Society | PREVENZIONE VIOLENZE

Soprusi, come prevenirli?

Trevisiol e Schwienbacher del Forum Prevenzione di Bolzano spiegano le strategie da adottare per arginare le violenze, di cui illustrano cause e conseguenze.

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Foto: web

Mobbing, (cyber)bullismo, aggressioni fisiche e psichiche, razzismo, discriminazioni, vandalismo. Un unico denominatore: l’anima ed il corpo di chi subisce rimane ferito, a volte anche in modo irreversibile.

Quali sono in concreto le possibili ricadute fisiche e psicologiche delle varie forme di violenza? Lo abbiamo chiesto a Lukas Schwienbacher, educatore e mediatore, coordinatore del centro specialistico di prevenzione alla violenza del Forum Prevenzione di Bolzano.

 

“Le persone colpite da violenza possono patire sofferenza, dolore, disperazione, paura, impotenza, sintomi psicosomatici, quali per esempio dolori addominali, mal di testa e insonnia, fenomeni depressivi, e in casi estremi sviluppare persino pensieri di morte. Le vittime di violenza possono tenere a loro volta comportamenti aggressivi contro altri, tendono di solito ad evitare contatti sociali, a nutrire scarsa consapevolezza di sé, a riportare conseguenze traumatiche e ad avere scadenti prestazioni scolastiche o lavorative” – dice Schwienbacher che sottolinea l'importanza di sensibilizzare tutta la società ed ogni generazione in modo trasversale.

“Anche se ogni caso debba essere valutato singolarmente, vi sono dei generali fattori sociali di rischio in grado di rafforzare i comportamenti tendenti alla violenza: le forti privazioni, la spietata concorrenza in ambito professionale (un alto tasso di disoccupazione, richieste eccessive di prestazioni a scuola o al lavoro), l’aumento di sensazioni negative e di paura, come quelle causate da un clima politico connotato da forte tensione o da un atteggiamento pubblico improntato al razzismo – prosegue Schwienbacher-. Nell’insorgere e perdurare della violenza un ruolo notevole giocano anche quei gruppi che si scagliano contro i più deboli, gli stranieri, i rivali, gli oppositori politici, le persone di diversa provenienza etnica e culturale. Il bisogno di riconoscimento, di stima, di appartenenza, di sicurezza, ma anche la “noia”, il “divertimento”, la “ricerca di sensazioni forti” o l'acquisizione di prestigio all´interno del gruppo possono spingere i giovani ad avvicinarsi a questi gruppi”.

Il coordinatore del centro specialistico di prevenzione alla violenza del Forum Prevenzione ricorda di soffermarsi altresì sui fattori di rischio individuali: “La bassa autostima, le insicurezze e paure, i conflitti irrisolti, un carente senso di giustizia e la mancanza di valori, dovuti a deficit educativi, esperienze negative nel contesto sociale, tra cui violenze in famiglia e non solo, uno stile educativo autoritario, conflitti continui, scarso spazio concesso all’autonomia, poco calore emotivo, una distorta idea dei ruoli (per esempio il pensiero secondo cui il “vero uomo” è solo l’uomo forte, potente, a volte violento), atteggiamenti politici estremisti dei genitori, traumi, disturbi della personalità e del comportamento. Situazioni contingenti come la privazione del sonno, la mancanza di movimento, l’assunzione di alcool e/o droga, vari influssi ambientali (per esempio il fracasso), lo stress possono far scatenare o potenziare ulteriormente la violenza”.

Per Schwienbacher è essenziale indagare sempre sulla moltitudine delle cause, cercando di cogliere i contesti politici, sociali e familiari, dai quali scaturiscono atti di violenza.

Come si deve approcciare alla prevenzione della violenza? “Come Forum Prevenzione cerchiamo di intervenire sia in singole situazioni, nonché di lavorare preventivamente su molteplici ambiti, quali la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari, i mezzi di informazione, la politica, i comuni e in generale l’intera società – dichiara Sarah Trevisiol, antropologa culturale, collaboratrice del centro specialistico di prevenzione alla violenza del Forum Prevenzione - “In particolare, cerchiamo di aumentare le competenze sociali delle persone, aiutando i singoli ad esprimersi maggiormente e a comunicare i propri sentimenti, sempre nel rispetto dei desideri e degli interessi degli altri".

