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Veralli: "Vogliamo salvaguardare indipendenza e qualità del servizio pubblico"

Oggi viene discusso al Senato un emendamento, firmato da Karl Zeller, che potrebbe avere come conseguenza l'estinzione, o l'ulteriore diminuzione, della programmazione in lingua italiana erogata dalla sede Rai di Bolzano. Ecco la posizione del cdr nelle parole del suo portavoce Piergiorgio Veralli.

Aggiornamento: appena qualche minuto fa ci ha contattato Piergiorgio Veralli dicendo che il testo della mozione in esame al Senato ha subito ulteriori modifiche e dalla prima lettura si evince che le principali obiezioni (riportate nell'intervista) sono state accolte. In sostanza: l'azienda pubblica resta la concessionaria del servizio e sarebbe scongiurata anche l'ipotesi di una soppressione della redazione in lingua italiana. 

Da qualche giorno i mezzi d'informazione italiana stanno illustrando quanto accade a proposito della sede Rai di Bolzano con titoli allarmistici. Questo il succo: si vuole cancellare la componente italiana. Responsabile, in primo luogo, sarebbe il senatore Svp Karl Zeller, il quale avrebbe introdotto allo scopo un emendamento alla legge n. 66, più nota per gli ottanta euro elargiti da Matteo Renzi, che sposa il piano di risparmio governativo su vari capitoli, tra i quali anche quello inerente la ristrutturazione di molte sedi Rai periferiche. Il provveddimento – proprio oggi in discussione al Senato - tocca così anche la sede Rai di Bolzano, ma qui il caso si complica in quanto, mentre per la redazione tedesca e ladina è già stato firmato un accordo che in pratica ne dispone il finanziamento su base provinciale, a restare scoperta sarebbe solo la redazione italiana, a seconda della prospettiva – ovviamente divergente – incapace per sua colpa di ottenere lo stesso tipo di garanzie, oppure sacrificata in base a una logica brutalmente etnica. Ascoltata l'opinione della redazione tedesca, ci siamo rivolti a Piergiorgio Veralli, appartenente al comitato di redazione in lingua italiana della sede Rai di Bolzano, per conoscere l'altro punto di vista.

Salto.bz: Piergiorgio Veralli, che cosa accadrà se la mozione Zeller venisse approvata?
Piergiorgio Veralli: L'emendamento ipotizza un servizio pubblico interamente finanziato dalla provincia, ma come noto ciò andrebbe ad esclusivo vantaggio delle trasmissioni attualmente emesse in lingua tedesca e ladina. Noi rimarremmo fuori e abbiamo più volte fatto presente che se i soldi continuassero a provenire dal canone pagato dai cittadini (senza distinzione di lingua) ciò costituirebbe una grave penalizzazione del gruppo linguistico italiano.

Questo inconveniente, per così dire, non avrebbe potuto essere evitato?
Avrebbe potuto essere certamente evitato se la contrattazione fosse avvenuta su altre basi.

Quali?
Diciamo che noi abbiamo sempre richiamato l'attenzione su alcuni aspetti di criticità, non chiudendoci a riccio contro l'ipotesi di provincializzazione, ma neppure accettando l'idea che il referente esclusivo del servizio pubblico diventasse la Provincia, con un atto di imperio.

Qualcuno accusa la redazione italiana di aver assunto un atteggiamento aprioristicamente antiautonomistico.
Non è così. Ripeto: la nostra preoccupazione è che le problematiche inerenti il servizio pubblico vengano affrontate sistematicamente, non sganciando il caso di una provincia o di una regione dal contesto generale. Ma qui a Bolzano è proprio quello che sta accadendo, con una fuga in avanti che noi ci siamo sentiti in dovere di criticare.

Qual è la vostra preoccupazione maggiore?
La nostra preoccupazione maggiore è mantenere separate le forme di controllo, che dunque non possono finire completamente in mano a un esecutivo. Del resto, non è vero neppure che la Provincia fosse obbligata ad agire così come ha agito, forzando la mano per quanto riguarda la salvaguardia della redazione tedesca e ladina e lasciando in sospeso il destino di quella italiana. Si sarebbe potuto pensare a un contratto di servizio che ci includesse, ma invece di provarci si è preferito operare con una serie di blitz che adesso rischiano di spaccare in due tronconi non più comunicanti la nostra sede.

Ma le basi per effettuare questi blitz le ha poste il decreto di Renzi, dunque l'accusa rivolta a Zeller o alla Svp non tiene.
Guardi, noi stiamo provando da mesi a far riflettere gli esecutivi romani sulla questione dell'indipendenza del servizio pubblico in chiave regionale. E' chiaro che se poi loro dicono adesso vi togliamo 150 milioni di euro bisogna ripensare complessivamente tutto, cercando però – lo ripeto – una soluzione di sistema.

Per ripensare il sistema occorre tempo, qui invece c'è qualcuno che non vuole aspettare.
Noi non perdiamo le speranze. Il governo Renzi ha dimostrato di andare veloce, quindi potrebbe reagire con velocità anche alle nostre sollecitazioni. Per questo, nonostante le apparenze, resto convinto che potrebbe riaprirsi un confronto su altre basi.

Perché non avete allora tentato di ottenere la mediazione del nuovo governatore altoatesino, visto che almeno all'apparenza lui predilige il metodo del dialogo e si è dichiarato più volte a favore di politiche inclusive?
Sicuramente l'opinione di Kompatscher potrebbe essere rilevante, comunque il vizio di fondo rimarrebbe: la Provincia non ha ancora assunto la piena competenza per gestire quello che continua a rimanere, almeno formalmente, un servizio pubblico. Però tende a comportarsi come se tali competenze le avesse già assunte in toto. Il nodo da sciogliere perciò è questo. E finché non verrà sciolto è difficile conciliare le nostre posizioni.   

Se la sente di fare una previsione? L'emendamento passerà?
Non ne ho idea. Non voglio fare previsioni. Posso solo dire che reagiremo in modo conforme all'esito sempre avendo come priorità quella di salvaguardare la qualità e l'indipendenza del servizio pubblico.