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Sanità, l’avanzata del privato

La fotografia dell’Istituto Promozione Lavoratori: in Alto Adige cresce la spesa sanitaria privata e sale anche l’interesse per le assicurazioni sulla salute. La sanità sta diventando un bene di lusso?
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Sanità a pagamento
Foto: Ijeab - Freepik
  • La fotografia dell’IPL: in Alto Adige cresce la spesa sanitaria privata e sale anche l’interesse per le assicurazioni sulla salute. La sanità sta diventando un bene di lusso?

    Lo ha messo in luce l’edizione estiva del Barometro IPL 2024: in Alto Adige sempre più persone si rivolgono alla sanità privata. Nello specifico, nel corso degli ultimi 12 mesi il 42% degli intervistati ha usufruito di prestazioni mediche private. Il 67% di questi dichiara di averlo fatto per motivi di urgenza, vale a dire più per necessità che per scelta, mentre il 33% lo ha fatto per ottenere un servizio presumibilmente migliore.

    Abbiamo approfondito il tema con Maria Elena Iarossi, ricercatrice presso l’Istituto Promozione Lavoratori.

  • Proviamo a fare un po’ il punto: da cosa deriva questa ascesa della sanità privata?
    «Si tratta della prima indagine di questo tipo, quindi non abbiamo una serie storica. Notiamo tuttavia che la prestazione pubblica negli anni è diventata più dispendiosa, per cui in alcune circostanze il contributo si avvicina a quello richiesto dalla sanità privata. Ecco allora che cresce l’interesse verso l’alternativa rappresentata da quest’ultimo settore».

    Alternativa che è spesso scelta obbligata dati i gravi ritardi per visite ed esami nelle strutture pubbliche, come sottolinea il Direttore IPL Stefan Perini...
    «Le risposte date dal campione dei lavoratori dipendenti coinvolto nell’indagine si orientano proprio sul fatto che la scelta di rivolgersi alla sanità privata è dovuta a una necessità legata soprattutto all’urgenza, poiché i tempi di attesa nel sistema sanitario pubblico per alcuni servizi sono molto lunghi. Una parte residuale degli intervistati ha invece segnalato una preferenza per il settore privato al fine di ottenere presumibilmente un trattamento di migliore qualità». 

    Non c’è dunque una manifesta sfiducia nel sistema sanitario pubblico?
    «Per come è stato formulato, il questionario intendeva dare la possibilità agli intervistati di chiarire la propria scelta. La maggior parte dei lavoratori dipendenti ha indicato l’urgenza come motivazione alla base della preferenza espressa, e non la qualità della prestazione, di qui la considerazione che si tratti in effetti di una necessità: mentre riporre la fiducia in un professionista piuttosto che un altro può essere una scelta soggettiva, rivolgersi al privato per accorciare i tempi di attesa e affrontare al più presto un problema di salute ha certamente un riscontro più oggettivo».

  • Rivolgersi alla sanità privata è una necessità legata soprattutto all’urgenza

  • A suo avviso l’Alto Adige sta andando verso una salute per censo? Dove solo chi ha le risorse riesce a curarsi nel migliore dei modi?
    «Il problema se mai è nazionale, non credo che l’Alto Adige si trovi in una situazione particolare o peggiore di altre regioni da questo punto di vista. Il problema è che il passaggio a un sistema privatistico non è indolore. Si ha spesso la convinzione che l’assicurazione garantisca a tutti l’accesso alla prestazione privata ma, nel caso in cui questa preveda un rimborso, l’assicurato pagherà in anticipo le spese mediche. Anticipare cifre importanti, a volte anche migliaia o decine di migliaia di euro, è per pochi. Quando per casi importanti come un intervento chirurgico si ricorre al privato per ridurre i tempi, anche in presenza di una copertura assicurativa la prestazione diventa un lusso. Ciò è stato fatto notare anche dal CTCU - Centro Tutela Consumatori Utenti di Bolzano, ente con cui ci siamo confrontati». 

    E in termini di tutele? Quanto sono protetti i consumatori?
    «Nel nostro Paese si registra una crescente diffusione delle assicurazioni sanitarie private. È una novità, ma non è tutto rose e fiori. Come evidenziato anche in un interessante articolo destinato agli addetti ai lavori del settore assicurativo, quando la platea di assicurati sarà più vasta e anche le casistiche gravi saranno più frequenti, si dovranno calibrare le franchigie e i massimali per mantenere elevata la redditività. Del resto anche le assicurazioni sono attività economiche, e come tali puntano a massimizzare gli utili. Esse possono ravvisare motivazioni per cui non si prevede il rimborso e può quindi accadere che, a fronte di somme già sborsate, non intervengano. Non c’è quindi una certezza assoluta sul rimborso. Come sottolineava il CTCU, la legislazione in Italia non è ancora abbastanza efficace, la materia va regolamentata meglio, ci sono delle aree grigie e i consumatori a oggi non sono così tutelati». 

  • Oggi si registra una crescente diffusione delle assicurazioni sanitarie private, ma non è tutto rose e fiori

  • A fronte di ciò non vi ha stupito questo relativo ottimismo nei confronti delle assicurazioni emerso nelle interviste?
    «In effetti ci ha sorpreso, ma dobbiamo anche considerare il fatto che molti lavoratori dipendenti hanno un primo approccio con le assicurazioni private grazie ai benefit aziendali e molto spesso vi ricorrono per piccole prestazioni, perciò in questi casi il gioco vale la candela: le spese anticipate sono moderate e si riceve il rimborso pattuito. Cosa diversa è quando ci si trova davanti a necessità importanti. Va anche detto che il campione a cui attingiamo per l’indagine è una platea di lavoratori, quindi persone relativamente giovani e in buona salute che, per le compagnie assicurative, rappresentano i clienti ideali».

    Bisogna poi fare particolare attenzione alle clausole di esclusione della copertura assicurativa… 
    «Basta informarsi un po’ e già si scopre che, per esempio, dopo i 69 anni la maggior parte delle assicurazioni sanitarie non offre coperture. Andando a prendere poi un caso estero, in Svizzera, dove il sistema assicurativo privato è consolidato, i costi delle polizze sono molto elevati e chi ha patologie gravi o croniche può essere costretto a vendere anche la propria casa per coprire tutte le cure necessarie. È insomma auspicabile una convivenza del pubblico e del privato: non possiamo certo immaginare un sistema sanitario funzionante senza la partecipazione del pubblico, così come è impensabile dover utilizzare fino all’ultimo centesimo il risparmio accumulato in anni di duro lavoro per potersi curare».