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Social: un mondo in continua evoluzione

La ricercatrice Livia Taverna illustra i risultati dell'indagine circa il cambiamento dell’utilizzo dei social in età giovanile. Ma il processo non è ancora terminato...
Note: This article was written in collaboration with the partner and does not necessarily reflect the opinion of the salto.bz editorial team.
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Foto: (c) pixabay

Che i social abbiano modificato la comunicazione tra le persone è ormai evidente, specie nelle generazioni più giovani. Ma come, questo processo, ha modificato i rapporti relazionali e, più precisamente, per cosa vengono utilizzati i social network? A seconda di quali esigenze si preferisce una applicazione invece di un’altra? A questi quesiti, che invitano anche ad una riflessione sociale ed educativa, ha risposto la ricerca condotta dall’Università di Padova in collaborazione con l’Unibz, che ha coinvolto più di 350 giovani dell’Emilia Romagna. Ad illustrarla è stata Livia Taverna, ricercatrice in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso la Facoltà di Scienze della Formazione; ad affiancarla nello studio: i ricercatori Marta Tremolada e Lucio Silingardi.

 

Bisogna conoscere il mondo dei social per poter sensibilizzare i giovani

 

“La nostra è una ricerca che insegue la realtà, una realtà che è sottoposta incessantemente a mutazioni estremamente rapide. Nonostante questa situazione in continua evoluzione, siamo riusciti a fare una fotografia della situazione conducendo un'indagine vicina e scientificamente fondata” inizia a spiegare Taverna. “Abbiamo voluto suddividere le tipologie di comunicazione con i rispettivi social network utilizzati, cosicché da comprendere l’interconnessione tra i contenuti e il mezzo comunicativo scelto: dove comunicare l’ottenimento di un buon voto a scuola? E una lite in famiglia? Insomma abbiamo voluto capire quali social, i giovani, utilizzino per comunicare gli aspetti positivi e negativi della loro adolescenza”.
Parlando di tempo di utilizzo, la ricerca ha messo in luce che il campione di ragazzi e ragazze utilizza, in media, 3 ore al giorno WhatsApp, 2 ore Instagram e circa 35 minuti Facebook.
“La risposta da parte degli intervistati è stata molto buona, a dimostrazione del fatto che interagire con i giovani su tematiche e interessi a loro vicini è per loro stessi stimolante.”
I risultati? “Se guardiamo Facebook non ci sono differenze tra la comunicazione di notizie positive e negative. Mentre su Instagram i giovani preferiscono comunicare aspetti positivi e tenere quelli negativi per una comunicazione vocale, tramite chiamata, o via WhatsApp”.
Questo mette in luce anche un altro aspetto...
 

La desiderabilità sociale

 

“Inoltre – prosegue Taverna - nel nostro campione gli adolescenti che presentavano una desiderabilità sociale elevata, ovvero coloro che erano inclini a fornire un’immagine di sé socialmente desiderabile, sebbene poco realistica, erano più numerosi di coloro che conseguivano punteggi bassi in questa dimensione. Questo dato ha stimolato la nostra curiosità in virtù del ruolo che il costrutto della desiderabilità sociale può rivestire nell’ambito della risoluzione dei compiti evolutivi che l’adolescente si trova a dover affrontare. Venir riconosciuti e approvati dagli altri, specie nell’adolescenza, è molto importante perché consente di consolidare la propria identità ed affermarla nel mondo adulto, favorisce l’acquisizione di una maggior fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità. Questi sono tutti ingredienti necessari alla piena realizzazione di sé come individui. Nondimeno, dal punto di vista della ricerca, questa relazione andrebbe ulteriormente approfondita in campioni più ampi e in gruppi di adolescenti con problematiche cliniche. Il bisogno eccessivo di apparire desiderabili potrebbe avere infatti altre connessioni con il mondo dei social, ad esempio con la difficile gestione responsabile della propria immagine o della percezione del proprio corpo, così come di un utilizzo smodato di internet e con una maggiore vulnerabilità a sviluppare problemi da 'internalizzazione'. Nel nostro studio non sono emerse differenze significative nella desiderabilità sociale legate al genere degli adolescenti, ma è stata rilevata una differenza rispetto all’età. Gli adolescenti più giovani, quelli tra i 14 ed i 16 anni, erano più propensi a fornire un’immagine di loro stessi socialmente desiderabile, rispetto a coloro che avevano tra i 17 e i 19 anni. E’ quindi probabile che la desiderabilità sociale sia un fenomeno che colpisce maggiormente i più giovani e che tenda poi a normalizzarsi quanto più l’individuo si avvicina all’età adulta".

 

 Non demonizziamo il mondo dei social
 

“I social network rappresentano una sorta di laboratorio virtuale in cui i ragazzi sperimentano la loro identità sociale. Non si tratta di demonizzare i social network, quanto piuttosto in primo luogo di comprendere come vengono utilizzati. E’ quindi necessario conoscere e descrivere come si strutturino e si sviluppino le comunicazioni che avvengono all’interno di questo mondo, quale sia l’organizzazione delle preferenze comunicative dei ragazzi. Si tratta di passaggi fondamentali per riuscire a costruire una solida educazione, favorendo un utilizzo consapevole e critico di questi strumenti” ha concluso Taverna.

 

Autore: Andrea Dalla Serra