Society | Giochi d'azzardo

"Il proibizionismo ha fallito"

Secondo Luigi Nevola (Associazione La Sentinella) ridurre gli spazi in cui si può giocare liberamente aiuta la criminalità e aumenta il rischio di sviluppare ludopatie.
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Foto: Salto.bz

Luigi Nevola (Associazione La Sentinella) non ha dubbi: “Per quanto riguarda i giochi definiti d'azzardo la politica provinciale ha fallito su tutta la linea, perché in realtà in Italia proprio noi siamo il luogo in cui si gioca di più, lo si fa però in modo ormai quasi completamente illegale, dando così un bell'aiuto alla criminalità organizzata, abilissima a inserirsi nelle brecce lasciate aperte da un'impostazione di tipo proibizionista”.

 

L'occasione per rimarcare l'assunto è una conferenza stampa, convocata peraltro a ridosso della sentenza del Tar di Bolzano che ha accolto i ricorsi presentati da due sale giochi di Bolzano contro il provvedimento emesso dalla Provincia in relazione alla decadenza della loro licenza (le sale si trovavano infatti situate in un raggio di 300 metri dai luoghi sensibili censiti per rendere operativa la legge). In sostanza: il raggio di interdizione è stato giudicato troppo ampio, perché renderebbe impossibile il riperimento di aree urbane in cui esercitare il gioco in forma lecita. Ed è proprio su questa distinzione, cioè sul fatto di tutelare spazi di legalità destinati (o “dedicati”, come si esprime Nevola) all'esercizio del gioco, in contrasto all'affermarsi di un'attività sempre più dominata dall'illegalità, che qui – secondo il consigliere comunale della Lega – bisognerebbe invece intervenire.

 

Nevola commenta una serie di slides, redatte sui dati forniti dall'Astat, che documentano nel dettaglio la sproporzione tra gli ostacoli posti al gioco legale e le contestuali agevolazioni fornite a quello illegale. “I giocatori – questo il commento dell'associazione La Sentinella – giocano principalmente in luoghi il cui accesso è consentito ai minori (pubblici esercizi, tabaccherie), ma giocano anche moltissimo nelle bische clandestine. Le sale dedicate al gioco (sale bingo, sale scommesse, sale video-lottery), il cui accesso è vietato ai minori, risultano essere i locali meno frequentati”. Il succo di una tale sproporzione è presto detto: “Il 90% dei giocatori patologici o problematici finisce col popolare luoghi accessibili anche ai minorenni, mentre solo il 10% utilizza le sale dedicate al gioco, nelle quali l'accesso ai minori è vietato o più facilmente controllabile”.

 

Un particolare interessante riguarda poi il capitolo dei dispositivi definiti giornalisticamente “totem”, vere e proprie feritoie per le quali passano ingenti somme di denaro, che lo spirito proibizionista della legge non riuscirebbe a disinnescare. “E' molto complesso intervenire su queste macchine – spiega Nevola – perché non esiste di fatto alcun mezzo per bloccarle o eliminarle, a meno che chi le usa non venga colto in flagranza mentre riscuote una vincita. E anche quando poi capita che vengano sequestrate, i proprietari fanno ricorso, riuscendo con facilità a rientrarne in possesso”.

 

Secondo Nevola la soluzione per combattare la ludopatia, e in particolare il proliferare del gioco illegale, non passa dal proibizionismo, ma da una serie di mosse che l'amministrazione dovrebbe finalmente avere la sensibilità di considerare: limitare il gioco alle sale autorizzate, sottoposte dunque ad un controllo da parte di personale preparato; contrastare in modo serrato il gioco irregolare; compiere una vera opera di prevenzione sui rischi del gioco, possibilmente da intraprendere nelle scuole. “Abbiamo spedito il nostro materiale a tutti i consiglieri provinciali per cercare di avere almeno un confronto critico su questo tema altamente problematico – ha concluso Nevola –, ma a parte rare eccezioni non abbiamo avuto risposte. O meglio: a parole sono tutti d'accordo, ci danno persino ragione, ma nessuno ha il coraggio di cambiare veramente l'impostazione già prevalsa. Onestamente non riesco a spiegarmi il perché”.