Society | La polemica

Marie Måwe e il tricolore

Sul suo profilo facebook Marie Måwe esibisce una foto che suscita un attacco di stampo fondamentalista da parte di Roland Lang. Ennesima dimostrazione di quanto sia sottile il confine tra patriottismo e fanatismo.
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Foto: Othmar Seehauser

Roland Lang (Süd-Tiroler Freiheit) dimostra una notevole attenzione per i particolari che altri giudicherebbero insignificanti. Passando al setaccio una fotografia di Marie Måwe, pubblicata su facebook, che ritrae la candidata Svp al centro di un gruppo di uomini con il grembiule blu d’ordinanza, ha scoperto quello che per lui è inconcepibile: un piccolo tricolore italiano sul colletto della giacca sportiva tenuta in braccio dalla svedese. Apriti cielo. Subito parte un’invettiva che mescola temi come l’apertura nei confronti di un modello scolastico plurilingue, il rispetto per Silvius Magnago e la questione della cittadinanza:

 

Die SVP Kandidatin Marie Måwe machte vor kurzem den Vorschlag von gemischtsprachigen Schulen. Nun scheint sie auch nichts dabei zu finden, mit der italienischen Trikolore auf ihren Kleidungsstücken im Wahlkampf herumzulaufen. Magnago würde sich im Grab umdrehen, wenn er das sehen müsste. Solchen „Südtiroler Kandidaten“ wird Rom sicher gerne die italienische Staatsbürgerschaft geben, tragen sie doch bereits die Trikolore an ihrer Kleidung!

 

In realtà, la presunta manifestazione di “nazionalismo italiano” da parte della Måwe è tutta nello sguardo morboso di chi osserva. Sarà capitato a chiunque di comprare un capo di abbigliamento con sopra stampata una bandiera. I criteri che guidano alla scelta di una giacca, di un pantalone o di un paio di mutande sono di svariati tipi. Generalmente prevalgono la comodità, l’estetica o la convenienza. Ma evidentemente una posizione fondamentalista (come quella di Lang) non ammette leggerezze di sorta. Alla povera Måwe non è sufficiente parlare perfettamente il tedesco, indossare il dirndl e brindare alle feste dicendo “zum Wohle”. Adesso, per soddisfare il fanatismo dell’Heimat, dovrebbe anche passare in rassegna ogni capo d’abbigliamento contenuto nel suo armadio e controllare con la lente d’ingrandimento se siano presenti inopportuni richiami simbolici all’odiato stato occupante. Evidentemente la “libertà” alla quale tendono quelli di Süd-Tiroler Freihet deve essere intesa come estremamente “vigilata”.