Di Domenico, contestato, rimane comunque coordinatore
La vicenda locale del movimento legato al nome di Antonio Di Pietro è un riflesso significativo del disfacimento ormai registrato a livello nazionale. Come noto, la lista IdV non è riuscita neppure a presentarsi alle elezioni provinciali, segno di una crisi che anche il congresso tenutosi ieri (1 dicembre) a Bolzano e presieduto dal trentino Salvatore Smeraglia, non ha fatto che confermare. Complessivamente gli iscritti al partito sono adesso 31, divisi più che mai sulla strategia da adottare per uscire da un tunnel del quale non si intravvede la fine.
Pasquale Di Domenico, segretario uscente, è stato riconfermato ma con appena 4 voti. Un esito preceduto però dalla fuoriuscita dalla sala del gruppo di Laives – Dario Volani, Stefano Mellarini, Michele Micheletti e del responsabile giovani, Alessandro Matera. Nei giorni scorsi anche l'addetto stampa, Rocco Cutrupi, aveva abbandonato il partito. Il motivo del dissenso è dovuto allo stile gestionale di Di Domenico, visto come autocratico e finora incapace di fermare l'emorragia di iscritti. Intanto, la richiesta dei fuoriusciti è esplicita. Si chiede a Di Domenico di rassegnare le dimissioni per arrivare a un nuovo congresso di rifondazione. Ipotesi alquanto avventurosa, visto lo scarsissimo interesse mostrato al riguardo dagli elettori e dai possibili sostenitori. Ora che anche la stella di Berlusconi – al quale volente o nolente era dovuta l'ascesa di Di Pietro in politica – è tramontata, il partito Italia dei Valori sembra aver perso qualsiasi residua ragione sociale.
Come Bracardi
è lui! Bracardi! Non molla il timone perchè oltre alla pensione di finanziere deve incassare il generoso stipendio di presidente del consiglio comunale di Merano. Stipendio che peraltro, appena insediato, ha provveduto ad aumentarsi. Ma fino a quando dovremo foraggiare simili personaggi