In caduta
Alto Adige e Dolomiten aprono stamani (3 settembre) con la notizia della tragedia alpinistica occorsa ieri sulla “via Pichl” del Sassolungo che ha causato tre morti. I tre turisti germanici deceduti avevano deciso di scalare la parete nord della montagna, considerata “difficile e costellata d’insidie” dagli esperti. Difficile ricostruire la dinamica esatta dell’accaduto. Probabile che la caduta di uno di loro abbia trascinato nel vuoto gli altri. Stefan Stuflesser, una delle guide alpine della val Gardena coinvolte nelle operazioni di recupero delle salme, offre questa spiegazione: “Pensiamo siano caduti affrontando un tratto relativamente facile, forse si sono sentiti sicuri e per quel tratto hanno deciso di procedere “in conserva”, cioè legati assieme ma senza ancoraggio di sicurezza alla roccia”.
È dedicato invece all’allarme disoccupazione la notizia più in evidenza del Corriere dell’Alto Adige (“Lavoro, task force in campo”). Durante il tradizionale incontro con la stampa del lunedì, il Presidente Durnwalder aveva dichiarato di voler approfondire la discrepanza dei dati rilevati nell’ultimo periodo (4,1% secondo gli uffici provinciali, 5,4% il tasso disoccupazione Istat nel secondo trimestre dell’anno). Da qui l’impegno di lavorare “fino all’ultimo giorno prima dell’insediamento del nuovo esecutivo” e il programma di analizzare immediatamente “con gli esperti a che punto è la concretizzazione dei nuovi regolamenti” per adottare i provvedimenti “necessari ad aiutare il mercato del lavoro”.
“Einstürzende Neubauten” (nuovi edifici che crollano) è il titolo di punta della Tageszeitung, ma l’argomento non riguarda la nota band rumorista berlinese. Si parla invece della richiesta di concordato preventivo, vale a dire la procedura giuridica attraverso la quale un imprenditore ricerca un accordo con i suoi creditori per non essere dichiarato fallito o comunque per superare la crisi in cui versa la sua azienda, presentata dalla ditta immobiliare Hobag e del contrasto che ne è derivato con la ZH. Una questione piuttosto intricata, che il giornale prova a descrivere offrendo due interviste, una con Werner Zimmerhofer (capo della ZH) e l’altra con Peter Reichegger (capo della Hobag).