La terza rivoluzione industriale delle tre sovranità
Sovranità energetica, alimentare, economica nella terza rivoluzione industriale. Un modello al di là del petrolio è stato illustrato martedì sera nella Casa della Cultura di Caldonazzo da Angelo Consoli, direttore dell'Ufficio europeo di Jeremy Rifkin. Un appuntamento all'interno del percorso Light up! Promosso dall'associazione Local-menti nell'ambito del Piano giovani zona Laghi Valsugana. Un modello ambizioso, un manifesto dal titolo “Territorio zero”, che parte da un modello energetico basato sul sole, non più sul petrolio come nella seconda rivoluzione industriale. Consoli, pugliese, ha cominciato la sua presentazione con un filmato del 1956 sulla costruzione dell'Italsider a Taranto: stabilimenti per la produzione dell'acciaio che andavano a sostituire olivi secolari. «Il 17 aprile 2013 sono stato invitato a Ballarò – spiega Consoli – a parlare di terza rivoluzione industriale, poi non sono mai più stato chiamato in televisione».
Parole scomode quelle di Consoli, anche perché vanno contro un modello di società nella quale il petrolio è sempre stato il baricentro. La prima sovranità da raggiungere, secondo Consoli, è quindi quella energetica, «con il sole come fonte principale e le fonti fossili come marginali. L'energia che ci viene quotidianamente dal sole è 15mila volte maggiore rispetto ai nostri consumi».
Un recente rapporto Oxfam ha mostrato come sulla Terra 60 persone possiedano la ricchezza di 4 miliardi di abitanti del pianeta. Questo anche perché l'economia del petrolio, quella della seconda rivoluzione industriale, è capital intensive: concentra in poche mani i profitti. «Il modello solare invece garantisce maggiore occupazione ed è basato più sul lavoro».
Attualmente in Italia sono installati 18mila megawatt di potenza fotovoltaica e vi sono già state delle domeniche di giugno nelle quali all'orario di pranzo tutto il fabbisogno nazionale veniva coperto soltanto dall'energia solare. Energia quindi per tutti a costo zero.
Da Consoli viene una critica anche allo “sblocca Italia” di Renzi: «si parla di “coltivazione” di idrocarburi per fare volutamente confusione, è un'espressione che mostra il pensiero fossile che c'è dietro». Consoli segue l'indirizzo di Jeremy Rifkin, economista americano che «ha capito come la termodinamica stia alla base della disuguaglianza sociale».
Una filosofia generale che sta alla base ad esempio anche delle trasformazioni in corso nel mondo dell'informazione. Rifkin vede infatti i cittadini come prosumers, neologismo che indica come siano sia produttori che consumatori e pone l'accento sul common collaborative, un mondo basato più sulla collaborazione che sulla competizione.
Consoli indica quindi i cinque punti sui quali si basa la terza rivoluzione industriale: rinnovabili distribuite, edifici a energia positiva, idrogeno come vettore universale, reti intelligenti e a maglie per scambio di dati ed energia, veicoli elettrici e ad idrogeno per usi privati, agricoli ed industriali.
L'impatto delle fonti rinnovabili viene misurato appunto anche in termini di posti di lavoro creati: 2500 per ogni gigawatt potenziale rispetto a 600 con le fonti convenzionali.
L'”utopia” della terza rivoluzione industriale è già realtà in una regione all'estremo nord della Francia, il Nord-Pas de Calais, abitato da 4 milioni di persone, dove c'è anche un assessore dedicato alla terza rivoluzione industriale.