Culture | Musica
Woodstock in Val Duron
Foto: Paolo Crazy Carnevale
Sabato, 30 giugno a mezzogiorno, nell’ampio prato, quasi un anfiteatro naturale, che sta dietro il Rifugio Micheluzzi, si è aperta l’edizione 2018 della rassegna “I suoni delle Dolomiti”, protagonista del primo concerto è stato nientemeno che Graham Nash, un’icona della musica americana (anche se lui in verità è inglese, ma la parte fondamentale della sua storia musicale si è svolta nel Nuovo Mondo). Non è questione di nostalgia, Nash è davvero una leggenda, ha settantasei anni, i capelli bianchissimi, ma la sua tenuta del palco è eccellente e il concerto, il primo di un tour europeo della durata di un mese, lo ha presentato in forma quasi smagliante.
Il quasi è per via della difficoltà di amplificare adeguatamente un concerto in alta quota, col leggero vento che un po’ ha portato la musica di qua e di là.
Le sue canzoni sono sì quelle di un uomo semplice, come recita il titolo di uno dei suoi pezzi più noti, ma sono anche quelle di un uomo attento a quanto succede nel mondo, sempre pronto a schierarsi per una buona causa e a credere nella speranza.
Al fianco dell’ex Hollies, nonché, soprattutto, lettera N del supergruppo CSN&Y, c’erano l’organista Todd Caldwell (visto qualche anno fa a Trento nel gruppo di Stephen Stills, la lettera S del suddetto supergruppo) e il chitarrista Shane Fontayne, socio compositivo di Nash nel disco di inediti più recente e chitarrista in grado di ricreare i suoni caratteristici dei grandi chitarrista che hanno suonato con Graham nel passato.
Si diceva della nostalgia: certo i suoni e le canzoni del canuto songwriter hanno gioco facile, soprattutto con un pubblico la cui età media si aggirava tra i quaranta ed i cinquant’anni… grazie al fatto che qualcuno si era portato dietro i figli… Poi, stavolta, rispetto al tour nei teatri di un paio d’anni fa, Nash aveva suonato molti brani anche del disco più recente, stavolta invece la scaletta ha privilegiato decisamente i classici, non senza sorprese, vista la decisione di proporre anche qualche cover di tutto rispetto, del tutto inattesa. Un concerto solare, sotto ogni profilo, da quello meteorologico a quello dei contenuti, perché le canzoni di Nash sono sì quelle di un uomo semplice, come recita il titolo di uno dei suoi pezzi più noti, ma sono anche quelle di un uomo attento a quanto succede nel mondo, sempre pronto a schierarsi per una buona causa e a credere nella speranza.
E, sempre rispetto al tour teatrale menzionato più sopra, va detto che l’organo dal suono Hammond di Todd Caldwell ha fatto la differenza, apportando all’amalgama finale un notevole valore aggiunto.
L’apertura è spettata aWasted On The Way, composizione tratta dal disco di CS&N (senza Young) del 1982, poi il concerto si è dipanato attraverso una quindicina di brani tratti da dischi solisti, da dischi in trio e, come anticipato, da qualche cover eccellente, il tutto intervallato da brevi racconti di presentazione, con qualche parola ad effetto in italiano. Dall’esordio di CS&N si è ascoltata l’immancabile Marrakech Express, poi sono fioccate Immigration Man, Sleep Song, il manifesto contro la guerra di Military Madness, la cover dei Beatles A Day In The Life (ho sempre voluto cantare questo brano, dice Nash presentandolo, e se non oggi quando?, sottolineando l’unicità dell’evento), il medley degli Hollies On A Carousel/Carrie Anne, Simple Man e Right Beteween The Eyesdal primo disco solista.
“Credo che Stephen Stills sia uno dei più grandi autori di canzoni di tutti i tempi” dice poi annunciando una 4+20 da brivido, con Fontayne che suona proprio come l’autore del brano. A seguire Just A Song Before I Go,Our Housee un’incredibile ed inattesa Ohio, quella di Neil Young.
Il pubblico è in tripudio e per Graham e soci è il momento giusto per terminare il concerto, salvo tornare per un paio di bis, l’omaggio a Buddy Holly (a cui gli Hollies dovevano il nome) con Everyday e il cavallo di battaglia di sempre: una Teach Your Childern scandita dal sing-a-long del pubblico.
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