#sinododiocesano
Aperto a Bressanone, sabato scorso, il secondo sinodo della diocesi altoatesina. 259 persone – preti, religiosi/e, laiche e laici – chiamate a osservare e ascoltare la situazione, a cogliere i “segni dei tempi”, a proporre e preparare i necessari cambiamenti. “Cambiare” è la parola risuonata più volte nei due interventi del vescovo Ivo Muser e nei gruppi in stile “world cafè” della mattina. Due i discorsi introduttivi. Il biblista Ulrich Fistill ha fatto riferimento al popolo di Israele che cammina nel deserto con la necessità di avere una meta. Il gesuita Gerwin Komma ha auspicato un atteggiamento capace di mettere in crisi determinate “certezze ecclesiali” e ha invitato i sinodali ad essere dei “disturbatori”, pronti a vivere e ad agire “sulla Sua parola”.
Robert Hochgruber insegna religione al Liceo scientifico di Bressanone. È da sempre una delle voci più critiche all’interno della diocesi altoatesina. Per molti anni è stato animatore del movimento Für eine lebendigere Kirche – per una chiesa più umana – pur na dlijia plü via che si era fatto portatore di proposte e richieste di riforma a riguardo della democrazia nella chiesa, della pastorale della famiglia, del ruolo della donna, del celibato dei preti e di altro ancora, raccogliendo nel 1995 oltre 18mila firme in calce ad una Petizione popolare ecclesiale (Kirchenvolksbegehren) dedicata a questi temi controversi. Il movimento, che faceva riferimento alla rete internazionale di Noi siamo chiesa (Wir sind Kirche), si è sciolto nel 2008. Alcune delle istanze messe allora in discussione si possono oggi ritrovare nelle parole e nei gesti di papa Francesco o comunque si possono leggere tra le righe dei suoi interventi. Hochgruber è uno dei 259 sinodali, nominato su indicazione dell’OEW. Partecipa al sinodo con la grinta di sempre a con molta curiosità e speranza.
Hochgruber, l’impressione a caldo dopo la prima giornata del sinodo?
Nel complesso un’impressione abbastanza buona. Mi è sembrato solo un po’ clericale…
Clericale perché gli interventi introduttivi sono stati affidati a due sacerdoti?
Sì, sarebbe stato meglio chiedere anche l’intervento di una donna, ad esempio. Non mancano tra noi donne capaci di offrire un intervento introduttivo…
A parte questa mancanza, che cosa le lascia la giornata di apertura del sinodo?
Ho avuto l’impressione che ci siano molte persone che chiedono un’apertura e un cambiamento nella chiesa. Sentono il bisogno di una chiesa che torni ad essere in sintonia con i credenti e con la società. Molti sentono che attualmente la chiesa “ufficiale” non ha questa sintonia, non solo con la società in generale, ma con gli stessi credenti cristiani. Al sinodo mi pare che siano in molti coloro che vogliono confrontarsi su queste cose e che aspirano ad una maggiore apertura rispetto ai veri problemi delle parrocchie, delle famiglie, delle strutture ecclesiali e forse anche rispetto ad alcuni punti che riguardano la stessa fede.
Pensa che all’interno del sinodo chi punta a questo rinnovamento rappresenti una maggioranza?
Credo che tra i sinodali la gran parte sia a favore dei cambiamenti. Questa è la mia impressione. Quando abbiamo discusso in piccoli gruppi, sabato scorso, ho avuto l’impressione che se si mettono i problemi sul tavolo, c’è la possibilità di discutere nella prospettiva del cambiamento di cui si sente la necessità.
Ritiene che chi guida la diocesi sia mosso da una stessa volontà di arrivare ad un autentico rinnovamento?
Al momento è difficile dire qualcosa. Ho l’impressione che il vescovo questo sinodo lo voglia davvero. D’altra parte non mi piace che la presidenza del sinodo continui a ripetere che si tratta di un’assemblea solo consultiva. Se fosse così, non avrebbe senso, secondo me. Dovremo invece avere la possibilità di prendere delle decisioni. Detto questo, penso che anche la dirigenza della diocesi potrà imparare qualcosa dal percorso che ha avviato. Il passo più importante da compiere è il passaggio da una chiesa clericale a una chiesa in cui ci siano pari dignità e pari diritti tra sacerdoti e laici. Ci deve essere un superamento della chiesa clericale, assolutista e gerarchica.
Papa Francesco si sta muovendo in questa direzione, no?
Da parte del papa vedo parecchi segnali incoraggianti. È una cosa che mi dà speranza. Se non ci fossero quei segnali sarebbe molto difficile portare avanti un sinodo come il nostro. Fino a dieci o quindici anni fa la dirigenza diocesana ci ha sempre detto che le cose non si possono cambiare perché a Roma sono contrari. Questo oggi non lo si può più dire. Lo stesso papa va al di là di parecchie situazioni. Dice che è necessaria una riforma della chiesa a tutti i livelli. Perciò non ci sono più motivi per “non fare”.