Environment | Turismo e sostenibilità

Heiss (Verdi): "Il futuro del turismo è una nuova mobilità e più imprese familiari"

Il consigliere provinciale avverte: orientarsi su modelli più sostenibili ed evitare l'avanzata di imprenditori stranieri
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Ospite della seconda giornata dei Colloqui di Dobbiaco, Hans Heiss, consigliere provinciale dei Verdi, ha fatto il punto sulla crescita del settore turistico in Alto Adige dal 2000 al 2015. Un bilancio con molte luci e qualche ombra. 

Heiss, come giudica lo sviluppo del turismo altoatesino negli ultimi 15 anni?

Si tratta sicuramente di un percorso di successo, soprattutto se consideriamo il Trentino e il Tirolo del nord, rispetto ai quali l’Alto Adige ha aumentato i visitatori raggiungendo cifre ragguardevoli.  Inoltre, è stato un percorso caratterizzato da un crescente grado di professionalità degli imprenditori, da una strategia lungimirante anche da parte della Provincia e di Alto adige marketing, che ha fatto un lavoro straordinario. Vorrei anche ricordare che il percorso è stato positivo nonostante negli ultimi anni la crisi economica ci abbia investiti in pieno: il territorio ha saputo fronteggiare anche questo e non si sono accusate perdite cospicue.

Riscontra invece delle criticità?

Senza dubbio. Tanti imprenditori manifestano problemi di redditività: molti, nonostante lavorino a pieno ritmo, non riescono a realizzare utili a sufficienza, e questo è un elemento da non sottovalutare. Dal punto di vista ecologico - ambientale, inoltre, le problematiche sono tante: il consumo del suolo e del territorio, anche qui in Alto Adige, è eccessivo e il ramo turistico, in termini di emissioni di Co2 e consumo di energia, ha valori decisamente negativi. Nello specifico, il traffico su gomma è ancora elevato, anche perché si è affermato un modello di turismo “mordi e fuggi”, fatto di molti ospiti ma quasi tutti di breve permanenza: questo causa maggior traffico individuale, con effetti disastrosi sulla mobilità. 

Volendo azzardare una previsione, come immagina il turismo in Alto Adige da qui al 2030?

Credo che nei prossimi 15 anni occorrerà puntare sull’offerta di servizi qualificati, valorizzando quella clientela sensibile alla qualità, agli effetti ambientali della montagna, e cercando di educare il turista alla sostenibilità. Soprattutto, bisogna evitare di dare spazio a gruppi di investitori interessati a mettere le mani sul territorio in maniera indiscriminata: se dovessimo creare un “effetto Benko” anche nel turismo, come peraltro è accaduto in Svizzera, avremmo effetti disastrosi. Si cerchi invece di mantenere un profilo di impresa di famiglia, locale. 

L’aeroporto è uno dei temi che ha tenuto banco negli ultimi mesi. Senza una struttura adeguata si rischia di perdere un bacino ampio di visitatori?

Assolutamente no. Il trasporto aereo favorisce un turismo di nicchia, dunque non stiamo parlando di numeri considerevoli. Bisognerebbe invece puntare sull’incremento dei servizi ferroviari: ad esempio sarebbe importante avere una serie di treni internazionali che da Roma e da Monaco di Baviera raggiungano il nostro territorio almeno 3 volte al giorno. In questo modo si aprirebbe per noi un mercato veramente eccezionale. 

Quali sono le problematiche all’orizzonte?

Tutti scenari prevedibli: l’eccessivo consumo di suolo, la distruzione delle biodiversità e un traffico che aumenta sempre di più, oltre ovviamente a parecchi alberghi che forse non ce la faranno. 

I mutamenti climatici suggeriscono un cambio di strategia anche per quanto riguarda gli impianti sciistici, specie per quelli che si trovano a bassa quota. In Alto Adige qual è lo stato dell’arte?

Analogamente al Trentino, anche qui gli impianti che lavorano con successo sono pochi, e per contro siamo pieni di piccole strutture costruite con molti investimenti ma non redditizie. I problemi si aggraveranno con il progressivo innalzamento delle temperature previsto e con il calo della domanda del turismo sciistico. Anche in Alto Adige, quindi, ci sarà un processo di concentrazione su pochi centri qualificati come ad esempio Plan de Corones, uno dei player più forti al momento. Impianti come quelli sorti in val Venosta o a Vipiteno temo però che attraverseranno una forte crisi.

Il turismo sostenibile è uno dei temi al centro dei Colloqui.  Lo sviluppo notevole registrato negli ultimi anni è destinato ad arrestarsi o c’è la possibilità di un ulteriore aumento?

Il mercato degli ultimi anni ci dice che gli ospiti chiedono un grado di sostenibilità sempre più alto, per cui penso che l’attenzione dei turisti nei confronti di certi aspetti crescerà ancora, perché è un trend generale ormai consolidato e aumentato negli ultimi 30 anni in modo cospicuo. Certo, si tratta sempre di un settore di minoranza, ma sensibile.