Politics | La riforma

La burocrazia nell'era del digitale

Entro il 18 settembre la pubblica amministrazione dovrà adeguarsi agli standard telematici europei.

Ancora pochi giorni e assisteremo al miracolo: la burocrazia che si adegua ai linguaggi della modernizzazione telematica con l’ambizioso obiettivo di affossare la sua proverbiale lentezza e dare una “svecchiata” ai suoi metodi farraginosi. Entro il prossimo 18 settembre, infatti, la pubblica amministrazione (scuole, comuni, società partecipate) sarà obbligata a comunicare l’elenco dei propri software e database all’Agenzia per l’Italia digitale (Agid). Lo impone la nuova legge sulla riforma della pubblica amministrazione voluta dal ministro Madia per favorire la tanto attesa regolarizzazione e semplificazione delle procedure amministrative che sia all’altezza dell’agenda digitale europea.

Una legge innovativa che ha lo scopo di creare un’unica banca dati pubblica nazionale - dal 2015 ogni cittadino avrà un Pin unico per accedere da casa a tutti i servizi della PA - senza trascurare i coerenti effetti positivi anche in termini di spending review. A guidare questa storica rivoluzione la nuova direttrice dell’Agid Alessandra Poggiani che fu l’organizzatrice di quel Digital Venice, summit europeo sulle politiche per il digitale, teatro della performance in puro inglese maccheronico del premier Matteo Renzi parodiata sul web. Attendiamo il miracolo, dunque (e non ce ne vogliano), come S. Tommaso.