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Un’occasione persa?

La decisione di non istituire la Consulta Giovani a Bolzano fa discutere. A prendere la parola ora sono i presidenti della Consulta meranese e della Consulta Studentesca.
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Foto: https://www.facebook.com/danieledilucrezia1

Prosegue il dibattito sullo stop alla Consulta Giovani del Comune di Bolzano, deciso dall’assessore competente Angelo Gennaccaro. Oggi sul Corriere dell’Alto Adige a criticare la decisione del suo successore è il precedente assessore Mauro Randi. Che accusa Gennacaro senza mezzi termini di non non voler partire dal basso imponendo di fatto una sua visione delle cose. 
Randi fa riferimento anche all’esperienza, positiva, compiuta negli ultimi anni a Merano dove la Consulta Giovani è stata istituita e sta funzionando, secondo quanto dichiara il suo presidente Daniele Di Lucrezia con il quale ci siamo messi in contatto. 

Di Lucrezia si dice “molto dispiaciuto” dalla scelta finale che è stata presa a Bolzano. “Ho letto che hanno provato ad istituire un gruppo informale che avrebbe dovuto imitare probabilmente una specie di consulta” ricorda il presidente dell' organismo meranese, dicendosi però convinto “che non ci si possa arrendere senza aver istituito l’effettiva consulta, quale organo istituzionale ufficiale”. 
Di Lucrezia si dice stupito del fatto che ora la consulta venga definita a Bolzano uno "strumento poco adatto”, non essendo questa la “forma di partecipazione migliore”, quando invece “spostandosi 30 chilometri più a Nord c’è la Consulta di Merano che si è avviata benissimo”.

Il presidente della Consulta Giovani del Comune di Merano non si stupisce del fatto che a Bolzano non è stato individuato un numero insufficiente di candidati. Ma ricorda che anche nel capoluogo del Burgraviato nel 2015 si era avuto lo stesso problema. “La differenza tra Merano e Bolzano però arriva qui”, dice Di Lucrezia. 

“Ad un certo punto a Merano l’assessore ai giovani nonché vicesindaco Andrea Rossi ha deciso di convocare la prima seduta nonostante il contesto. Dopodiché nel 2016, tra tutti i progetti e lavori che abbiamo fatto, abbiamo provveduto anche alla cooptazione di membri al fine di raggiungere il numero previsto da regolamento.”

In merito al fallimento del progetto di istituire una Consulta Giovani anche nel Comune di Bolzano prende posizione intanto anche il presidente della Consulta studentesca provinciale Giacomo Fabris. Fabris si dice dispiaciuto del fatto che l’operazione sia stata vanificata dall’incapacità di trovare un numero sufficiente di candidati. “Forse il problema è nato perché questi dovevano essere proposti dalle associazioni, un meccanismo pensato inizialmente per accelerare le operazioni ma rivelatori invece controproducente”, ricorda Fabris. Asserendo che ci sarebbe però stato anche un problema di comunicazione tra il Comune e le associazioni stesse tra cui guarda caso anche la Consulta Studentesca di cui è presidente (“Che avremmo dovuto indicare anche noi un membro l’ho scoperto perché mi sono interessato io, mentre non avevamo avuto nessuna notizia in merito dal Comune”). 
Fabris dice la sua anche in merito alla nuova ipotesi messa in piedi da Gennaccaro a Bolzano di ‘recuperare’, avviando con i giovani stessi dei tavoli tematici, con lo scopo di riuscire finalmente a coinvolgerli. 
Per carità, possono anche funzionare” dice in merito Fabris, aggiungendo però una critica di fondo al Comune di Bolzano portando proprio ad esempio il modus operandi adottato da Merano. 

“A Merano hanno organizzato qualche attività e quindi la cosa è partita dai giovani stessi. Se invece è il Comune ad attivare il gruppo per richiedere un parere in questo modo secondo me non si incentiva l'iniziativa dei giovani.” 

Fabris non si tira indietro nemmeno quando gli si chiede di commentare la stoccata di Randi a Gennacaro a proposito della necessità di trovare strumenti migliori per combattere la disaffezione dei giovani dalla politica. 

“La consulta deve essere una vera opportunità per i ragazzi, ma le candidature per farvi parte devono essere libere come a Merano.”

Il presidente della Consulta Studentesca si dice perplesso anche delle modalità che sono state utilizzare per costituire il gruppo di quindici under24 che si sono riuniti per dire che la consulta è poco adatta. In particolare Fabris si chiede anche questi come siano stati scelti ribadendo che il Comune avrebbe agito con poca trasparenza ed utilizzando un modo non adeguato nel comunicare con il ‘mondo reale’ dei giovani stessi.  

“Ripeto, noi come CPS avremo dovuto indicare un membro ma non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione ufficiale. E il sospetto è che, come noi, altri non ne sapevano niente…”