, è la campagna elettorale non solo delle promesse mirabolanti, ma anche della contrapposizione tra amici e nemici.
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La contrapposizione politica è tanto più intensa e violenta quanto più si avvicina al punto estremo, ovvero, del raggruppamento in base ai concetti di amico-nemico. La campagna elettorale che si conclude oggi, come mai prima d'ora ha lambito quel punto estremo, con le tre maggiori colazioni – Centrodestra, Centrosinistra e Movimento 5 Stelle – molto più impegnate a delegittimare il proprio «nemico» che a proporre soluzioni concrete a problemi percepiti dai cittadini, magari in ognuno degli ambiti delle diverse politiche pubbliche.

E sul fatto che i cittadini percepiscano, sconsolati, i problemi del paese non v'è dubbio, al punto che l'abbandono dell'arena pubblica a favore del riflusso nel privato – suggeriscono certi sondaggi - potrebbe essere il primo partito alle elezioni del 4 marzo. Un senso di spaesamento dell'elettore e sfiducia verso la rappresentanza politica che non sembra mitigata nemmeno dall'eccezionalità della offerta politica di questa campagna elettorale.

L'astensionismo, dal canto suo, è fenomeno che in genere preoccupa i partiti in modo trasversale, forse più nell'ottica del «possibile voto perso» che nel significato di allontanamento del cittadino dalle categorie del politico.

Altro termine complesso, il concetto generico di «politico», non inteso in termine di carica, così come tutti i termini ad esso legato, hanno nel tempo assunto un senso polemico. Mentre una volta era un aggettivo nobile, addirittura una derivazione dal greco antico della parola «cittadino», oggi, il carattere polemico domina soprattutto l'impiego linguistico del termine «politico».

Basti pensare alla polemica attorno al sistema di selezione dei candidati del Movimento 5 Stelle, ovvero cittadini «non politici» scelti dalla società civile, proprio in contrapposizione alla categoria ormai squalificata del «politico di professione».

Nell'uso della polemica continua e quotidiana tipica di ogni campagna elettorale, ma del tutto predominante in questa occasione, si registra una inevitabile conseguenza: la mancanza di obiettività di moltissime dichiarazioni politiche, come principale riflesso delle distinzione amico-nemico immanente ad ogni comportamento pre-elettorale. In parole povere, il nemico ha sempre torto, anche se avrebbe ragione.

Nel concetto di «nemico» rientra appieno l'eventualità di una lotta di tipo linguistico e/o comunicativo la quale, eventualmente, può trasbordare in manifestazioni sociali o di piazza dai caratteri violenti. Quella lotta che ha avuto il suo punto estremo nella c.d. strategia della tensione, operata da parte di certe frange extraparlamentari nel corso degli anni sessanta, mostra tutt'oggi qualche preoccupante sussulto nei fatti di cronaca.

Invero, stiamo parlando di azioni violente di varia natura che una democrazia matura dovrebbe unanimemente considerare negazione assoluta di ogni altro «essere». Invece, proprio per l'esistenza e la dominanza nella politica di oggi della categoria politica del amico-nemico, quelle sono azioni che generano momenti di altra lotta linguistico-comunicativa nei salotti dei media e sui social network. Una deriva, anche di tipo linguistico, che ha portato alla riesumazione ed esaltazione delle categorie del «fascismo» ed «antifascismo» come elementi della campagna elettorale degli ultimi mesi.

E' la mancanza di obiettività, ovvero la difesa della propria posizione a qualsiasi costo, di fronte a un nemico politico, ad impedire riflessioni pacate e prive della onnipresente convenienza politica. Una convenienza che pesca nella speculazione su ogni fatto di cronaca, ancora prima che sia fossilizzato in una pronuncia della magistratura, magari per definire le coordinate della propria azione contraria al fenomeno della immigrazione.

Ecco quindi che la stessa esperienza del voto, diventa e diventerà ancora di più con la sera del 5 marzo, un momento di lotta interpartitica consumato alla ricerca di una chiave interpretativa. Una chiave di lettura che, ancora, sarà fondata sulla categoria del amico-nemico. Questo, nonostante il voto degli elettori, sebbene indicare le sole preferenze politiche, non fornisca informazioni specifiche, come ad esempio può fare il voto su un referendum confermativo circa una riforma costituzionale.

E quando gli individui sono talmente razionali da essere ispirati dal proprio interesse, è certo che non si comporteranno mai in modo tale da conseguire il loro interesse come gruppo sociale che fatalmente si chiama Italia.