Per quanto riguarda il settore scolastico, Trevisiol spiega: "Nelle scuole per esempio si può insegnare ai ragazzi, oltre alle dovute nozioni, anche qualche metodo su come cooperare in team. Gli studenti possono essere coinvolti nella definizione delle regole di base della convivenza in classe, partendo dalle proprie esigenze ed esperienze dentro e fuori dalla scuola. Spronare i giovani a sviluppare capacità individuali, creative ed empatiche è fondamentale per tale processo. Se dovessero verificarsi atti di violenza gravi, si devono certo assumere i provvedimenti opportuni, ma non ci si può esimere dal dialogare con il singolo studente che è stato violento o dal cercare di farlo ragionare sull’impatto della sua condotta sull’intero gruppo”.

Per i due referenti del Forum Prevenzione un ruolo significativo nella lotta alle prevenzione è assunto dai mezzi di informazione che devono impegnarsi ad analizzare maggiormente i fenomeni di violenza a 360°, non riportando un singolo episodio in modo sensazionalistico o enfatizzandone solo alcuni aspetti, ma cercando di cogliere la complessità della situazione, il contesto di base, l´intreccio delle cause sociali e individuali che hanno fatto esplodere l’atto di violenza.

Il centro specialistico di prevenzione alla violenza del Forum Prevenzione, plurilinguistico e multidisciplinare, si autodefinisce come ponte tra pratiche di prevenzione consuete nel Nord Europa e quelle del Sud d’Europa. Oltre a Lukas Schwienbacher ed a Sarah Trevisiol il centro specialistico è composto dalla pedagoga Giuditta Sereni e dal team di operatori di strada (coordinati da Silvana Martuscelli) che svolgono il fondamentale lavoro di streetwork per prevenire violenze e ridurre i rischi di conflitti direttamente sul territorio.

Oltre ad offrire laboratori, seminari, conferenze, gruppi di lavoro, campagne di sensibilizzazione e informazioni, consulenza a progetti e coaching di comuni, da quest’anno verranno anche potenziati i materiali audio-visivi come metodo di diffusione e stimolo di messaggi sociali.

A breve saranno fruibili gratis video bilingui che trattano le diverse forme di violenza, le loro cause e i possibili modi di intervento.

A tale proposito Trevisiol osserva: “Rispetto alla parola scritta o parlata il linguaggio visivo è universale, può superare differenze culturali, di genere o intergenerazionali e, volendo abbattere persino stereotipi, ha il vantaggio di raggiungere potenzialmente tutti. Creando materiali audio-visivi, speriamo, infatti, di raggiungere un pubblico sempre più ampio e diversificato. Non mancherà in ogni caso materiale cartaceo”.

Un altro sistema di comunicazione adottato dal Forum è quello dello Slam Poetry, una nuova forma di espressione e denuncia sociale giovanile esplicata mediante la poesia recitata. Il progetto “No Hate” accoglierà questa forma di creatività giovanile, mentre il progetto “Osservare e agire. Vedo azioni violente – cosa posso fare” è invece un esempio di come i mezzi audio-visivi possano aiutare a diffondere messaggi sociali utili alla prevenzione o alla riduzione di fenomeni violenti”.

Ci sono molti altri progetti in corso ed in cantiere da parte del centro specializzato per la prevenzione alla violenza del Forum Prevenzione. La panoramica completa delle iniziative in campo è su questo sito internet.

Per il futuro il centro specialistico di prevenzione alla violenza del Forum Prevenzione attiverà la peer education, ossia la comunicazione di contenuti antiviolenza da giovani a giovani.

Infine, il Forum Prevenzione organizzerà il 19 aprile 2018 alla Libera Università di Bressanone un convegno sulla violenza strutturale e istituzionale con l’intervento di illustri relatori italiani e tedeschi (i dettagli del programma si conosceranno a novembre).