Politics | La spedizione

La seconda campagna russa di Bertoldi in Ucraina

Questa volta rischia il giovane esponente di Forza che si trova a Donetsk come 'osservatore straniero'. Dopo il voto sono tornate a parlare le armi.

"Aggiornamento ore 20: In questi minuti dall'hotel di giornalisti e osservatori internazionali a Donetsk, dove mi trovo, si possono sentire chiaramente spari ed esplosioni provenienti dal centro o dalla periferia del capoluogo. È infatti ripreso il conflitto tra militari ucraini e miliziani locali, probabilmente in seguito agli attacchi di Kiev."

Non manca il fegato (o l'incoscienza) al Coordinatore Regionale dei Giovani di Forza Italia. 
Il fedele discepolo di Michaela Biancofiore era giunto sabato 1 novembre a Donetsk da dove aveva subito postato su facebook una sua foto con il colbacco in testa. A seguire una serie di altri scatti realizzati nei seggi dove il giovane politico aveva rilevato che "le procedure adottate sono esattamente quelle ucraine e similissime a quelle occidentali, la trasparenza e la collaborazione da parte dei Collegi elettorali territoriali e delle Autorità locali sono state assolute"

Dopo aver osservato che "la democrazia è un calore assoluto" ed aver auspicato "un processo di pace quanto più tempestivo possibile", Alessandro Bertoldi aveva detto di sperare che "questo voto servirà a tutti gli interlocutori per risolvere la crisi e comprendere chi sono i rappresentanti eletti e voluti dalla gente e con cui poter dialogare"

Nello stesso momento le agenzie di stampa internazionali riferivano le dichiarazioni bellicose del presidente Ucraino Poroschenko: "Reagiremo a questa farsa". A fronte del sostegno russo si sono quindi aggiunte le reazioni stizzite statunitensi ("voto separatista illegittimo").

Quindi gli spari, le esplosioni, l'aggiornamento di Bertoldi sulla sua pagina facebook e poi la preoccupazione degli amici ("Vieni via da lì!", "Fai attenzione", "Torna a casa sano e salvo, guarda che tocca noi rifondare Forza Italia poi!").