Politics | Il personaggio

“La grazia della normalità”

Lunedì si è spenta Tina Anselmi, prima donna ministro in Italia. Disse: “Quando le donne si sono impegnate nelle battaglie, le vittorie sono state di tutti”.
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Foto: upi

Capii allora che per cambiare il mondo bisognava esserci”. Se ne è andata in una notte di ottobre (il 31) nella sua casa di Castelfranco Veneto, all’età di 89 anni, Tina Anselmi, partigiana durante la seconda guerra mondiale e prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro della Repubblica (fu nominata nel 1979 titolare del dicastero del Lavoro e della previdenza sociale in uno dei governi Andreotti). Profondo e longevo fu il suo impegno politico. Nel 1978 Anselmi venne nominata ministra della Sanità e fu fra i principali autori della riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale. Nel 1981 divenne presidente della Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2.

Figlia di un aiuto farmacista dalle idee socialiste e per questo perseguitato dai fascisti, e di una casalinga che gestiva un’osteria insieme alla nonna, il 26 settembre del 1944 Anselmi, insieme ad altri studenti, fu costretta dai nazifascisti ad assistere all’impiccagione di 31 prigionieri per rappresaglia. Decise allora di unirsi alla Resistenza, e, con il nome di battaglia “Gabriella”, divenne staffetta della brigata Cesare Battisti al comando di Gino Sartor, quindi passò al Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà. Nel dicembre dello stesso anno si iscrisse alla Democrazia cristiana. “Tina, nome di battaglia Gabriella, anni diciassette, giovane, come tante, nella Resistenza. Non ho mai pensato che noi ragazze e ragazzi che scegliemmo di batterci contro il nazifascismo fossimo eccezionali, ed è questo che vorrei raccontare: la nostra normalità…”, la ricorda Marco Damilano, vicedirettore de L’Espresso, citando l’autobiografia di Anselmi “Storia di una passione politica”, (Sperling & Kupfer), curata da Anna Vinci. “Dico alle mie nipoti: attente, fate la guardia. Perché le conquiste non sono mai definitive”, dirà la partigiana di Castelfranco Veneto in un documentario girato dalla stessa Vinci intitolato “Tina Anselmi, la grazia della normalità”. Finita la guerra Anselmi si laureò in Lettere all’Università Cattolica di Milano, divenendo insegnante elementare. Nello stesso periodo si impegnò nell’attività sindacale nella CGIL e poi, dalla sua fondazione nel 1950, nella CISL. Nel 1968 fu eletta in Parlamento – ci restò per sei legislature, fino al 1992, eletta sempre nella circoscrizione Venezia-Treviso.

Tina Anselmi intervistata da Enzo Biagi

 

Il ricordo
Trasversale il cordoglio per la dipartita della democristiana scomparsa: “Non si poteva non amare Tina Anselmi - dichiara il presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia a Repubblica - In tutto ciò che fece, fu sempre spinta dalle stesse motivazioni che la convinsero a diventare staffetta partigiana. Quelle ragioni le spiegò lei stessa in una delle pagine più belle che io abbia mai letto, sulla Resistenza. Lei disse che 'quello che la spingeva era il desiderio di vita e di costruire un mondo migliore'”. “Con Tina Anselmi scompare una figura esemplare della storia repubblicana. Partigiana, sindacalista, impegnata nella vita politica e nelle istituzioni, prima donna ministro della storia italiana. Il suo impegno per le pari opportunità e contro la P2 e la sua personalità forte e discreta ne hanno fatto un esempio per chiunque creda alla politica come passione per la libertà”, scrive il premier Matteo Renzi.

Molti i messaggi depositati anche su Twitter: “Profondamente colpito dalla scomparsa di Tina Anselmi, partigiana, parlamentare, ministro di grande prestigio, ne ricordo il limpido impegno per la legalità e il bene comune”, così il capo dello Stato Sergio Mattarella.“Tina Anselmi ci ha lasciato: fondamentale per la crescita della Repubblica, ha dimostrato che se il potere è maschile, la libertà è donna”, è il ricordo dello scrittore Roberto Saviano. “L’Esempio #TinaAnselmi ci dice che impegnarsi in Politica con passione, dignità e linearità contro arrivismi, scorciatoie e furbizie è possibile”, osserva l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta. “Da partigiana contribuì a fare la Repubblica. La difese e onorò per tutta la vita”, twitta Pietro Grasso, presidente del Senato. Gli fa eco la presidente della Camera Laura Boldrini: “Partigiana, prima donna ministra, inflessibile avversaria dei poteri occulti. Con Tina Anselmi se ne va una madre della democrazia italiana”. “Ciao Tina. Grazie per tuo esempio, grazie per tua storia, grazie per tuo impegno. Grazie da parte di tutte le donne italiane”. Lo scrive su twitter Mara Carfagna, deputata di Forza Italia.

Un omaggio alla figura di Anselmi giunge infine anche dal presidente del consiglio provinciale altoatesino Roberto Bizzo: “Si è impegnata sempre in prima persona per le cause in cui credeva, dalla lotta al fascismo come staffetta partigiana alla difesa degli interessi dei lavoratori come ministra e sindacalista, alla promozione dell’assistenza sanitaria attuata con la riforma del Servizio Sanitario nazionale fino al contrasto ai poteri occulti come presidente della Commissione d’inchiesta sulla P2: con la sua attività instancabile ha fatto moltissimo per il Paese, realizzando concretamente le pari opportunità e aprendo la strada alle donne che, dopo di lei, hanno scelto di impegnarsi in politica”. Inoltre, ricorda Bizzo, “insieme ad Aldo Moro, Tina Anselmi era una profonda conoscitrice della questione altoatesina. Si tratta dunque di un esempio luminoso cui fare riferimento in periodi come questi, dove a volte la politica si concentra su troppo questioni personali o di bottega: la sua storia ci insegna a non perdere mai di vista il bene comune”.