Society | L'indagine

La svolta “social” dei musei altoatesini

Se la pandemia ha fatto crollare il numero di visitatori, molti degli istituti provinciali sono riusciti a reinventarsi virtualmente. Tante impiegate, ma spesso precarie.
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Foto: Othmar Seehauser

Dei 107 musei situati in provincia di Bolzano che hanno aderito alla recente indagine Astat, quasi la metà di (49,5%) risulta gestita da privati. Seguono i Comuni (26,2%), la Provincia Autonoma di Bolzano-Alto Adige (14,0%), le istituzioni ecclesiastiche (2,8%), altri enti pubblici (1,9%) ed infine altri gestori (5,6%). Nel 2020, a seguito delle chiusure dettate dalla pandemia da Covid-19 i visitatori sono stati “solo” 656.000 (di cui il 13,6% a ingresso libero) a fronte dei 2 milioni registrati l’anno precedente, circa il 70% in meno.
Ad aver influito pesantemente sono stati i lunghi periodi di chiusura: rispetto al 2019, quando i musei sono stati aperti per una media di 189 giorni, i giorni di apertura dell’anno 2020 sono stati solo 121. Nonostante questo, nel 2020 i musei in provincia di Bolzano sono riusciti ad organizzare 106 mostre ed esposizioni, prodotto complessivamente 101 opere editoriali quali libri, cataloghi e simili, 42 supporti digitali (CD, DVD) contenenti materiale informativo, 657 tra opuscoli e pieghevoli, 469 souvenir di oggettistica, cartoline e 14 altri tipi di materiale informativo.

 

La sempre più crescente trasformazione digitale sommata allo stato di emergenza ha fatto sì che un gran numero di musei propendesse sempre più frequentemente ad implementare la propria presenza sui social media. Durante le fasi più acute della pandemia il 65,4% dei musei ha attivato o aumentato la sua presenza su Facebook, Instagram, Twitter, ecc. e/o sul web, mentre il 63,6% ha iniziato o aumentato la sua presenza su un sito o piattaforme web. In aggiunta, sono stati offerti anche tour virtuali online (29,0%), introdotti incontri in streaming (21,5%) oppure resi disponibili online cataloghi digitali delle collezioni (16,8%). Il 15,9% dei musei ha inoltre fornito servizi online quali laboratori, formazione e seminari.
Per quanto riguarda le entrate dei musei altoatesini, l’incidenza dei contributi pubblici è pari al 45,5%. La vendita dei biglietti costituisce solo il 24,1% delle fonti di finanziamento dei musei, mentre la vendita di oggettistica, il servizio di bar e ristorazione, i diritti di riproduzione o altri diritti contribuiscono per l’8,2%. Le visite guidate rappresentano il 5,6% delle entrate nelle casse dei musei mentre il peso delle quote sociali, così come delle sponsorizzazioni, corrisponde, rispettivamente al 2,9% e al 2,4%.


Una storia antica


L’apertura al pubblico del più antico museo della provincia, il Castello Principesco di Merano, risale al 1880. 29 musei sono stati inaugurati tra il 1991 e gli anni 2000 e 47 gli anni successivi.
Sono molti i musei altoatesini ad specializzati in storia culturale (25), in arte o artigianato (18), rappresentando nel complesso idue quinti (40,2%) di tutte le strutture provinciali.
Le strutture più gettonate nel corso del 2020 sono stati i musei nei castelli e quelli riguardanti arte e artigianato. Tanti visitatori anche nei sette musei archeologici, pre- e protostorici, presumibilmente per la presenza della maggiore attrazione della città, la mummia glaciale Ötzi. 

 


Il tesoro nascosto 

 

Il 72,4% del patrimonio complessivo dei musei altoatesini risulta oggi esposto in maniera continuativa mentre il 27,6% si trova in deposito in attesa di essere utilizzato per esposizioni, mostre oppure in fase di restauro. Negli ultimi cinque anni circa la metà (50,5%) del patrimonio storico-artistico dei musei altoatesini è stato impiegato in attività scientifiche. Nel 2020, più di 254 studiosi e studiose hanno utilizzato il patrimonio museale per scopi di ricerca, presentando complessivamente 225 pubblicazioni. Alta affluenza anche da parte delle scuole, con 206 insegnanti e 930 studenti e studentesse che hanno fatto uso del patrimonio museale per attività scientifiche.


Donne, precarie e a part time


Nei musei altoatesini sono impiegate in tutto 923 persone. Il 36,4% è costituito da personale dipendente a tempo determinato e il 32,5% a tempo indeterminato; il 15,2% è personale full-time e il 17,3% personale part-time. Importante la componente del volontariato, che supera il 31% del personale impegnato. 
Le donne, che rappresentano il 60% della forza lavoro sono impiegate perlopiù in posizioni a tempo parziale (81,3% contro il 18,8% degli uomini) e inquadrate con un contratto a tempo determinato (64,6% contro il 35,4%).
I musei gestiti dalla Provincia tendono ad offrire più frequentemente le posizioni lavorative con contratto a tempo determinato (52,5% del totale dei collaboratori e delle collaboratrici), mentre i privati tendono ad avvalersi perlopiù del volontariato (in media il 54,9% degli operatori e delle operatrici impiegate).
 

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