Politics | Aventino

In nome del padre

Oggi la direzione nazionale Pd dopo lo scontro interno. De Pascalis (area Orlando): "Governo Pd-5S per il bene del paese. Il nostro peso in provincia? Abbiamo Tommasini".
PD assemblea
Foto: Facebook/Partito Democratico

“Hanno tutti ragione”. Così verrebbe sarcasticamente da pensare rispetto alle ultime vicende politiche italiane, quelle che vedono Luigi Di Maio chiudere la possibilità dei due forni – uno quello della Lega e l'altro del PD – e Salvini che continua impavido a chiedere un incarico di governo al Capo dello Stato, il quale, stando così le cose, proverà fino all'ultimo a formare un nuovo governo, che per ora ha le sembianze di Godot. Lega e Movimento 5 Stelle si sono spartiti l'Italia ma la forza politica di cui si sta parlando di più nelle ultime ore è il Partito Democratico e il tema della discussione è puramente interno al partito, che però potrebbe essere l'ago della bilancia per la formazione del nuovo governo, se mai il PD accettasse di scendere a patti con i grillini.

Maurizio Martina, infatti, ha dichiarato nelle ultime ore che fare da segretario reggente del partito dopo le dichiarazioni di Matteo Renzi a CheTempoCheFa, sarebbe quasi impossibile. L'ex segretario ha infatti usato il mezzo televisivo per dettare la linea del proprio schieramento, forte della maggioranza di cui gode fra i gruppi parlamentari. Renzi ha di fatto cambiato l'ordine del giorno della direzione nazionale, che è stata convocata per oggi pomeriggio alle ore 15 al Nazareno, per discutere di tre punti fissati da un documento avanzato dalla sua area, che ha rafforzato la posizione presa in televisione dal senatore di Scandicci. Il primo dei punti mette in chiaro che non ci dovrebbero essere conte interne per calcolare il peso muscolare di ogni fazione o corrente interna al partito, anche se nelle scorse ore è comparso il sito, ormai già non più funzionante, senzadime.it. Il sito è stato caricato online per mostrare agli elettori quanti deputati avrebbero appoggiato un governo a guida Di Maio, ovviamente da un punto di vista fortemente critico e, anche questo, di area renziana: non sono mancate le polemiche.

"Era un cortocircuito inevitabile”. (Mauro De Pascalis).

Il secondo punto riguarderebbe una valutazione sul centrodestra e i grillini, causa – secondo il documento - dello stallo politico e istituzionale della politica italiana. Il terzo punto è forse quello più caro ai sostenitori dell'ex segretario Renzi: solo un confronto con Di Maio ma niente alleanze. Non si sono fatte attendere le critiche dalla minoranza interna al partito, quella dell'area più “a sinistra”, guidata dal guardasigilli Andrea Orlando, che però chiede l'unità del partito e la chiarezza della discussione. E a proposito di questo, un orlandiano di ferro, Mauro De Pascalis, membro delle segreteria provinciale e dell'Assemblea Nazionale del Partito Democratico, non può che concordare con il suo leader di riferimento: “A Renzi la discussione interna al partito sarebbe andata bene solo se fosse rimasto segretario; ma non mi stupisce, era un cortocircuito inevitabile”.

"Bisogna porre una tesi e un'antitesi per raggiungere una sintesi e noi stiamo saltando dei passaggi".

De Pascalis continua elogiando l'operato del Presidente Mattarella, che – secondo lui – starebbe agendo bene nel valutare tutte le strade percorribili per la costruzione di una base credibile sulla quale edificare un nuovo esecutivo. Per “tutte le strade percorribili” De Pascalis allude, infatti, anche all'incarico esplorativo dato a Roberto Fico, fatto per tendere una mano a sinistra e che consegnerebbe al paese un governo Pd-5Stelle: “Per il bene del paese potrebbe essere auspicabile un governo del genere, magari non accadrà ma bisogna valutare tutte le soluzioni. Basta che le nostre questioni interne non si sovrappongano al bene dell'Italia”. Simile è stato anche il parere dell'unico membro altoatesino in direzione nazionale, Carlo Costa, che a salto.bz aveva già dichiarato: “Arroccarsi sull'Aventino è inutile” - nonostante la posizione di Costa sia più mite e riferita ad "aprire un confronto" con Casaleggio&Co, piuttosto che a formare un governo di lunga durata.

 

Che tempo che fa, domenica 29 aprile 2018, per Rai

“Non bisogna continuare a dire che hanno vinto loro. In politica – e soprattutto in un sistema parlamentare – non si parla di vincere o perdere ma valutare idee e programmi. Bisogna porre una tesi e un'antitesi per raggiungere una sintesi e noi stiamo saltando dei passaggi. Non possiamo, per dirla à la Guzzanti, continuare con la scissione dell'atomo. Il Pd rimane il secondo partito più votato e deve dialogare con le altre forze in campo. E soprattutto scendere a patti con un sistema così frammentato”. Così conclude De Pascalis, che invece sul fronte locale del partito, dopo l'ultimo scossone dell'area bizziana, rimane tranquillo sugli stabili equilibri del correntone Costa-Tommasini: “Stiamo procedendo verso un percorso unitario, come quello che ha portato Huber alla segreteria. La minoranza dem in Provincia? Beh, il vicepresidente della provincia Tommasini è orlandiano. Non mi pare poco”. Niente di nuovo sul fronte orientale.