"Il referendum sarà la nostra campagna"
Nello stile comunicativo secco ed essenziale al quale ci hanno da tempo abituati, ecco lo slogan elettorale di SÜD-TIROLER FREIHEIT, coniato per il lancio del referendum sull'autodeterminazione che impegnerà tutti gli attivisti del movimento per i prossimi tre mesi: "L'autonomia non è abbastanza – scegliamo la libertà".
“Potranno votare tutti coloro che hanno diritto a partecipare alle elezioni per il Consiglio provinciale – afferma Sven Knoll – e noi ci aspettiamo una grande partecipazione”. Una partecipazione quantificabile in una percentuale minima di successo? “No, è impossibile determinare a priori quanti parteciperanno di fatto al voto, ma l'importante è che venga finalmente attuata una forma di autodecisione sul nostro futuro, che ci è stata sempre negata. Poi, in democrazia, solo chi partecipa ha la facoltà di decidere, quindi in teoria ogni risultato andrà bene”. Contattare più di quattocentomila persone però non sarà uno scherzo. E comporterà sicuramente costi elevati. “Abbiamo calcolato una spesa di circa 180.000 euro, ma questa è anche l'intera somma prevista per finanziare la nostra campagna elettorale. In pratica il referendum sarà la nostra campagna elettorale”, puntualizza Knoll. Altro problema che il consigliere provinciale di SÜD-TIROLER FREIHEIT giudica irrilevante è stabilire se un gruppo linguistico voterà più degli altri: “Non facciamo distinzione tra i gruppi linguistici. Del resto, anche nelle altre votazioni la partecipazione non viene fotografata in base all'appartenenza linguistica. A decidere sarà solo la maggioranza”. Ultima questione: il materiale diffuso sarà solo in tedesco? “Nient'affatto, sarà in quattro lingue: tedesco, italiano e anche nelle due varianti ladine”.
Le modalità per partecipare al voto sono quattro: online, per posta, direttamente alle varie manifestazioni che accompagneranno la campagna elettorale e referendaria, e addirittura per sms. Una mobilitazione generale che non lascia dunque niente all'improvvisazione. Intanto, il primo e forse unico risultato dell'operazione è già stato raggiunto: tutti ne stanno parlando e ne parleranno ancora per almeno tre mesi.
si puo votare no!
Sarebbe un bel segnale se 50% votassero NO!
Chi vota di NO è un pirla,
perché ha degnato questa pagliacciata.
In reply to Chi vota di NO è un pirla, by gorgias
non lo ritengo una pagliacciata
ma una pericolosa manovra elettorale
non chiamatelo referendum!
Vi prego, non chiamate "referendum" questa cosa perché "referendum" non é - casomai é una specie di Meinungsbefragung, ma non ha nulla di istituzionalmente valido come invece il sacrosanto strumento di partecipazione dei cittadini REFERENDUM.
Se un gruppo di bambini giocasse a "facciamo come se ci fossero elezioni provinciali", qualcuno chiamerebbe questa cosa "elezioni"? No. Oppure le primarie che si organizzano all'interno dei partiti (aperti o no), vengono chiamate "elezioni"? Appunto no.
Perció PER FAVORE chiamate le cose con le parole giuste e non dite "referendum" a ció che referendum NON È.
Kurios...
...wie sich drei Südtiroler deutscher Muttersprache über die Aktion einer deutschen Oppositionspartei in italienischer Sprache unterhalten und aufregen können...
Habe bisher keinen Artikel hier gelesen, wo auf deutscher Sprache über eine italienische Oppositionspartei berichtet wurde und sich in der Folge mehrere italienischsprachige Mitbürger auf deutsch darüber unterhalten hätten...
Ich denke, diese Loyalitätsbekundung ist angekommen.
Grazie!
In reply to Kurios... by Rupert Gietl -r
?
Ich rege mich nicht über die Aktion auf (wie käme ich dazu?), sondern beklage mich darüber, dass Bezeichnungen nicht korrekt verwendet werden, auch oft von JournalistInnen übrigens...
In reply to Kurios... by Rupert Gietl -r
Referendum
Sybille, si tratta propriamente di un referendum consultivo: per sentire il parere popolare circa una determinata questione politica (mera richiesta di parere legalmente non vincolante quanto alla decisione successiva).
In reply to Kurios... by Rupert Gietl -r
@Gabriele
Nope. Guarda che anche un referendum consultivo deve seguire un iter concreto, sia sulla raccolta firme che sui tempi che sulle materie consentite ecc. La norma attualmente in vigore (L.P. 11/2005) prevede che un referendum consultivo puó essere indetto esclusivamente dal Consiglio Provinciale, se non sbaglio.
rischio per la raccolta firme
I "meno attenti", cioè moltissime persone, potrebbero confondere questo "referendum" con la raccolta di firme in atto per i referendum veri sulla democrazia diretta. Con possibili ripercussioni negative per la raccolta stessa. Sarebbe stato meglio lanciarlo dopo il 15 settembre per evitare sovrapposizioni.